Capitolo 13

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In foto: Aleira e Caliel, fratello e sorella! Io adoro il modello che ho scelto per Caliel, mi piace troppo, quasi quanto quello di Harag, lasciatemi sbavareeeee

I capelli lunghi spesso coprivano i lividi sul mio collo, indossavo magliette a collo alto e maniche lunghe per coprire le ferite ed un sorriso felice sempre impresso sul mio volto per nascondere la mia tristezza. Camminavo tra i corridori della scuola stringendo i libri sul mio petto, salutavo i pochi ragazzi con cui ogni tanto scambiavo parola mentre ero diretta verso la mia classe. Il mio posto preferito era all'ultima fila accanto alla finestra, dove potevo osservare il giardino fantasticando, immaginando di avere una vita perfetta.

Le lezioni andavano avanti tra occhiataccie dei miei compagni di classe, i loro bisbigli sulle leggende legate alla mia famiglia, pensavano che facessero parte di una setta satanica e che io e mio fratello fossimo nati da un rapporto proibito tra mia madre ed un demone.

Trovavo tutte quelle chiacchiere ridicole eppure a ripensarci ora non avevano tutti i torti nel pensare che la mia famiglia avesse a che fare con qualche strana setta.

Quando la campanella suonò tirai un sospiro di sollievo, corsi fuori ed ecco fuori a poco dal cancello mio fratello Caliel pronto ad aspettarmi <<Aleira!>> esclamò stringendomi tra le sue braccia, mio fratello era la mia unica ragione di vita, ciò che davvero mi rendeva felice.

Amava i miei lunghi capelli con cui giocherellava sempre, anche lui come me era costretto a nascondere i propri lividi ma il suo sorriso era sempre sincero. Sollevò il mio zaino dalle mie spalle per portarlo al posto mio mentre ci dirigevamo nel parco accanto casa dove pranzavamo soli.

Caliel aveva due anni più di me, lavorava per un meccanico nel nostro paesino e con i soldi che guadagnava aveva intenzione di portarmi via di lì ed iniziare una nuova vita nella città accanto al nostro paesino.

<<Come è andata oggi?>> chiese tirando fuori dei tramezzini dalla sacca che aveva sulle spalle mentre io mi limitai a fare spallucce.

La mia vita non era perfetta eppure la sua presenza mi bastava per essere felice, i suoi abbracci e la sicurezza nel suo volto erano capaci di farmi dimenticare ogni problema. In casa passavamo la maggior parte del tempo nella sua stanza leggendo libri o fantasticando sulla nostra nuova vita, eppure era inevitabile scontrarsi con uno dei nostri genitori.

Caliel mi proteggeva ma non potevo rimanere ferma nel vederlo subire al posto mio, eravamo entrambi vittime e non potevamo farci nulla.

La mia vita però prese una piega negativa quando successe ciò che mai e poi mai avrei immaginato: Caliel fu vittima di un incidente stradale in cui perse la vita.

Nulla allora aveva più senso, non avevo nulla per cui vivere, i miei genitori diedero la colpa a me continuando ad abusare di me.

Ogni sera piangevo, nella mia vita non avevo mai creduto in alcun Dio, figuriamoci al demonio o all'inferno. Come poteva un Dio esistere e permettere tutto ciò? Quella non era vita eppure non potevo far altro che continuare a vivere per me e per Caliel, per il nostro sogno di lasciare la nostra casa: avrei dovuto farlo per entrambi.

Anche il mio sogno però venne distrutto quando i miei genitori decisero di vendermi a Moloch, annullando tutte le mie convinzioni, l'inferno ed il paradiso esistevano e Dio aveva permesso tutto ciò.

Il Mio Dolce PeccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora