Capitolo 25

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Rimasi a fissare lo schermo del cellulare.
Continuavo a leggerlo, sempre più a fondo, ma non trovavo un motivo valido per cui mi avesse scritto quelle parole.
Lui aveva speso del tempo per me, per un messaggio.
Quel messaggio cambiò tutto.
Digitai velocemente, con un ansia nella sua risposta.
"Dylan..io non so che dire.. Speravo così tanto in un tuo contatto, ma sai che è.. Complicato
Mi sono innamorata di te da quando ho visto i tuoi occhi, o forse mi sono innamorata di quelli direttamente?
Arnold, mi dispiace ma.."
Mandai il messaggio, spensi lo schermo e poggiai il telefono sul letto.
Ero lì a fissarlo come una scema, ma volevo sapere cosa ne pensava.
Io volevo stare con lui, rivolevo tutto di lui, ma quando ci pensavo a quanto lo amavo mi veniva in mente anche quando me lo disse, lui ha ucciso mia madre.
Notifica. Presi con un'unica mossa il telefono. Dylan.
"Mi sono rotto, va bene? Tu ora vieni alla nostra panchina e stai zitta, immediatamente, ci vediamo là."
Intuivo la sua ira, ma volevo andarci comunque, dopo tutto voleva parlare.
Nei migliori dei casi avrei pianto e me ne sarei andata col cuore rotto in mille pezzi, ci ero abituata.
Misi la mia giacca di pelle, era di mio padre... Nonna me l'aveva data e io lo tenuta con me come un tesoro.
È una delle pochi oggetti che ho di lui.
Corsi per uscire dalla porta di ingresso.
Corsi, corsi, corsi come una dannata.
Avevo una meta, ma sembrava che vagavo a vuoto.
Tutta affannata vidi dall'altra parte della strada la panchina, quella panchina mi ha fatto conoscere gli occhi di Dylan.
Sì, gli occhi.
Le sue iridi verdi-nocciola sono impresse nella mia mente come un pennarello indelebile, non ho mai visto occhi più belli.
Non ho mai visto un sorriso più sincero del suo.
Non ho mai visto dolcezza come la sua.
Dylan è unico, l'ho sempre saputo.
Tra la tanta gente vidi il suo immancabile sorriso.
Vidi la sua figura sempre più uniforme.
Vidi sempre meglio i suoi occhi.
Vidi sempre meglio le sue labbra.
Era vicinissimo, sembravano secondi che mi aveva raggiunto.
"Bambina.. Mi dis-"
Non li feci finire la frase.
Presi le sue mani e le misi sui miei fianchi, mi guardava sbalordito, ma il punto è che lo ero anche io.
Accarezzai dolcemente i suoi capelli per poi farlo avvicinare a me.
Sentivo il suo respiro farsi più irregolare, come il mio.
Poi lo feci.
Mi staccai e corsi via, senza un'apparente motivo.
Avevo paura.
Avevo paura che lui potesse farmi ancora male.
Dopo un lungo scatto di corsa mi fermai con il fiatone.
Respiravo irregolarmente con il torace e tenevo gli occhi chiusi.
"Scusa." Sentii dire.
Aprì gli occhi d'istinto.
Dylan stava posando le sue labbra sulle mie.
Mi lasciai trasportare per poi lasciarmi guidare.
Teneva il mio viso tra le mani e io il suo.
Ci muovevamo sempre di più a un muro, per rimanere stabili e non sbattere contro le persone.
Sorridevo.
Ero felice.
L'assenza di una fonte d'aria mi fece staccare da lui, per poi levarmi lievemente da lui.
"Perché?" Chiesi guardando i suoi occhi.
"Perché mi hai detto 'scusa'?"
Rise e scosse la testa in senso di disapprovazione.
Posò la sua fronte sulla mia e vidi uno dei suoi sorrisi più belli.
"Perché sei così fottutamente stupenda?" Disse sorridendo.
Sì, avevo trovato il mio piccolo posto felice e Dylan ne faceva parte.

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