Capitolo 33

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"Yvonne.. Io ti amo, non può finire così, non l'accetto! Lasciami spiegare, non è come sembra! Amore mio... I-io.." Disse tentando, di nuovo, Dylan.
Potevo perdonarlo?
Dovevo fidarmi?
Aveva diritto di spiegare, ma, ne ero quasi certa, era l'ennesima scusa.
"Una spiegazione, in privato, è tutto quello che posso concederti" risposi fredda.
Il suo viso si illuminò con un po' di speranza, sorrise per questo.
Non dovevi lasciarmi ingannare da lui.
Non dovevo lasciarmi ingannare dal suo sorriso, dalle sue labbra, dai suoi occhi, dalla sua voce..
"Ivan, per favore, vai via da qui, forse ci saranno stragi" dissi avvertendolo.
Si vedeva che era arrabbiato per  gli eventi svolti, ma in quel momento dovevo concentrarmi sul biondo e da ogni sua singola mossa, dovevo capire se mentiva o meno.
Un compito arduo, tanto quanto semplice.
"Va bene gioia, chiamami " disse lasciandomi un bacio sulla guancia e un biglietto tra le mani.
Feci un lieve sorriso e intravidi allontanarsi.
Vidi il viso di Dylan.
Era sicuramente pieno d'ira, si vedeva.
"Andiamo a parlare alla panchina" dissi secca.
Egli annuii e mi feci seguire.

Ci sedemmo sulla panchina, i raggi solari la colpivano facendola diventare calda.
"Parla" dissi fredda.
Mi sistemai comodamente sulla panchina.
Dylan era più avanti, con i gomiti sulle ginocchia e la testa rivolta verso il basso.
"Yvonne, io te lo giuro sulla mia stessa vita, io non ti ho mai tradito, la ragazza che ha risposto è.." Dissi lasciando in sospeso la frase.
L'ira prese il controllo di me, doveva dirmelo, doveva.
"Chi cazzo? Chi?!" Urlai spazientita.
"Laura" disse con un filo di voce.
"Chi è Laura? Cristo, sii più diretto!" Disse colta dalla disperazione.
"La tua migliore amica, cazzo!" Disse urlando.
Rimasi zitta.
Laura, Laura, Laura.
Dove l'avevo sentita?
Non poteva essere.. Lei..
"È venuta qui e volevo farti una sorpresa.. Lei.. Ci siamo incontrati e abbiamo fatto amicizia, prima che conoscessi te. Mi ha parlato di te, per questo ti ho scritto, non c'entrava niente James.. Bambina.. Io.."
Mi alzai dalla panchina e mi fermai davanti a lui.
Tirai in su il mento e guardai i suoi occhi.
Lo baciai tenendogli una guancia, stessa cosa fece lui.
Mi fece alzare per poi farmi sedere sulla panchina.
"Che significa? " dissi staccandosi dal tocco delle nostre labbra.
Sorrisi e lo abbracciai, per poi sussurrargli "vuol dire che ti amo Arnold"

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