Vita di redazione

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La redazione cominciava pian piano ad animarsi. Nel frattempo i due continuarono con lentezza a conoscersi. «Mia, questo è il tuo primo contratto a termine? Come ti sembra Roma?» chiedeva curioso Aldo. «Sì, questo è il primo mio contratto, sono anni che collaboro ma solo adesso mi è capitata questa occasione straordinaria e l'ho colta al volo» sospirando. Mia continuò il discorso: «Non avrei potuto desiderare di più. Devo ringraziare il mio capo precedente, Alberto: è stato veramente troppo gentile con me. Gliene sarò grata per sempre, ha fatto tutto quello che era in suo potere per farmi fare questo periodo di prova. Ha creduto in me e io non voglio deluderlo! »,

Aldo ascoltava curioso:«Scusa,ma parli di Alberto Pessi, proprio di lui?!?». Mia sorpresa rispose: «Sì, lo conosce... conosci?». Aldo voleva che lei gli desse del tu, ma Mia aveva problemi in proposito. «Ahahaha - si fece una grossa risata - ma scherzi? Alberto ed io... abbiamo iniziato insieme a fare questo mestiere, l'ho sempre detto che il suo era "un occhio di lince", lui non sbaglia mai nello scoprire talenti». Mia ne rimase sorpresa, non aveva capito che Aldo era un giornalista anche perché non si era presentato come tale. Le sembrava più un lettore in attesa di essere ascoltato per farsi fare un articolo. La mettevano in confusione le novità: arrivare lì e trovare uno sconosciuto l'aveva destabilizzata, in più tutte le volte che qualcuno le faceva complimenti arrossiva e la metteva in vero imbarazzo. «Ti ringrazio, ma non esageriamo: la strada è ancora molto lunga e sinceramente la paura di sbagliare è molta», rispose in tutta fretta.

Aldo continuava ad avere stampata in volto quell'espressione di chi  sapere sempre di più. E Mia gli stava dando soddisfazione: rispondeva sinceramente alle domande che lui le poneva, in più parlava di se stessa anche senza che le chiedesse niente. «Sai, Mia: stamattina, mentre facevo colazione, ho avuto modo di sfogliare il giornale ed ho letto il tuo articolo, ti volevo infatti fare i complimenti. Hai trattato un tema piuttosto ostico in modo professionale, senza fronzoli e in maniera neutra. Brava! Non è da tutti, specialmente all'inizio». Mia era felice per quello che le aveva appena detto: le si stampò immediatamente sul volto un sorriso smagliante.«Sicuramente il tuo nuovo capo ti ha voluto far rompere il ghiaccio in maniera decisa: se scali subito un vetta altissima e riesci nel tuo intento,quella che troverai di nuovo sulla tua strada non ti farà più paura. Teo è un campione in questo, devo riconoscerglielo». Mia ebbe modo, dopo aver sentito questa ultima frase, di pensare a Teo ed al suo modo di fare: le si strinse il cuore, le aumentarono i battiti cardiaci, sentiva il sangue defluire veloce nelle vene. Pensò a quell'uomo, così capace di farle credere una cosa per un'altra.

Il giorno prima Mia pensava che le avesse voluto fare un dispetto: una sorta di iniziazione, le sembrava. Per di più non l'aveva considerata un attimo, delegando tutto il supporto a Rossella: ora ne capiva il motivo. Lo aveva fatto per lei, per farle acquisire sicurezza, quella sicurezza indispensabile per chi decide di intraprendere quella strada. Il posto che occupava nel suo cuore stava aumentando sempre di più, inesorabilmente, quasi ingiustamente, pensava, sospirando, Mia.

Il vecchio giornalista mentre parlava continuava a controllare l'orologio impaziente. Mia ad un certo punto prese coraggio e gli chiese: «Posso aiutarti? Sono nuova qui, ma se hai bisogno ti aiuto». Aldo borbottando rispose, con il modo di fare, senza filtri: «Sto aspettando il mio figlioccio... ha chiesto il mio aiuto ed io non potevo certo rifiutarmi, sai gli amici servono a questo. Ieri sembrava che lo avesse morso la tarantola. Non riuscivo a calmarlo al telefono e sinceramente non è da lui». Mia non aveva capito di chi stesse parlando, tra l'altro a lei il giorno prima erano sembrati tutti calmi, l'unica agitata in preda ad uno sconvolgimento emotivo era lei.

Mentre pensava a questi particolari, arrivò Rossella tutta pimpante: con il suo vestito a fiori e le scarpe a punta non passava inosservata, manteneva intatta una bellezza quasi ottocentesca. Portava con sé allegria e si buttò tra le braccia di Aldo: «Qual buon vento, è una vita che non ti vediamo in redazione, sei un eremita. Non sei stufo di girare il mondo? Non staresti meglio qui al caldo d'inverno e al fresco d'estate? E poi adesso con Mia lavoreresti anche più volentieri, ahahaha» disse tutto d'un fiato.Questo era il loro modo di scherzare, di "flirtare". Mia avrebbe sicuramente capito che gli adulti hanno un modo diverso di porsi quando si lavora tutto il giorno insieme e si supera una certa età cadono molte inibizioni anche verbali.

Aldo ricambiò il suo abbraccio e in tutta risposta disse: «Sinceramente,fino a ieri, ti avrei risposto che preferivo viaggiare. Ma dopo aver visto Mia preferisco la redazione» e finì il discorso con una grassa risata, mentre a Mia continuava ad aumentare il rossore.

Aldo proseguì il suo discorso, inconsapevole dell'imbarazzo che Mia provava: «Sono qui in veste di "medico", urge consiglio e visita, la chiamata è arrivata dall'alto ahahaha». Aldo aveva, innato, il dono dell'ironia. Non poteva farci nulla, gli veniva naturale, sparava battute alla velocità della luce. Non era facile stargli dietro, segno che lo distingueva dagli altri. Era, in più, molto sincero. La verità prima di tutto, quindi riusciva a spiazzare tutti disarmandoli.

«Scusate se disturbo la vostra conversazione: si sentiva ridere dal corridoio...». Teo arrivò di sorpresa e disse quelle parole con tono tagliente: «Eh...ma come sei severo, rilassati, è mattina, prima che arriviamo a stasera non vorrai neppure sentire respirare, via rilassati».

Aldo sembrava non temere minimamente l'opinione di Teo, anzi: lo guardava fisso negli occhi con un'espressione che spaziava tra il divertito e l'affetto profondo. «Caro Teo, non ti ho insegnato nulla: che toni usi di fronte a due belle signore come quelle che sono qui con noi...che c'è, non hai fatto colazione? Ti manca lo zucchero nelle vene,che serve per addolcirti, o ti manca la presenza di una donna che ti scaldi il cuore?». Aldo rivolse lo sguardo verso Teo con il sorriso di chi la sa lunga. Teo si sentiva punto nel vivo e si stizzì un po': «Non sei ancora cresciuto nulla, mi sento più vecchio di te di mille anni, beato te che mantieni la tua voglia di scherzare sempre,se sei venuto per me andiamo nel mio ufficio, ché devo parlarti...». Ecco, aveva ottenuto l'effetto contrario: neppure un sorriso, solo un rimbrotto.

Mia ascoltò il dialogo in religioso silenzio, non riusciva a capire se scherzassero o se ci fosse in atto una piccola lite, fatto sta che Teo la salutò appena: «Buongiorno, Mia», degnandola solo di uno sguardo rapidissimo che a lei bastò per farle mancare il fiato e per farle salire un calore fortissimo.

Lui,invece, non sembrava particolarmente colpito, aveva sempre quell'espressione quasi sofferente, e prima di andare nel suo ufficio con Aldo si girò verso Rossella: «Ho una cosa urgente da discutere con Aldo, cerco di liberarmi al più presto... tu nel frattempo fai i giri di nera, fatti aiutare da Mia, Mauro e Diego sono in tribunale a seguire due cause, quelle sull'evasione fiscale, arriveranno nel pomeriggio». Finito di parlare, si voltò di scatto senza aspettare neppure la risposta e si chiuse dentro il suo ufficio.




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