Stregato

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Che concerto indimenticabile fu! Eppure nella sua vita ne aveva visti molti, Teodoro, in tutte le parti del mondo, ma quello racchiudeva molteplici significati: l'innocenza, l'avere ancora tutto davanti, il batticuore della prima cotta. Era ancora vivido il ricordo della giornata passata con la compagna di viaggio: i due legarono immediatamente, il feeling era palese. Aspettarono insieme che iniziasse il concerto, i ragazzi presenti erano tantissimi, riusciva a sentire le loro vibrazioni che si univano  alla sua, andava tutto in crescendo.

Spesso si era soffermato ad osservare la sua bella compagna d'avventura, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, erano talmente vicini che i loro respiri si fondevano in uno: il suo profumo gli faceva girare la testa, guardava le sue labbra così carnose e sentiva un fuoco crescere dentro di sé, una sensazione fino ad allora sconosciuta, una sensazione che colpisce le viscere e le fa liquefare. Ne rimase abbagliato, aveva una voglia quasi primitiva di toccarla, di sfiorarle il viso, di stringerla a sé. Quei capelli così liberi, indomabili, lo attraevano: desiderava affondare il viso in quella nuvola rossa per sentirne il profumo. Insieme cantarono a squarciagola ogni pezzo, le loro mani si unirono, ballarono senza sosta, non sembravano mai stanchi.

Un particolare rimase indelebile nella sua mente: in mezzo all'euforia travolgente prese coraggio fece in modo che i loro sguardi si ancorassero, l'energia tra i due era fortissima, catturò il suo viso guardandola negli occhi posò le sue labbra avide sulle sue, Mia non aspettava che questo. Si diedero un bacio carico di passione, di forza, di scoperta: erano come affamati l'uno dell'altra:  le sensazioni che si scambiarono gli lasciarono  un sapore, un desiderio mai colmabile, quella ragazza lo aveva stregato. Si sentiva diverso, qualcosa dentro di lui si era modificato e niente sarebbe stato più come prima: ne era sicuro, non avrebbe più potuto dimenticarla, era come se gli fosse penetrata nelle vene.

Si mise dietro di lei per proteggerla dalla ressa dei ragazzi in delirio, come loro: aveva modo di abbracciarla, di sentirla sua. Sentiva di essere in cima al mondo,  era invaso da quella sensazione che capita di provare poche volte nella vita, quella che ti permette di sentirti realmente appagato nel profondo, quella che ti consente di dire "sono a posto così, non ho bisogno di altro". Il motto di quella sera era "ora qui": voleva che il tempo si fermasse in quegli istanti, che tutto rimanesse così immutato, ma purtroppo le cose belle spesso finiscono e quella era destinata a svanire nella distanza. Si era ripromesso durante la serata, ed anche durante il viaggio,  che non se la sarebbe lasciata scappare quella ragazza, ci sarebbe riuscito a non perderla di vista, quello che era successo non poteva dimenticarlo.

Finito il concerto tornarono in stazione, frastornati, presi dai loro ricordi, dai loro desideri: si scambiavano occhiate, a Mia scese una lacrima. Il viaggio in treno fu silenzioso, e troppo breve per entrambi.

Come nelle migliori disavventure non era più riuscito ad incontrarla: il suo ricordo ritornava spesso a fare capolino nella sua vita, arrivava forte e lo lasciava quasi senza respiro. Riviveva quei momenti passati con lei in quei giorni quando a fargli compagnia era la  sua amata solitudine, ripercorreva con la mente le sue esperienze più piene e spensierate: e lei rappresentava la leggerezza della gioventù, quella carica di aspettative. Quelle buone, che ti fanno affrontare i momenti più duri.


Non è poi così maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora