CAPITOLO TRENTATRÉ

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"Ecco vedi, questo è quello che sono riuscito a fare l'altro giorno..." Mi dice mostrandomi la raccolta delle foto del set.

Scuoto la testa annuendo. In realtà, nessuna delle sue parole rimangono impresse nella mia mente.
Vago tra i miei pensieri mentre cerco di sembrare interessata.

Vorrei proprio poterlo cacciare fuori a calci, ma so che se lo dovessi fare lui inizierebbe a fare un rumore tale da disturbare tutto il condominio.
E naturalmente il primo che se ne accorgerebbe sarebbe Will.

Non ho proprio le forze di avere uno scontro con lui in questo momento.
Spero che questa tortura finisca presto e decido di mandare un messaggio veloce a Alex per farmi aiutare da lei.

'Se mi vuoi bene, salvami da questo posto infernale.'

"Mi stai ascoltando?" Sbuffa il ragazzo di fianco a me, infastidito, riportandomi completamente alla triste realtà.

Sobbalzo spaventata.
Spero solo non abbia letto il testo del messaggio...

Nonostante tutto, la sua voce così roca suona così sexy.

Dannazione, perché faccio proprio ora questi pensieri?
In effetti non dovrei farli, in assoluto!

"Sì, scusa... Ehm... È che... Stavo cercando di sapere da Kevin se ha avvisato della mia assenza... Sai... Non vorrei..."

Non riesco a elaborare una frase completa di senso compiuto e mi sento così stupida e infantile.

"Certo che ha avvisato. Altrimenti come avrei saputo di dover venire a casa tua perché saresti stata in malattia tutto il giorno?"

Vista sotto questo punto di vista, tutta la faccenda sembra avere un senso.
Mi schiaffeggio mentalmente.

Perché devo essere così incapace a mentire?

"Ehm... Sì... In effetti... Hai ragione, scusa se non ci ho pensato."

Faccio un sorriso tirato a cui spero creda. In realtà vorrei solo sbatterlo fuori di qui a calci.

Per fortuna sento il cellulare vicino a me vibrare, segno che Alex mi ha appena risposto.

Scrolla le spalle e fa finta di non notare il fatto che riprendo in mano il telefono.

'Non sei a casa ammalata?
Se vuoi vengo a prenderti.'

Velocemente digito una risposta.

'Sì, sono a casa mia.'

In effetti con questa mia risposta potrei sembrare una pazza.
Perché mai uno dovrebbe odiare il fatto di essere nel proprio appartamento al caldo quando è ammalato e fuori fa freddo?

In effetti non ce ne sarebbe motivo.

Almeno per qualcuno che non conosce Edward e che in questo momento non è costretto a stargli affianco.

Sento dentro di me che non è nemmeno la presenza di Ed che mi mette così a disagio.

In realtà ho semplicemente paura di come potrebbe andare a finire questa mattinata.
E i pensieri di poco fa non aiutano a distrarmi da questa possibilità.

'Non capisco cosa ci sia di così terribile'

Mentre cerco di spiegarle la situazione il ragazzo di fianco a me attira la mia attenzione con un finto colpo di tosse.

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