45. Real lies

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«Lou, forse dovresti chiamarla e parlarle.» propose Harry, prendendo tra le sue mani grandi quella piccola di Louis e stringendola leggermente. Il ragazzo non era più lo stesso, e durante quei due giorni passati a casa Styles la cosa non era cambiata di una virgola. Il riccio cominciava sul serio a preoccuparsi e non aveva idea di come tirare su il morale del suo ragazzo. Louis mangiava poco, parlava a stento e piangeva la maggior parte del tempo.

«Senti, lo so, okay? Lo so, dannazione, so che è difficile accettare tutto questo, ma hai già perso tuo padre, anche se non per colpa tua, vuoi davvero perdere anche tua madre senza neanche ascoltare le ragioni  per cui ha fatto ciò che ha fatto? Non hai pensato al fatto che forse anche lei non sapeva nulla riguardo Georgia? Hai pensato che forse Troy, tuo padre, diciannove anni non era lo stesso uomo di oggi?» continuò, Harry, sobbalzando appena Louis si alzò dal letto ed andò al bagno, sbattendo la porta dietro di sè. Il riccio tirò un pugno rabbioso al materasso, ma non seguì il maggiore, tanto qualunque cosa avesse detto, quello non gli avrebbe dato ascolto, troppo sorpreso e ferito al tempo stesso delle nuove notizie appena ricevute (appena si fa per dire, dato che risalivano a due giorni prima).

«Sai cosa?» parlò Louis, sorprendendolo nuovamente. Stava per morire di infarto, lo sapeva.

«Hai ragione, non serve a nulla stare qui a deprimersi con te che continui a blaterare su quanto mia madre possa essere giustificata per ciò che ha fatto. Perchè potrà aver avuto anche tutte le ragioni del mondo anni fa, quando sono nato, ma dopo è cresciuta cazzo, da ragazza è divenuta donna, e come tale, come madre, avrebbe potuto fare una cazzo di chiamata a mio padre, ne avevo il diritto; noi, io e lui, ne avevamo il diritto. Lui non sa nulla di me, ignora la mia esistenza solo perchè mia madre è una codarda!»

Harry fissò il ragazzo a bocca aperta, non sapendo come rispondere dopo il suo discorso.

«E complimenti, sei andato a letto con mia sorella, un applauso!» aggiuse Louis, applaudendo ed infilandosi la giacca.

«Non sapevo fosse tua sorella, Louis, ora non dare colpe a-»

«Non ti sto incolpando, l'hai fatto da solo, quando sei andato a letto con Georgia. Chi è il prossimo della famiglia che vuoi fottere? Lottie? Sai, è già impegnata, ma non penso sia un problema per te, infondo sei bravo a rompere le relazioni, quasi quanto mia madre. Uh guarda, perchè non-»

Louis non finì di parlare, che Harry si avvicinò a lui e poggiò le proprie labbra sulle sue, muovendole appena, ma venne respinto immeditamente dal maggiore, che lo spinse via e si pulì le labbra schifato.

«Si può sapere che diavolo fai?» sbottò Louis, infilandosi in fretta e furia le Vans.

«Ti ricordo cosa proviamo l'uno per l'altro. E in caso non te ne fossi accorto, ti sto accanto da due giorni dopo questa scoperta.» ribattè Harry, ottenendo in risposta una risatina nervosa.

«Non ho tempo per te, ho troppi casini in testa.» concluse Louis, uscendo dalla camera e in seguito da casa Styles.

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