Per le strade di Roma

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Dopo aver portato le borse nel pianerottolo della signora si dileguò in  tutta fretta: sentiva il desiderio di uscire per "respirare"Roma. In più la muoveva il desiderio di arrivare alla prima edicola per acquistare una copia del giornale ancora calda di stampa.

Non le mancava mai il sorriso, neppure quella espressione di meraviglia che le faceva ormai da cornice. Non faceva altro che guardarsi intorno ad ammirare profondamente quello che vedeva nello sfondo. Il Colosseo così imponente, così forte, i fori , i templi.

Quello che la circondava. Era tutto una vera scoperta le bastava guardarsi intorno per sentirsi appagata, le piaceva osservare i commercianti che si adoperavano per sistemare i gadget nei loro piccoli negozi.Camminava sempre con lo sguardo attento: le era sempre piaciuto osservare ciò che la circondava e cogliere le sfumature che lasciavano indifferenti i più. Trovò una piccola edicola lungo la strada, prese il suo giornale e si avviò tutta soddisfatta. Si era preparata una cartina ben precisa per non perdersi, andava svelta verso le metà non vedeva l'ora di poter rientrare in quel piccolo bar vicino alla redazione per poter fare la sua seconda colazione,quella vera, per fortuna il cafè aveva superato l'esame cappuccino.

Arrivò a destinazione tutta trafelata, non si era accorta di aver perso troppo tempo nei vicoletti, aprii la porta del locale e fu come catapultata in un sobborgo di Londra.

La musica in sottofondo la inebriò, la radio stava trasmettendo una canzone dei Joy Division, "Love will tear us apart": lo ricordava il testo... ed anche la melodia, sembrava che fosse stata trasmessa appositamente per lei, forse era un segno, lei aveva paura dei segni premonitori. E quello era chiaro come uno stagno senza fango:"l'amore ci farà a pezzi", questo diceva il titolo della canzone. E Mia aveva paura dell'amore, aveva paura di quel sentimento che sentiva crescere per Teo, aveva paura di di rimanerne stritolata.

Il barista in quel momento era intento a preparare caffè per un gruppo di signore e lei si mise ad aspettare il suo turno per poter ordinare, con lo sguardo perduto su un punto qualsiasi del locale, l'orecchio teso ad ascoltare il testo della canzone. Si perse nei suoi pensieri.

Sì,Mia era terrorizzata dall'amore, non voleva più farsi del male ma a volte il cuore va oltre la ragione. Il sentimento lo si può paragonare ad un fiume in piena, quando sale non lascia scampo:esonda, spacca gli argini e lei ne era consapevole e non voleva chele si spezzasse il cuore. Prima di rivedere Teo era riuscita benissimo a tenere a bada ogni emozione. Era diventata come un vulcano a riposo, il fuoco non si era spento ardeva in attesa di eruttare.

Il barista si liberò e posò gli occhi su Mia con un espressione interrogativa: «Signorina bella che le posso preparare?». Mia con un sorriso smagliante rispose soddisfatta: «Un cappuccino con tanta schiuma e un croissant per favore, e lo zucchero di canna». Il barista la osservava curioso: «Sarà pronto in un attimo».

Si sedette in un posticino appartato, vicino ad una piccola finestrella che dava sulla strada: era un punto strategico, poteva osservare fuori senza essere vista. Le piaceva tantissimo guardarsi intorno,non le sfuggiva nulla. Si mise comoda, prese il giornale - quello messo a disposizione dal bar: il suo non voleva aprirlo, per non rovinarlo - e sorseggiò il suo cappuccio: riusciva a fare più cose insieme, guardava fuori e scorreva velocemente le pagine del quotidiano.

Il barista era un ragazzo simpatico ed anche molto carino: alto, in"forma", avrebbe tranquillamente potuto fare il modello, con i capelli lunghi rasta tenuti in alto con un ciuffo da samurai, le braccia muscolose tutte tatuate, che metteva in evidenza con magliettine dalle maniche corte molto aderenti, che non lasciavano nulla all'immaginazione. Infatti le donne che frequentavano il locale non rimanevano indifferenti al suo fascino. La sua voce poi era molto suadente e lui, consapevole del proprio fascino, lo esercitava convinto.

Mise gli occhi su Mia dal giorno precedente: lei dal canto suo non sembrava subirne il minimo fascino, non era assolutamente il suo tipo anche se gli riconosceva una bellezza particolare. Aveva la testa da un'altra parte.

Il bel barista cercò subito di approfondire con Mia senza timore di un rifiuto. «Ciao. Dai tuoi occhi si vede che sei nuova qui. Così belli non ne ho visti mai». A Mia quasi non andò il croissant di traverso, le sue guance si colorarono di rosso: «Ciao, sì sono nuova qui» rispose a monosillabi, imbarazzata: non sapeva che altro dire.

Il ragazzo si fece una sonora risata, si era reso conto di averla messa in imbarazzo e cercò di rimediare immediatamente:«Scusami se sono stato troppo diretto, sai noi romani siamo così. Molto aperti, veraci.Comunque mi chiamo Matteo... ah, non sono un maniaco». Mia si mise a ridere, gli era bastato scambiare con lui poche parole e gli era già molto simpatico, lo sapeva che i romani non l'avrebbero delusa. O almeno sperava.

Parlarono del più e del meno, il bar era stranamente deserto in quel momento,lui le stava spudoratamente facendo il terzo grado e lei gli disse di aver iniziato un periodo di lavoro con un giornale e senza timore di sembrare troppo audace gli fece dei complimenti: «Volevo congratularmi con te per il cappuccino ed anche per la musica che ascolti. Quando entro e sento quelle melodie mi sento come a casa».Lui la guardò con il sopracciglio alzato e le lanciò un sorriso: «Sono felice che ti piaccia questa musica: sai, sono un musicista, suono in una band, facciamo pezzi nostri e se ti va di venirci a sentire suoniamo stasera proprio qui».

Mia accolse l'invito con entusiasmo, avrebbe chiesto a Stefania ed al suo gruppo di farle compagnia. Pensò a quel barista, proprio niente male, lo vedeva veramente adatto alla sua amica Stefania. Si alzò per andare a pagare, ma il barista gentiluomo le offrì la colazione.«Offerta dalla casa per darti il benvenuto» le disse strizzandole un occhio. «Ti ringrazio, sei veramente gentile: avremo occasione di vederci spesso. Ciao, buon lavoro» e con un sorriso carico di gratitudine se ne andò verso l'uscita.



Non è poi così maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora