La confessione

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«Pronto mamma, come stai? tutto bene? Quel testone di papà si è ripreso dall'influenza?». Mia quando telefonava alla madre non le dava mai modo di parlare per prima, la riempiva di domande. La madre attendeva paziente, conosceva la figlia. «Scimmietta, tutto bene, stai tranquilla, non voglio che ti preoccupi per me, sono in grado benissimo di cavarmela da sola» rispose in un soffio, «Scimmietta,hai qualcosa da raccontarmi? Perché sembra quasi, dal tono della voce, che ci sia qualcosa che non va! Non so, ti sento strana». Miasi chiedeva sempre come facesse la madre a capire tutto anche a distanza e dal tono della voce. «Mamma,tranquilla: va tutto bene, volevo solo sentire la tua voce,stamattina è uscito il mio primo articolo nella cronaca nera, te ne manderò una copia ma adesso vado, ti voglio bene mamma, tanto». La sua voce le serviva per ricaricarsi: non si sfogava con la madre, era pudica sulle sue cose, ma le bastava sentire la sua presenza, il suo amore, per sentirsi appagata. La telefonata le aveva fatto sentire la mancanza di casa, delle sue abitudini, della quotidianità fatta di piccola cose ma tutte prevedibili, mentre a Roma era tutto così nuovo, doveva iniziare da capo.

La porta di spalancò e dietro apparve Teo che posò immediatamente lo sguardo su Mia ed esclamò, con aria preoccupata: «Mia, tutto bene?Hai bisogno di qualcosa?» e non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi occhi che gli sembravano così tristi. Mia, mettendosi dritta sulla schiena e con un leggero imbarazzo, rispose: «Grazie,tutto a posto. Malinconia di casa, mi passerà, sono grande ormai».

Aldo e Rossella senza parlare si scambiarono sguardi eloquenti, si capirono all'istante e decisero di tacere. Mia e Teo avrebbero dovuto trovare la loro strada da soli: sì, loro potevano aiutarli in qualche modo indirizzandoli da "dietro le quinte", ma non potevano fare di più.

L'incontro tra Teo ed Aldo era durato più del dovuto, il tempo passava e con questo aumentava per Teo anche l'ansia di riempire dignitosamente le pagine di giornale.

Teo dopo quel veloce scambio di domande con Mia si voltò per dirigersi verso la porta ad aspettare Aldo. Nel frattempo il "vecchio giornalista" si era avvicinato a Mia per salutarla: «Cara Mia, è stato un vero piacere conoscerti, se avessi vent'anni di meno cercherei in tutti i modi di conquistarti... chi non lo fa è un fesso o è... lasciamo perdere, non voglio scandalizzarti troppo» e finì il discorso puntando lo sguardo furbo verso Teo, baciò il palmo della mano di Mia, abbracciò Rossella ed uscì di " scena".

Teo osservava Mia con la mano stretta in un pugno, era immerso nei suoi pensieri, scuoteva la testa e sembrava quasi infastidito dalla presenza ingombrante di Aldo .

Aveva paura che l'amico l'avesse messo in ridicolo di fronte a Mia e poi ci si era messa anche lei con quello sguardo disperato. Non poteva vederla così, e non si sapeva spiegare il perché: gli si affollarono nella mente questi pensieri nel giro di pochi secondi, il dolore nel vederla sofferente, la consapevolezza che lo aveva intuito senza neppure parlarle, il desiderio viscerale che aveva di vederla felice. Ecco quello che lo spaventava davvero, erano tutte quelle sensazioni nuove che provava, che lo inondavano, che gli lasciavano il fiato corto e il desiderio di starle sempre vicino, di parlarle,di sentirla ridere, e di toccarla, di baciarla e... di farla sua,solo sua.

Mia era quello che voleva più di ogni altra cosa al mondo, ecco lo aveva ammesso a se stesso. Parlare con Aldo gli era servito, lui era lì quella mattina per aiutarlo in questo: Teo era conscio di non riuscire a gestire le cose, si sentiva in balìa delle onde, si erano spezzate tutte le sicurezze, le sicurezze nelle quali aveva costruitola sua vita. "Le sicurezze non danno fregature, sono così e basta", pensava.

Aldo aveva ascoltato in religioso silenzio tutta la storia, annuendo ogni tanto e sospirando spesso: scuoteva la testa, non era di molto aiuto.Aspettava solo che Teo arrivasse da solo alla conclusione ormai palese, è così che fa un amico: ti aiuta a trovare la strada, non ti mette nella sua, non sempre è facile e il percorso è più tortuoso ma è sicuramente quello vincente.

Teo era stato sincero, aveva un vero bisogno di confrontarsi e poi si fidava ciecamente del suo mentore. «Non puoi immaginare cosa posso aver provato quando ha aperto la mia porta e lei era lì, con quello sguardo spaesato: ho visto un lampo nel suo sguardo... mi sono dovuto appoggiare alla scrivania, ho cercato in tutti i modi di mascherare le mie emozioni, spiegami com'è possibile tutto questo, spiegamelo tu che sai sempre tutto?». Teo aveva alzato gli occhi verso Aldo,sembrava quasi che volesse una risposta, ma aveva continuato incalzante il suo soliloquio: «Ho sentito una scarica elettrica al tocco della sua mano, le sue labbra erano così invitanti che il desiderio di baciarle stava prendendo il sopravvento. Non so perché poi - mi capisci - quando la guardo io capisco a cosa pensa! Dimmi poi - continuava come un treno in corsa il suo discorso - come faccio a gestire la cosa, è inconciliabile con la mia posizione, rischierei di rovinarle la reputazione, ti immagini le chiacchiere di corridoio... arriverebbero fino ai "piani" alti e non posso permetterlo. Lei deve rimanere fuori da questi giochetti», finì che era esausto.

Aldo senza peli sulla lingua gli aveva risposto senza troppi giri di parole: «Posso parlare... me lo concedi dottorino? Penso che la risposta sia già arrivata da sola. Dei colpi di fulmine ne hai mai sentito parlare? Beh, questo ne ha tutte le caratteristiche, l'unica cosa che ho da dirti io è di fottertene di tutto quello che possono dire gli altri all'interno di questa azienda, tanto parlerebbero comunque » e dopo una breve pausa aggiunse «poi da quello che ho visto io Mia sarebbe in grado di sostenere una "montagna", ha del carattere. Due chiacchiere di corridoio non la scalfiranno di sicuro,vivi la tua vita e fregatene di tutto... basta pensare alle conseguenze... affronta il problema quando ti si presenta di fronte »e aveva inarcato il sopracciglio in attesa di cogliere un suo pensiero in proposito, che non aveva tardato ad arrivare. «Ci penserò, ma devo riuscire a tenere le cose sotto controllo: non la metterò alla berlina, stanne certo». Con la mente era arrivato a questa conclusione, ma non con il cuore, con quello era da tutt'altra parte: la sua sicurezza traballava ma non mollava, e lo faceva solo per lei.



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