La fuga

260 38 3
                                    

Programmando tutto questo non aveva considerato la sua speciale capacità di mettersi nei guai: quando le cose le giravano male lo facevano sul serio. La mattina del concerto si alzò di buon'ora, il sorriso imperava sul suo viso. Lo zaino era pronto dalla sera prima, i pantaloni strappati e sporchi nei punti giusti e la camicia a quadri erano al sicuro nel fondo e sopra per evenienza ci aveva schiaffato un libro e la ormai enorme "Smemoranda" zeppa di testi musicali. Tutto doveva sembrare normale, l'emozione era però palpabile: sua madre,conoscendola, aveva già intuito che qualcosa non andava per il verso giusto, ma non si soffermò troppo ai primi segnali.

Fatta colazione con lo zainetto sulle spalle e lo sguardo da scolaretta innocente,Mia salutò i genitori e si incamminò verso la fermata degli autobus diretta verso la "scuola" o, meglio, verso la stazione centrale,rischiando pure di arrivare in ritardo, a causa della calma forzata mostrata a casa. All'arrivo in stazione si accorse subito di essere realmente in ritardo e per non perdere il treno scordò ovviamente di obliterare il biglietto. Una volta seduta in poltrona ed essersi guardata intorno riuscì davvero ad assaporare quel gusto del proibito che stava cominciando a vivere, quella leggera smania alle viscere che ti porta l'adrenalina è formidabile ed a lei le si poteva tutto leggere negli occhi color del mare. Il mutamento doveva cominciare: fu così che decise di abbandonare il proprio posto per spostarsi nei luridi bagni dell'Intercity e dopo essersi truccata pesantemente ed essersi cambiata ad una velocità strabiliante per lei, l'avventura ebbe inizio.

All'uscita del bagno si ritrovò difronte il solito controllore dedito al lavoro e per questo molto ligio alle regole. Primo intoppo, al biglietto mancava l'obliterazione: Mia dopo essersene accorta cominciò ad accampare scuse di ogni genere. Il cuore le batteva all'impazzata, aveva paura delle conseguenze; poteva saltare tutto e lei non doveva permetterlo,il concerto era di vitale importanza per lei in quel periodo. In un primo momento si prospettava il peggio, tutto il vagone osservava la scena divertito e Mia, pur di scamparla, stava quasi per chinarsi inginocchio; infine il controllore capitolò e non le fece neppure la multa. Così il primo intoppo era stato superato. 


NOTA: il quadro in copertina è dell'artista apuana Patrizia Cristina Pelù

Non è poi così maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora