Rapporti col vicinato

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Mentre si avvicinava all'enorme portone dello stabile, si guardò intorno con attenzione: non aveva ancora avuto il tempo di farlo. Il Palazzo le piaceva, l'androne era molto ampio: al piano terra vi era ancora l'appartamento del custode. Vi erano tante piccole cassette per la posta tutte sistemate in ordine preciso, e come d'abitudine si fermò a curiosare per capire a chi appartenessero. Lo faceva sempre, era una sua curiosità lo studio dei cognomi. Durante il suo viaggio a Parigi era rimasta colpita perché nei citofoni aveva trovato solo numeri e c'era rimasta davvero male: non capiva il perché di tale"mancanza". Vide che il Palazzo era per lo più occupato da studi privati: un medico, un dentista, un notaio... "mica male", pensò. Nell'eventualità, aveva tutto portata di mano.

Aprì l'immenso portone di legno - per fortuna era ben messa perché per aprirlo era necessaria una forza quasi maschile – e si ritrovò difronte una signora anziana piena di borse, tutta affannata, con i capelli di un marrone scuro, tinti da poco, un rossetto rosso che non passava di certo inosservato ed un grosso neo bitorzoluto sulla fronte. La signora salutò Mia con curiosità, con il tipico interesse che si ha verso i nuovi inquilini, quello che porta di solito le signore più anziane a fare il classico e interminabile terzo grado. «Buongiorno signorina, lei è la nuova arrivata: che bella che è! È un piacere che questo palazzo si stia ripopolando di ragazzi giovani: era l'ora,qui l'età media va verso gli ottanta. Poi cosa vuole signorina...per la povera Stefania è una fortuna averla con lei». La signora non prendeva più fiato. Osservava Mia con insistenza e continuava a parlare: «Povera ragazza, quella Stefania. Speriamo metta la testa a posto: sa, qui per lei è un porto di mare...» e abbassando la voce con fare segreto continuò il discorso: «Ogni sera con un ragazzo diverso, senza la minima vergogna... ma lei mi sembra diversa signorina, non mette quei trampoli, no, lei è meglio». Mia la osservò divertita, sembrava uscita da un film a puntate sudamericano, in due minuti aveva sparato a zero sulla sua coinquilina senza aver neppure paura della conseguenze. E questa tranquillità le era data sicuramente dall'età che aveva.

«La ringrazio, signora, troppo gentile: ma mi raccomando, non si faccia sentire da Stefania, quando parla così di lei, potrebbe restarci male» le rispose Mia con un sorriso di comprensione. Provava sempre una forte tenerezza per gli anziani, le sembravano sempre così soli e consci della fine del loro viaggio: per questo si fermava sempre a parlare con loro, anche se andava di fretta.
Miasi offrì immediatamente di portarle su le borse, ottima scusa per riprendere l'ascensore che la faceva sentire come Sophia Loren.


NOTA: la foto in copertina è tratta dall'album "Roma" di Enaj Erey

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