Capitolo 34

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Emma POV

Vorrei poter dire di essere tornata sulla terra ed aver trovato pace, di essermi torta un grossi peso di dosso... Invece no.

Tornata, ho tentato e ucciso il primo umano che mi è passato accanto, ho quasi distrutto la faccia orrenda di Belzebù prima di lasciare quel posto marcio che chiamava casa.

Non c'era traccia degli altri demoni così iniziai a camminare per la città senza meta, senza un obiettivo e vuota... priva di ogni sentimento.

Michele... lo avrei voluto vedere morto. Più di ogni altra cosa, subito dopo c'era mia madre e poi... Lui, per avermi permesso di vivere questa miserabile esistenza.

Non avevo pensato a Lucifero, in fondo era stato l'unico ad occuparsi di me senza niente in cambio e senza farmi del male. Avrei dovuto ringraziarlo a tempo debito.

<<Emma>> mi voltai, non sorpresa nel vedere due occhi verdi osservarmi.

<<Morgue>> lo salutai con la sola voce, non avevo tempo per i suoi giochetti.

<<Cosa ti è successo?>> indicò le mie mani sporche di sangue, il sangue di Belzebù.

<<Dovevo sfogarmi>> risposi alzando le spalle.

<<Esiste qualcuno capace di farti arrabbiare più di me?>> chiese in alzando un sopracciglio, riuscì a strapparmi un sorriso.

<<Non ti farei mai del male, non sfiorerei mai un essere di basso fondo come te>> risposi provocandolo, le sue labbra si inarcarono in un sorriso.

<<Vedo che non hai perso il tuo bel caratterino, seguimi>> disse iniziando a camminare, sorpassandomi.

<<Perché dovrei farlo?>> chiesi.

<<Perché hai bisogno di me>> rispose semplicemente, il suo solito sorriso compiaciuto, fiero.

<<Tanto quanto tu hai bisogno di me>> risposi alimentando il suo orgoglio, iniziavo a sentirmi meglio.

Mi guidò fino al posto in cui vivevo, entrammo e dopo aver lavato le mie mani ed il mio viso lo raggiunsi sul letto, era pronto a sentire la mia storia.

Gli raccontai tutto ciò che era successo, di Michele, di Lilith e Lucifero, dei miei sentimenti e di come avessi quasi ucciso Gabriele.

<<Sei la figlia di Michele quindi...>> sussurrò pensieroso.

<<Non me lo ricordare>> risposi.

<<Hai sbagliato>> aggiunse poi, osservandomi.

<<Perché? E in cosa?>> chiesi.

<<Non avresti dovuto arrabbiarti, urlare contro e quasi ucciderlo>> disse poi, divenni rossa dalla rabbia, come poteva non capire la mia reazione?

<<Non ti arrabbiare>> disse sorridendo quando vide che stavo per parlare.

<<Non avresti dovuto farlo, perché lui non merita il tuo dolore, non merita la tua rabbia così come le tue mani non meritavano di sporcarsi di sangue di mosca>> disse sorprendendomi, mi stava elogiando?

<<Solo io merito di farti arrabbiare, merito di farti piangere ed ho il lusso di farti stare meglio, Emma. Ho un piano, tu Caliel ed Aleira... ho capito cosa il Signore ha in serbo per voi>> disse poi, la sua mano mi accarezzava il volto sul quale rimasi sorpresa di veder cadere una lacrima.

Mi ero sentita abbandonata, sola... questo Morgue lo aveva capito ed ora stava dicendo quelle parole per me, Morgue... la Superbia.

<<Non piangere>> sussurrò, avrei voluto chiederli cosa avesse capito ma le sue labbra fermarono le mie, non riuscii a tirarmi indietro e non volli farlo.

Il Mio Dolce PeccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora