Parigi

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L'entusiasmo stava prendendo il sopravvento. Sapeva di potercela fare, tutto sarebbe rimasto solo un ricordo. Mia lo ripeteva continuamente a stessa, per poterci credere veramente.

Del resto, il tempo passato con lui non era stato molto: erano state davvero tante le volte che il professore trovava scuse per non vederla.

Lei si era accorta di essersi innamorata dell'immagine che si era fatta di lui. La vera natura del professore era ben diversa da come Mia se l'era immaginata, da come l'aveva desiderata. Non voleva credere di essere stata importante per il suo bel filosofo perché quella consapevolezza avrebbe reso tutto più difficile, l'avrebbe tenuta legata a lui. E lei non poteva permetterselo.

Lui stava realmente soffrendo ma si doveva rassegnare.

Mia arrivò a Parigi tra mille peripezie, stanca, ma piena di voglia di fare. Il tempo a sua disposizione non era molto: l'università non poteva aspettare troppo. Ma era decisa a vivere appieno la poesia di quella città.Era tutto così diverso dalla sua quotidianità, sembrava tutto così irreale: la musica, i colori dei pittori ai lati delle strade, la lingua che sentiva parlare dai passanti... le sembrava di vivere un'altra vita.

Si sentiva più forte,non si era dimenticata del suo professore ma avrebbe sicuramente cercato di evitarlo: non avrebbe più avuto nessuno approccio, non voleva rovinare quello che poteva essere il futuro di una creatura non ancora nata.

Era tutto difficile ma ci sarebbe riuscita. Trascorse due settimane fantastiche, rigenerative.Aveva conosciuto diverse persone, anche italiani in "fuga" come lei, molti cercavano un futuro come artisti-pittori-musicisti d istrada.

Ritrovò perfino una ballerina originaria della sua città, non si vedevano dai tempi delle elementari, la danza l'aveva tolto l'infanzia, per questo non si erano più incontrate.

Con lei andò a teatro,in giro nei musei, non si fermava mai, aveva le gambe stanche ma questo non la fermava, la sensazione di dolore e fatica fisica agiva su di lei come una medicina, leniva le sue ferite.

Tutto quello che faceva lo appuntava sul suo diario di viaggio, le sarebbe sicuramente servito un giorno, quando avrebbe scritto un suo libro, ne era sicura.

Poi arrivò il giorno della partenza: gli abbracci non erano mai abbastanza, era stata pochi giorni ma i legami che aveva stretto erano forti. Le difficoltà aiutano. L'amore verso il professore non era svanito, era lì nel suo cuore, in angolo buio: non avrebbe più acceso quella luce. Ne era sicura.


NOTA: la foto in copertina è tratta dall'album "Parigi" di Enaj Erey


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