Luci nel buio

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La famiglia di Teodoro era molto facoltosa, non avevano mai provato neanche per una volta cosa volesse dire avere il benché minimo problema economico. La madre era figlia di industriali, mentre il padre portava avanti la tradizione di famiglia, notai da generazioni. Teo era destinato a questo, era cresciuto con questo dovere, i genitori davano tutto per scontato e non gli avevano lasciato la minima scelta. Li infastidiva non poco anche il solo pensiero che il figlio potesse desiderare altro. Non gli era concessa alcuna tregua, a Teodoro. L'educazione era rigidissima: doveva, a dire del padre, temprarsi. Essere forte.

E pensare che, povero lui, aveva paura anche di un semplice insetto. Ma il padre non avrebbe mai dovuto sapere: il figlio per lui doveva dimostrare in ogni occasione la propria mascolinità, per questo motivo i genitori erano stati sempre molto freddi, quasi inesistenti, solo la nonna materna e tata Marta erano state la luce nel buio dei suoi primi anni di vita. Molti dei suoi compagni ignoravano il tutto, vedevano di lui solo la superficie, quella fatta di una bella casa al mare ed una in città, le vacanze in montagna d'inverno ed i bellissimi regali ad ogni festa: per questo era sempre molto invidiato.

I suoi boccoli biondi incorniciavano il visetto roseo, i suoi grandi occhi scuri sembravano more succose: era un bambino curioso Teo, tempestava di domande tutti quelli che lo circondavano, non si fermava mai, aveva bisogno di sapere tutto. Costruiva treni, ferrovie, giocava alla "guerra" con i soldatini, era assetato di vita.


Non è poi così maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora