CAPITOLO OTTO

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La mattina seguente mi alzo, e mi preparo per andare al lavoro. La solita routine per me non è stressante: anzi mi da una certa sicurezza.
Tutto procede come al solito: il continuo correre da una parte all'altra su quei trampoli mortali, le risate con Kev, l'intrattenimento dei nostri ospiti esteri, fino alla sera.
Esco dalla redazione come tutti i giorni insieme a Alexis, Kevin, e qualche altro collega.

"Ragazzi, che ne dite di andarci a prendere un aperitivo?" Propone Alexis. Tenta sempre di tenermi fuori casa il più possibile, e so che lo fa perché mi vuole bene ed è preoccupata per me come non ho mai visto nessuno, forse qualche volta Bea.
"Beh, allora ci vediamo domani in ufficio. Sono stanca morta, e non vedo l'ora di potermi concedere a un bel bagno caldo rigenerante." Cerco di sviare, anche se so che non sarà poi così facile. In fondo Alex non si è lamentata già ieri e oggi non mi vorrà di sicuro concedere il bis.
"Non se ne parla! Sai che ti voglio bene cara la mia Chicca - ha iniziato ad usare questo soprannome quando le ho raccontato che ho sempre fatto una distinzione tra chi potesse usare Chicca e chi solo Fede. Naturalmente lei rientra nel primo gruppo - e proprio per questo non posso acconsentire a questa cosa! Avrai tanto di quel tempo per vivere una vita assolutamente noiosa! Tipo quando ti sposerai, avrai dei bambini..."
"Alt, alt, alt! Sai che prima voglio farmi una carriera! Quindi tutte quelle cose arriveranno tardi, molto tardi." Ne sono sempre stata sicura di questo. Una delle mie poche certezze. Nessuno me la toglierà. Non ho intenzione di permetterlo.
"Tesoro! Ma sei giovane, e assolutamente figa! Ha ragione Alex! Non possiamo lasciare che ti rintani al lavoro e a casa!"

Quando Kevin inizia a dare ragione al Alex non riesco proprio a gestire la situazione. Uno contro due è sleale ma non se ne preoccupano. Purché abbiano sempre loro la meglio.
Così iniziamo ad incamminarci verso il pub lì vicino dove andiamo sempre.

Entriamo e ci andiamo a sedere a un tavolino lontano dal cemtro della sala. Appena ci accomodiamo al tavolo arriva a prendere le nostre ordinazioni un cameriere, estremamente cortese e per di più a dir poco carino.
Tiro una gomitata nel fianco ad Alex che mi è seduta affianco. Il ragazzo se la sta mangiando con gli occhi, ma lei sembra proprio non notarlo.
"Ragazzi, vado un attimo al bagno." Annuncio alzandomi dal mio posto.
"Ti accompagno Chicca." Così dicendo anche Alex si alza e ci dirigiamo in direzione del bagno.

"Ma non ti sei accorta di come ti mangiasse con gli occhi il cameriere?"
"Chi? Josh? No, hai visto male!"
"Oh no, ragazza mia!"
"Comunque io sono felicemente fidanzata con Mark e lo amo sul serio! Quindi non sto nemmeno attenta a un cameriere qualsiasi che mi fa gli occhioni dolci."
"Ok, scusami. Non volevo farti incazzare!" A questa frase lei mi lascia da sola in bagno, andandosene sbattendo con una forza micidiale la porta. Mi appoggio al lavandino e mi fisso nello specchio. Il mio sguardo riflette tutta la mia stanchezza. Chi me lo ha fatto fare di dare aria alla bocca in quel modo?
Dopo qualche minuto esco dal bagno, e ritornando al tavolo mi accorgo dell'espressione di Alexis. Mi sta incenerendo con gli occhi.
Non sarà così facile risolvere.

Quando usciamo dal pub mi dirigo verso casa tutta da sola. Naturalmente Alex non mi rivolge ancora la parola. Fa freddo e mi stringo nel mio cappotto. Mi ritrovo in fretta davanti alla porta di casa, imtenta a cercare le chiavi di casa nella borsa. Mi devo appuntare che le borse troppo grandi non sono affatto comode.
Alzando lo sguardo mi trovo davanti un viso conosciuto, troppo conosciuto.

"Chi si rivede!"
"Cosa ci fai tu qui? Mi segui pure ora?" Sputo le parole fuori, peggio di insulti. Sono incazzata nera con lui. Lo trovo dovunque. Popola i miei pensieri e i miei sogni. Sono stufa di tutta questa assurda situazione. Chiedere un po' di pace è troppo?
"Calmati su. Essere troppo nervosi non fa bene alla salute, sai? E comunque ora vivo lì? Proprio nell'appartamento di fronte al tuo!" Si stampa sulla faccia un sorrisino che vorrei legargli a forza di schiaffi. Anche questo non ci voleva! Sono ormai sicura che esista qualche forza negativa scagliata contro di me. Perché non penso proprio di aver fatto nulla che possa essere tanto orribile da portarmi questa punizione.


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