Capitolo 53

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"Ciao bellezza ;)"
"Chi sei?"
"È importante?"
"Potrei bloccarti, chi sei?"
"Ma non l'hai ancora
fatto"
Quanto sono bello i ricordi, non trovate?
Una foto, un oggetto, un regalo e anche un messaggio.
Ma perché?
Perché sono così importanti?
Perché in una foto di noi da piccoli sorridiamo ricordando?
Perché?
Perché dico io?
Perché esistono i ricordi?
Perché alcune volte fanno male?
Perché lo amavo così tanto?
Perché mi aveva tradito?
Non gli bastavo?
Perché?
Perché?!

Volete sapere che è successo dopo?
-
"Io ti amo, è l'unica cosa che so"
"Io non ti amo, è l'unica cosa che devi sapere"
Sì, avevo avuto il coraggio.
Non disse nulla, e d'altronde non me ne importava più nulla.
Mi girai, gli diedi le spalle e affermai freddamente: "arrivederci, Arnold"
Non udì un suo ribattere.
Continuai per la mia strada.
Mi trovavo a camminare per le strade, come facevo un tempo.
Esausta da tutte le emozioni di quei momenti mi sedetti su una panchina, un po' isolata.
Sospirai nell'aria estiva e osservai, con molta semplicità.
Dio, perché era successo tutto quello?
Ero così felice, ma ha distrutto tutto la nostra torre, un possente torre.
Un anno.
Un anno di amore falso.
All'inizio era bellissimo, sembrava un film e per questa volta ne ero io la protagonista.
Ma, come nei film, è come se durasse due ore; poi nient'altro, pff, perso nei ricordi.
"Dobbiamo parlare" scrissi d'impulso a Stevan.
Non sapevo ancora che cosa fare, forse erano stati baci senza significato.
"Non posso, sono intasato dal lavoro, ti chiamerò" rispose.
"Non preoccuparti, non siamo fatti per stare insieme, addio Corrigan"
ero stufa di tutto.
Volevo avere qualcuno a fianco, ma, di certo, non volevo accontentarmi.
Mi alzai, consapevole che sarebbe cambiata la mia vita, perché volevo mutarla.
Presi il cellulare dalla tasca, per poi chiamare Matteo.
"Papà?"
"Ciao piccola, che c'è?"
"Parto"
"Ma che stai dicendo? Per dove?"
"Dalla mamma, sono stanca di non poterla vedere"
"Che intendi dire? Ehi, tutto bene?"
"Non preoccuparti, ti voglio bene"
"Anche io"
-
"Ne è sicura signorina?"
"Sì, faccia"
Uno dei dolori fisici più possenti che abbia mai provato, ma uno dei più gratificanti.
"Ecco, spero le piaccia" guardai allo specchio quello spettacolo, volevo osservarlo bene.
"Bellissimo, grazie, a lei" Porsi l'assegno e il tatuatore se ne ando con un sorriso.
Una 'C' adornata da tanti colori, quante le sfumature di colore emotive che mi faceva provare.
Accarezzai leggermente l'inchiostro ormai inciso sulla mia pelle, bruciava leggermente.
L'avevo richiesto sul petto, ma non perché ci fosse il cuore, bensì ciò che rappresentava mi affascinava.
-
"Oh, ciao Yvi, tutto bene?"
"Ho un tatuaggio"
"Dimmi che stai scherzando, vero?"
"No, mai stata più seria, ora scappo, ciao papà"

Dopo andai, via da tutti a da tutto.
Senza una meta nè un piano.
Avevo capivo che dovevo vivere a pieno la vita, senza azioni prefissate.
Fanculo Dylan.
Fanculo Stevan.
Fanculo Amelia.
Fanculo la morte.
Fanculo al mondo.
Mi ero stancata di essere 'la ragazza perfetta'.
In quel momento ero Yvonne, ed era la cosa più che bella che potevo provare.
[ «Lei ai miei occhi è perfetta», ma purtroppo quegli occhi guardavano qualcun'altro.]

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