Capitolo 27

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"Eccoci, vuoi entrare?" Chiesi a Dylan guardando le sue iridi.
Eravamo di fronte alla casa di Rosa, avevamo finito di camminare.
"Certo bambina, vorrei anche salutarla!" Disse sorridente.
Sorrisi anche io e mi incamminai verso la porta, Dylan mi seguì a ruota.
"Ciao nonna, c'è qua con me Dylan!" Esclamai per farmi sentire ovunque si trovasse.
Sbucò dalla sua camera, mi accolse con un gran sorriso e un abbraccio.
Poi toccò a Dylan.
Rosa si avvicinò a lui e li diede ben due baci sulla guancia, da ambe due i lati.
Dylan era evidentemente imbarazzato, le sue guance stavano bollendo.
Non l'avevo mai visto..così.. Insomma, non a suo agio.
Sembrava un cucciolo in mezzo a un branco di leoni, uno preso di mira insomma.
"Ciao caro, come stai?" Chiese calorosamente mia nonna rivolta al ragazzo.
Fece un sorrisetto ed esclamò "tutto bene, da questo pomeriggio.." Disse prendendomi la mano.
Ora ero io quella imbarazzata, Dio sa quanto volevo strozzarlo in quel preciso momento.
Rosa emise una risata divertita vedendomi così: avevo lo sguardo inclinato verso il basso e le mie guance erano rosse come non mai, me le sentivo bruciare.
"Va bene piccioncini, ora vado a vado in camera mia, a dopo!" Disse Rosa.
Faceva come la mamma, Carla.
Ci lasciava il nostro spazio e non andava oltre, rendeva il tutto più fluido possibile.
"Va bene Rosa" disse Dylan con un lieve sorriso.
Lei ricambiò cordialmente e si assentò nella sua stanza.
Rimanemmo noi due.
Mano nella mano.
Uno avanti all'altro.
A guardarci negli occhi.
A far fiorire sorrisi senza senso.
"Che facciamo?" Chiese semplicemente Dylan.
Sorrisi e mi fiondai tra le sue braccia.
Mi prese in braccio e mi portò sul divano, nei suoi gesti c'eta dolcezza, niente malizia.
"Vedrai" dissi ridendo.
Lui non capendo fece una smorfia.
Poi inizia.
Li feci il solletico sulla pancia e si dimenò come una sardina.
La sua risata era fragorosa e risuonava nelle mie orecchie, era incantevole.
"Te la farò pagare" disse emettendo l'ultima risata.
Cercò di afferrarmi, ma non ci riuscì.
Mi alzai e corsi via dal salotto.
Mi insegui, ma avevo un notevole vantaggio.
Finì ad andare in camera, mi misi in un'angolo: non avevo via di fuga.
"Bambina, non hai scampo" disse serio, ma poi rise, seguito da me.
"Mai" dissi ridendo.
Si avvicinò a me.
Afferrò con una delle sue grandi mani una parte del mio viso, aveva un tocco docile.
Con l'altra mi teneva a sè dai fianchi.
"Avrai la tua pena, ma prima le cose belle.." Disse ridendo.
Mi baciò con dolcezza, ricambiai immediatamente.
Si staccò da me e mi guardò con gioia.
"Ora la tua dose..!" Disse ridendo.
Mi prese in braccio per non farmi scappare e mise sul letto.
Mi fece il solletico, ridevo così forte.
"Sei così bella.." Disse continuando a infliggendomi quella tortura.
"Me..lo..puoi..dire..dopo.." Dissi tra le risate.
Si fermò.
Si avvicinò sempre di più al mio viso.
"Sei così bella.." Disse in un sussurro.
Sorrisi e lo spostai per alzarmi.
"Yvonne?.." Disse incerto.
Mi girai verso di lui e guardai le sue iridi.
"Sì Dylan?" Chiesi.
"Vuoi metterti con me bambina?"
Tutto si fermò.
Il cuore.
Il battito.
La mente.
Le gambe.
Le braccia.
Non avevo il coraggio di dare segni di vita, ero come una statua.
Non poteva averlo chiesto.
Lo amavo? Sì.
Era bello? Sì.
Era dolce? Sì.
Era divertente? Sì.
E allora perché sentivo che non era la cosa giusta?
Mi guardò impaziente, ma rimasi zitta.
Non avevo niente da dire, stavo ancora metabolizzando la situazione.
Non.poteva.avermelo.chiesto.

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