CAPITOLO TRENTASEI

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"Giornata iniziata con il piede sbagliato?" Sento la voce piena di allegria di Kevin alle mie spalle.

"Cosa te lo fa pensare?"
Mi volto verso di lui, alzando un sopracciglio per fare emergere ancora di più il mio disappunto.

"Potrebbe essere il fatto che sono solo le dieci del mattino e che hai già bevuto qualcosa come quattro caffè tripli, o forse è la tua bellissima cera...
Non so proprio, davvero!" Mi risponde sempre più allegro, mentre si appoggia al bancone su cui sono disposti i piatti contenenti gli spuntini e le varie caffettiere.

"Spiritoso." Assumo il suo stesso tono scherzoso, mentre gli rivolgo una linguaccia a cui lui ride di gusto. "A cosa devo tutta questa tua felicità? L'arrivo di Dicembre ti fa questo effetto?"

Mi porto la tazza alle labbra per nascondere il leggero sorriso che le sta increspando.

"Dannazione, sei sempre la solita! Non cambiare discorso provando a parlare di me, quando qui stiamo parlando di te!" Mi punta l'indice contro.

"Giuro che non lo sto facendo. Dopo parliamo anche di me... Ma ora, rispondi alla mia domanda."

"Va bene! Sì, lo ammetto. Forse sono un po' su di giri." Lo guardo torva. Non è solo un po' su di giri, Dio! Lo capirebbe chiunque. "Ok, forse un po' più di un po'."

"Questo lo avevo capito anche da sola. Mi sembri molto Mr. Ovvietà in questo momento. Facciamo che, visto che non capisci, te lo chiedo nel modo più schietto. Cosa è successo?"

"Ok, ok! Non diventare acida però! Ieri sera Colin mi ha proposto di andare a festeggiare il Natale da qualche parte in montagna, con i suoi genitori!" Sembra un piccolo bambino davanti a un giocattolo nuovo. Scommetto che tra poco potrebbe iniziare anche a battere le mani e saltellare sul posto.

Non riesce a nascondere in nessun modo la sua felicità. E sarebbe capace addirittura di urlare in mezzo all'ufficio per condividerla con tutti. Lo conosco abbastanza da non fare fatica a figurarmi la possibilità in mente. Sono così felice per lui. Colin gli fa un effetto stupendo.

"Oh Kev, fatti abbracciare! Sono così felice per te!" Mi sporgo verso di lui e lo circondo con le braccia facendo attenzione a non rovesciare la tazza, ancora piena per metà, di caffè.

Dondoliamo un po', stretti l'uno all'altra.

"Te lo meriti davvero."

"Ora devi dirmi perché invece tu sei così... Nervosa."
Dice staccandosi da me per guardarmi meglio in volto.

"Non sono nervosa... Sono solo stanca. Ho discusso per tutto il pomeriggio di ieri con Edward..."

"Devo trovare tutti i suoi amati obbiettivi e spaccarglieli in testa, uno ad uno."

Adoro questo lato estremamente protettivo di Kevin, ma ho paura che prima o poi metterà in atto i suoi pensieri folli. Sarebbe capace di creare immensi disastri.

"Non essere così avventato. Abbiamo discusso per delle banali sciocchezze. Davvero."

Strabuzza gli occhi, segno che non è convinto del tutto dalle mie parole. E finché non è pienamente convinto, la sua insensata idea non abbandonerà mai del tutto la sua bella testolina. Ammetto che forse non è completamente stupido come pensiero. Ma non voglio pensare alle ripercussioni che potrebbe avere un gesto del genere sul suo lavoro. E poi io come farei senza lui?

"Abbiamo semplicemente gusti contrastanti sullo smoking che dovrebbe indossare per l'evento a cui sono stata invitata."

"E per quale diamine di motivo se sei stata invitata tu deve andare lui?"

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