Capitolo 50

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Aleira POV

<<Cosa non deve dirmi?>> chiesi a Caliel spazientita, era ovvio che ormai dovevo sapere di cosa stavano parlando.

<<È meglio che tu non lo sappia>> rispose mio fratello ma Harag perse la pazienza e tirò un calcio alla sua scrivania.

<<Sarai anche suo fratello ma è anche la mia compagna e sono io a scegliere cosa dirle>> sia io che Caliel fummo sorpresi da quelle parole.

Caliel serrò la mascella e uscì dalla stanza senza dire altro.

<<Harag>> dissi preoccupata dalla sua reazione, portai le mie mani sul suo viso, i suoi occhi erano carichi di tristezza e paura.

<<Mi odierai>> disse allontanando poi le mie mani dal suo viso e poggiando la sua fronte sulla mia.

<<Parla>> dissi sicura che mai e poi mai avrai potuto odiarlo, ero pronta a sentire qualsiasi cosa.

Prima di iniziare a parlare emanò un grande sospiro e mi sembrò quasi che con esso stesse andando via parte di sé, non lo avevo mai visto così spaventato da qualcosa.

<<La battaglia sarà su due fronti, angeli e demoni su terreni deserti e disabitati... e>> si fermò un attimo forse ancora indeciso su come formulare le prossime parole.

<<La battaglia include anche gli umani. Il nostro compito sarà quello di corrompere quante più anime possibili, e portarle da noi>> e ovviamente ciò includeva i sette peccati capitali, chi meglio di loro poteva corrompere l'animo umano portandolo verso l'autodistruzione? Guerre, morti e dolori si riverseranno per opera loro, per una battaglia che non conoscerà vincitori ma solo devastazione e sconfitti.

Nonostante tutto, come potevo odiare Harag? Era un demone, era il male ed io lo sapevo dal primo momento in cui lo vidi. Non potevo incolparlo di fare ciò per cui era nato, non potevo e non riuscivo a smettere di amarlo nonostante sapessi che sarebbe stato causa di morte e dolore.

Un sorriso amaro mi si dipinse in volto, portai le mie labbra sulle sue in tutta risposta ed i suoi muscoli fino a quel momento tesi si rilassarono, accogliendomi in un forte abbraccio.

<<Non mi odi?>> chiese staccando le sue labbra dalle mie un attimo, scostando una ciocca di capelli dal mio viso.

<<No, non posso>> ammisi, non condividevo le sue scelte e sapevo che rimanere con lui nonostante le sue azioni avrebbe macchiato anche me dello stesso peccato.

<<Ma vorresti>> rispose lui tristemente, i suoi occhi erano ancora carichi di paura, paura di perdermi.

<<Ho sempre saputo chi eri Harag, mi sono innamorata di te con la consapevolezza di essermi innamorata del male. No, non vorrei odiarti, vorrei solo trovare una soluzione a tutto ed evitare che delle vite innocenti ne vadano di mezzo>> risposi sinceramente, accarezzando il suo volto che riempii poi di baci, cercando di fargli capire che lo amavo ancora e che non correva il rischio di perdermi così facilmente.

<<Che razza di demone sono? Così debole al cospetto dei tuoi occhi>> si rimproverò ad alta voce, sorrisi ma non glielo feci vedere, lasciandolo solo con i suoi complessi.

Harag da sempre aveva evitato di mostrarmi la sua vera natura, quando uccideva in mia presenza mi chiedeva scusa e mi prometteva che sarebbe stata l'ultima volta che mi avrebbe fatto assistere a scene del genere.

Persino quando lo incontrai nel luogo dove era solito cibarsi andò su tutte le furie, rifiutando che io potessi avere quell'immagine di lui che mi avrebbe portato a dipingerlo nella mia mente come un mostro.

Il Mio Dolce PeccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora