Capitolo 52

3.7K 240 16
                                    

Aleira POV

Quando Vassago ebbe aperto la porta, fummo ispezionati da dei demoni che dopo aver parlato con Vassago ci lasciarono passare.

Le pareti di roccia irregolari e con del muschio sopra si espandevano a forma circolare, una grande colonna era posta al centro. Dire che quel posto era enorme è nulla, non riuscivo nemmeno a vedere completamente dove andavano a finire le mura.

Vi erano tante anime sotto forma umana, i loro corpi erano ricoperti di sangue e scarni, donne e uomini percorrevano i corridoi di quel posto continuamente, una volta raggiunto un determinato punto tornavano indietro e così via.

<<Chi sono?>> chiesi in un sussurro a Vassago che era rimasto fermo ad osservarli come me.

<<Abbiamo un po' di tutto qui, chi non ha mai ricevuto il battesimo, la gente indecisa che non ha mai preso una decisione o chi ne ha prese troppe e in continuazione senza mai combinare nulla... e poi>> disse indicando un uomo dai capelli biondo cenere ed occhi azzurri che ormai risultavano spenti nel suo corpo colmo di ferite e scheletrico.

<<Angeli che non hanno saputo con chi schierarsi>> quelle parole mi fecero rabbrividire, era quella la fine che sarebbe potuta toccare a me.

<<Ho salvato Kasal giusto in tempo da questo destino>> disse Vassago poi interrompendo i miei pensieri, chiunque di noi sarebbe potuto essere lì in quel momento.

<<Non è giusto che non ci sia una via di mezzo>> dissi e lui sorrise annuendo, un sorriso amaro in quel contesto.

Sussultai quando un urlo raccapricciante si levò in aria, una donna era per terra in un pozzo di sangue, ormai non aveva altro che brandelli di quello che un tempo doveva essere un abito addosso.

<<Non puoi fermarti>> disse un demone alla donna, la prese dai capelli tirandola su, con un calcio alla schiena la costrinse a riprendere la sua camminata infinita.

<<Ferma>> Vassago mi afferrò l'avanbraccio quando senza pensarci avanzai in quella direzione, avrei voluto dirne quattro a quel demone ma solo allora mi accorsi di quale idea sciocca avevo avuto.

<<Non posso vedere altro>> dissi amareggiata, non ero più affascinata da quel posto ma solo disgustata.

<<Devi>> disse freddamente, forzandomi a seguirlo verso una seconda porta, su di questa non vi era scritto nulla ma per lo meno non si sentivano urla strazianti all'interno, ma quelli che pensai fossero dei deboli pianti.

<<Chiudi gli occhi e tappa le orecchie>> disse Vassago severamente, lo guardai confusa e dopo aver dato un'ultima occhiata alle anime che senza forze continuavano a percorrere i corridoi di quel posto, feci come mi aveva detto e chiusi gli occhi, e portai le mie mani sulle orecchie.

La mano di Vassago poggiata sulla mia schiena mi spinse a camminare dinanzi a me, nonostante non vedessi nulla. Avanzai e una strana sensazione di freschezza punse il mio volto, continuavo a sentir piangere e non riuscivo a capire di cosa si trattasse.

Sempre guidata da Vassago camminavo lentamente, più volte mi fermai per esser andata a sbattere contro quelli che mi sembravano tavoli o mobili in generale.

Ad un certo punto non riuscii a resistere e misi meno forza sulle mie orecchie, lasciando che i suoni fossero più forti e capire dove eravamo.

Mi fermai quando riconobbi quei pianti, pianti di bambini. Aprii gli occhi e vidi una stanza completamente bianca, vi erano così tante culle che non potei immaginare quanti bambini fossero lì. Neonati, bambini che non potevano avere più di tre anni erano chiusi in quel posto, abbandonati dalle grazie di Dio ma allo stesso tempo lontani dalle fiamme.

Il Mio Dolce PeccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora