30. The silence

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Odore di fumo, sudore, vomito, alcolici, cocktail. Luci stroboscopiche che fanno perdere il senso dell'orientamento e tanta, troppa, gente. Troppi occhi curiosi, troppe persone che sapevano e aspettavano una sua mossa. Così, si diede da fare, lasciò Niall con un gruppo di ragazzi della sua classe ed entrò in mezzo alla folla alla ricerca del bersaglio di quella notte: Georgia Austin. Pochi minuti dopo la individuò e prese un profondo respiro per evitare di vomitare dall'ansia. Si diresse verso di lei con la sensazione di avere mille sguardi puntati addosso, con la consapevolezza che un solo passo falso avrebbe buttato per sempre la sua reputazione in un buco nero.

Si schiarì la voce attirando l'attenzione della ragazza, che si voltò e gli sorrise, «Harry, giusto?» chiese poi, tenendo le soppracciglia aggrottate in attesa di una risposta.

«Già, Georgia?» ribattè Harry, asciugando le mani sudate sui jeans neri. La ragazza annuì e stette in silenzio contemplando il corpo del riccio, che dondolò sul posto non sapendo cosa fare.

Una cosa era certa: non sarebbe mai riuscito a fare ciò che doveva da sobrio. Così, «Beviamo qualcosa?» chiese sperando che Georgia accettasse; infatti la ragazza annuì vigorosamente e lo prese per mano trascinandolo nuovamente in mezzo alla folla, arrivando in seguito al bancone ed ordinando due drink dei quali Harry non sentì il nome.

«A noi poveri single in astinenza!» esclamò Georgia, alzando il bicchiere e dando un colpetto a quello di Harry che annuì poco convinto. Non era proprio single, ecco.

Bevve tutta la bevanda in un solo sorso e se ne fece portare subito un'altra, continuando fino a quando non perse il conto e la vista si fece sfocata. Sorrise felice e senza pensieri, per poi afferrare la bionda accanto a lui dal polso e correre verso la pista da ballo, per poi scatenarsi in una danza fuori tempo e sensuale, tenendo la ragazza per i fianchi. Georgia squittì ubriaca e strusciò il sedere contro la patta dei pantaloni di Harry, che rise e la avvicinò ancora di più, andando incontro ai suoi movimenti assecondandoli e trasformando la precedente risata in una serie di ansimi e imprecazioni trattenute.

«Forse dovremmo spostarci.» disse provocatoria la ragazza, al suo orecchio, mordendogli il lobo e indicando successivamente le scale. Harry annuì e si diresse verso queste ultime seguito da Georgia, inciampando diverse volte e scoppiando a ridere senza ritegno. Raggiunsero una camera al piano di sopra ed Harry ringraziò mentalmente Brian per averlo obbligato a scopare quella ragazza, dato che aveva finalmente ritrovato il suo lato eterosessuale.

Sbattè la porta e spinse la ragazza contro questa, avvicinando la bocca alla sua e incastrando la lingua fra le sue labbra tinte di rosso senza troppi problemi.

Vestiti a terra.

Una chiamata persa.

Il cigolio delle molle del letto.

Due chiamate perse.

L'intimo sul pavimento.

Tre chiamate perse.

Ansimi e parole sussurrate.

Quattro chiamate perse.

Gemiti, grida, piacere.

Cinque chiamate perse.

Uno scatto.

Il silenzio.

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