CAPITOLO QUATTRO

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<<Sembrava che vi conosceste davvero bene prima. Sai, è quello che faceva intuire il suo tono...>> Inizia a parlare Alexis, dopo aver finito di bere il suo caffè americano.
<<Ma non ne dobbiamo parlare se ti dà fastidio.>>
Si affretta subito ad aggiungere, dopo aver visto la mia espressione. Non dubito di essere sembrata più angosciata di quanto avrei voluto a quella sua proposta.

Non voglio dover nemmeno pensare per un altro secondo di questa giornata a William.

Il fatto che nessuno possa aver capito cosa, il ragazzo che se ne è appena andato, mi abbia effettivamente detto, ha i suoi lati sia positivi che negativi.

Perché non so come litigare la curiosità della ragazza che ho di fronte. Vorrebbe sapere, anche se cerca di moderarsi, ed evita di darlo troppo a vedere.

Nonostante io non voglia dover parlare di Will, mi troverò costretta a farlo dopo questo incontro. Dovrò raccontare a qualcuno che cosa sia successo tra di noi. Solo al pensiero di dover riportare certi sentimenti e certe sensazioni a galla, mi si stringe il petto e respirare diventa più difficile.

Decido di accennare semplicemente al nostro legame. Non trovo che questo bar possa essere un luogo adeguato per parlare di un argomento per me tanto delicato.
Prendo un lungo respiro prima di parlare.

<<Sì, in effetti eravamo molto legati. Almeno fino a qualche anno fa...>> Mi inumidiscono le labbra pensando a quanto mi possa spingere in là nella spiegazione. Ho bisogno di pensare. Come accade ogni volta mi trovo a pensare. A tutto. A troppe cose. Non riesco a non pensare, ma è questo il problema.

Perché quando lo faccio tendo sempre a ripetere gli stessi errori che jo già fatto. E che mi sono ripromessa di non ripetere.

<<Non puoi tenerti tutto dentro. Qualsiasi cosa sia successa, qualsiasi cosa tu stia cercando di omettermi, devi condividerla. Non necessariamente con me. Sii tu a scegliere. Ma non chiuderti a riccio. È pericolo. Quando ti chiudi nel tuo guscio, alimenti quel sentimento di autodistruzione che è provocato dal non voler rivivere ciò che ti ha fatto male, davvero male.>>

Il suo sguardo, azzurro quanto il cielo privo di qualsiasi nuvola, puntato nel mio soffoca qualsiasi mio tentativo di rispondere coerentemente. E soprattutto di mentire.

<<Cosa ti fa pensare che per me parlarne sia un problema?>> Domando, confermandole implicitamente che ciò che ha appena detto non è totalmente sbagliato.

<<Non puoi negarlo. Questo dimostra che ciò che penso sia davvero la realtà. Non ci conosciamo da tanto, e non abbiamo mai passato molto tempo insieme da poter essere sicura del significato di tutti i gesti che fai. Ma posso assicurarti che non ti ho mai visto tanto turbata come quando stavi parlando con quel ragazzo. Non voglio costringerti a fare qualcosa di cui non sei convinta. Ma se sei d'accordo, avrei una idea.>> Alexis mi fa un veloce occhiolino, sorridendo divertita. Decido di provare ad ascoltare la sua idea, non è detto che non mi debba piacere per forza.

<<Potremmo andare a fare shopping, come avevamo deciso ieri. E dopo saresti tu a decidere, dopo averci pensato con più tranquillità, se sfogarti con me oppure se preferisci confidarti con qualcun altro. Se ti volessi sfogare con me, ho già preso in considerazione l'ipotesi di sprofondare sul tuo divano con in mano gelato a sufficienza per sopravvivere per ben una settimana.>>

Scoppio a ridere all'espressione furba che assume la bionda, per convincermi a fidarmi di lei e a raccontarle ciò che le interessa. Di questa ragazza mi fido, è stata una delle prime persone che si sono dimostrate disponibili e comprensive con me, appena mi sono trasferita in questo posto.

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