«Signorina Di Porto, ...»

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Mia sì alzò dalla sedia, raggiante, non sembrava neppure far caso al modo di camminare che aveva: claudicante. I tacchi non erano stati affatto una buona scelta, come del resto la corsa per non arrivare in ritardo, ma in quel momento non le importava: le bastava resistere ancora per poco, doveva riuscire ad arrivare al piano giusto, presentarsi a tutti, parlare con il grande capo e sedersi. Era sicura di riuscire a darsi il contegno giusto, non poteva assolutamente togliersi le scarpe, o forse sì una volta seduta...

Ogni cosa a suo tempo. La tenacia non le mancava. Furono fatte le presentazioni: non erano in molti, due vecchi redattori e una redattrice donna più grande di lei, con una chioma voluminosa tutta bianca, che l'accolse subito con un sorriso e questo le fece bene, i sorrisi erano sempre come un balsamo per la sua insicurezza. Le mancava soltanto di conoscere colui che avrebbe dovuto supervisionare il suo lavoro, e dal quale sarebbe dipeso, forse, anche il suo futuro. Il contratto a termine infatti poteva benissimo rivelarsi un trampolino di lancio per gli anni a venire. "Chi ben comincia è a metà dell'opera" le ripeteva sempre la nonna: a volte i detti popolari le davano quella speranza in più che non guasta mai.

La fecero accomodare ad una scrivania, quella vicina alla finestra che dava sul cortile interno: non era ben esposta ma il solo fatto di poter guardare fuori le dava un senso di libertà. Si immaginava già ad osservare le nuvole mentre pensava ad un titolo ad effetto e al suo nome in fondo al pezzo. Si sentiva in cima al mondo, niente e nessuno avrebbero potuto fermarla. La frenata purtroppo fu brusca,  di quelle che lasciano i segni dei pneumatici sull'asfalto.

Il bello doveva ancora arrivare, e lo stop era vicino, molto vicino.

Sentì uno squillo dal telefono che aveva sotto gli occhi, rimase subito piacevolmente colpita: chi poteva cercarla? Era appena arrivata, "che bello", pensava, lo squillo però sembrava perentorio, dal telefono proveniva un suono acuto. Esistono quelle telefonate che già dallo squillo non fanno presagire niente di buono: quella telefonata era una di quelle. I redattori si scambiarono un'immediata occhiata, già sapevano che Mia avrebbe avuto una sorpresa, ma non potevano certo immaginare che tipo di sorpresa sarebbe stata per lei. Un uragano avrebbe sicuramente fatto meno danni. Una tempesta, un cambio di correnti gravitazionali... niente sarebbe stato più come prima. In un primo momento, talmente presa dalla stupore, si limitava solo ad osservare il telefono scalpitante: fu la donna di fronte a lei ad invitarla con lo sguardo a rispondere. Finalmente rispose, le sembrava che la cornetta fosse bollente sotto le sue mani, dall'altro capo del filo c'era il capo, che le chiedeva di raggiungerlo nel suo studio, con il tono più autorevole, freddo e asciutto che avesse mai sentito. Le bastarono giusto giusto quelle poche parole per capire che si sarebbe trovata di fronte un osso duro. «Signorina Di Porto,la aspetto nel mio ufficio».

Il calore si stava impossessando del suo corpo, un calore fastidioso che preveniva il malessere dell'inadeguatezza: doveva assolutamente calmarsi, fermare quella sudorazione che le si attivava, repentina,in momenti come quelli.

Non poteva farci nulla, ci aveva lavorato molto ma il training autogeno non era servito a nulla e quando le iniziavano a sudare i palmi delle mani la figuraccia era alle porte. Si alzò dalla sedia con tutto il coraggio che le era rimasto, con l'obbiettivo in testa di non farsi abbattere.


Non è poi così maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora