Capitolo 38

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Aleira POV

Ilara scappò poco dopo senza darmi altre spiegazioni, dissi a me stessa di parlarne con Kasal non appena fosse tornata e andai a trovare mio fratello.

Caliel stava finendo di compilare alcuni documenti quando entrai nel suo ufficio, Aamon lo guardava di soppiatto con furore mentre anche lei sistemava alcune pratiche, notai un taglio sulla sua guancia ma non ci feci molto caso.

<<Aleira>> disse Caliel sorridente venendomi incontro, il suo sguardo aveva qualcosa di diverso...

<<Come va?>> chiesi stringendo la sua mano, lui sorrise e poi sbuffò.

<<Sono esausto, ma per fortuna c'è Aamon con me>> disse indicando la ragazza che si limito a rivolgere ad entrambi un'occhiataccia.

<<Avete bisogno di una mano?>> chiesi e lui rispose immediatamente di no, quasi si alterò nell'udire quella domanda.

<<È roba mia>> disse indicando tutte quelle scartoffie, persino Aamon comprese in quel gesto.

<<Oooook>> dissi stranita, gli rivolsi un altro sguardo interrogativo, lui mi sorrise di nuovo.

<<Va tutto bene, goditi questi attimi di pace>> disse baciando la mia fronte, a tratti mi ricordava Vassago.

<<D'accordo>> risposi sconfitta, anche lì non c'era spazio per me così gli augurai di proseguire con calma prima di lasciare anche il suo studio.

<<Ecco dove ti eri cacciata>> disse Harag poi svoltando nel corridoio dove ero, aveva i capelli ancora bagnati ed indossava una maglietta nera, dei pantaloni di pelle e degli anfibi.

<<Mi ero dimenticata di quanto fosse noioso qui giù>> dissi disperata, lui ridacchiò un po'.

<<Ti va una birra?>> chiese poi ed io sorrisi, non mi sarebbe dispiaciuto visitare nuovamente il pub dove ci incontravamo di nascosto all'inizio della mia nuova vita da demone.

<<D'accordo>> dissi seguendolo in quel luogo, poggiai la mano sul suo braccio ed in un batter d'occhio ci trovammo nella stradina familiare.

<<Quanto tempo>> dissi e lui annuì, era in quel posto che avevo iniziato ad incuriosirmi ad Harag.

Prendemmo posto al solito tavolino accanto al camino nel quale il fuoco ardeva creando un sottofondo piacevole misto a quello della buona musica che spesso trasmettevano nel locale.

<<Vorrei farti una domanda>> dissi ad Harag mentre beveva un sorso di birra.

<<Dimmi>> disse poggiando il boccale sul tavolino.

<<Chi ti ha procurato quelle cicatrici?>> dissi indicando il suo addome, ricordano come i tatuaggi le coprissero.

<<Esorcisti>> rispose ed io sgranai gli occhi.

<<Esorcisti?>> chiesi e lui annuì, lo guardai sorpresa.

<<Quando abbiamo una preda e la seguiamo, spesso i suoi familiari si insospettiscono e li contattano. Ci ordinano di lasciarli in pace e stronzate varie ma hanno dei metodi efficaci>> disse indicando poi le proprie cicatrici.

<<Acqua santa, croci...>> disse ed io rimasi sorpresa, pensavo che quel tipo di cose accadesse solo nei film... che non fossero davvero pericolosi per i demoni.

<<Alcuni hanno il dono della vista e possono vederci anche quando siamo in incognito>> in quel momento ricordai il ragazzino di Oslo che mi vendette il libro di demonologia! Era un umano eppure poteva vedermi!

Il Mio Dolce PeccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora