Capitolo 50

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"Ti perdono"
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L'aria era limpida.
Tutto calmo.
Tutto in silenzio.
Nessuna preoccupazione.
Poi un suono, un suono tecnologico.
Una vibrazione: il cellulare; lo presi dalla tasta e osservai il display, il mio numero scozzese era finalmente attivo dopo giorni.
Non avevo ancora avuto il coraggio di partire, volevo illudermi che fosse tutto una crudele menzogna.
Sarei tornata, prima o poi.
La valigia era sempre lì, nella mia camera a giacere nell'armadio color legno chiaro.
Poi mi venne in mente: dovevo chiamarlo!
Mi sporsi per prendere la borsa, aprii il portafoglio e presi il biglietto da visita.
Dei fili d'erba si attaccarono alla mia maglia e li levai delicatamente.
Composi il numero scritto sul biglietto.
Chiamai, e non me ne resi neanche conto.
Mi sembrava tutto veloce, non sapevo a che cosa andavo incontro.
"Salve, qui è Stevan Corrigan che parla, lei è?" Chiese una voce dal capo del telefono.
Sorrisi, senza un motivo e senza neanche accorgermene parlai con tono pacato, limpido e felice.
"Ciao Stevan, sono Yvonne Jansen, ci siamo incontrati in aereo" Dissi con un sorriso stampato in faccia, il che è strano.. Perché sorridevo? Insomma, non mi vedeva, ma allora perché non la smettevo?
"Ah sì! Ciao Yvonne, sono andati bene questi giorni?" Chiese accendendosi ad un tratto.
Risi lievemente.
"Sì, non male, e a te tutto bene?" Risposi cordiale.
"Aspettavo una tua chiamata, quindi non perdo tempo, hai voglia di uscire ora?" Chiese calmo.
Rimasi sorpresa, non me lo aspettavo.
Ma non c'era niente di male, no?
Eravamo solo conoscenti che volevano approfondire, amavo ugualmente Dylan.
No?
O forse non l'amavo più?
Forse dopo tutto quel tempo mi sembrava ovvio, o forse si era spenta la fiamma?
"Certo, io sono in centro, a un parco" Dissi, rispondendo alla sua richiesta.
"Perfetto, ti raggiungo" E così chiuse la chiamata.
Non sapevo in cosa mi stavo imbattendo, ma non oscuravo che mi affascinava.
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"Ciao!" Dissi salutando Stevan.
Un sorriso fece strada sul suo volto e, a quella vista, ricambiati seneramente.
"Ehi Yvonne" Ribatte' ricambiando con un gesto della mano.
Dopo alcuni minuti a parlare, delle gocce di pioggia cominciarono a cadere.
Una a una, sempre più velocemente, fino a venire in una pioggia intensa.
Mi guardai in torno.
Ma una cosa successe.
Stranamente Stevan mi guardava in modo strano, e le gocce continuavano a cadere.
Eravamo degli idioti fermi sotto la pioggia.
Poi il tempo si fermò.
Si avvicinò e prese le mie mani.
Le misi sul suo busto e mi fece avvicinare a lui.
Il cuore batteva forte, come mai fin prima d'ora.
E in quel secondo tutto sembrò più veloce.
Le nostre labbra si toccarono e il mondo non aveva più un senso logico.
Continuava a intensificarsi, come i nostri sorrisi.
"Scusa" Disse tra quel gesto.
Risi lievemente.
"Ti perdono" Risposi sorridendo.
Acccenò una risata.
Sì, avevo sbagliato.
E no, non pensavo minimamente che ero fidanzata in quel momento.
Era stato il mio errore più bello, non me ne pentirò mai.
O forse sì?

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