La pizzeria

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Uscirono finalmente dalla redazione, arrivarono alla pizzeria in un attimo, nel frattempo Mia riuscì a chiamare Stefania per avvertirla che il rientro a casa era ancora lontano.

Il profumo di pizza appena sfornata la raggiunse in un attimo, le gambe cominciarono a tremarle, vedeva il cibo come se fosse un miraggio e si girò verso Rossella che sembrava tranquilla, non dava alcun segno di stanchezza e non sembrava neppure che avesse fame... "beata lei", pensò. «Rossella, potresti togliermi una curiosità? Come fai a quest'ora a non dare segni di cedimento? Non sembri attratta dalla pizza come lo sono io». Rossella sorrise, anche lei agli inizi pensava la stessa cosa dei colleghi più anziani, li invidiava tantissimo. «Mia ti abituerai anche tu come abbiamo fatto tutti, anche se da quello che ho potuto notare oggi mi sembri una ragazza dal buon appetito: fai venir voglia di mangiare anche a me, dovresti concederti delle pause durante il giorno, ti serviranno per rendere meglio. Dai retta ad una vecchia gallina come me». Mia si mise a ridere, sicuramente a Rossella non mancava il senso dell'umorismo, era sempre pronta alla battuta e durante la giornata l'aveva sentita ridere spesso. Peccato che lei non fosse riuscita ad interagire con nessuno, era troppo presa dal lavoro.

Diego e Mauro non si fecero aspettare molto: Teo li aveva lasciati andare, avrebbe chiuso lui le pagine e si sarebbe occupato anche del giro di "nera", doveva fare interminabili telefonate alle forze dell'ordine per sapere se vi erano morti sospette o rapine in giro per la città. Mia non riusciva a capire come potesse quel povero ragazzo reggere un ritmo del genere, lei era distrutta e non aveva fatto nulla rispetto a lui.

La cena trascorreva tranquilla e gli argomenti di cui parlare erano molti. Mia poneva domande continuamente, la stanchezza le era passata per magia e rideva nel sentire i loro racconti: episodi buffi non mancavano di succedere in quella redazione. Cercava di immagazzinare tutto, non le sfuggiva neppure una virgola. Andarono avanti per un tempo incalcolabile.

Si era fatto davvero tardi, stavano per chiedere il conto, quando videro comparire sopra le loro teste Teo. «Qual buon vento capo, non ci hai mai degnato della tua presenza» esordì Mauro: erano abituati a scherzare con Teo, rispettavano il suo ruolo ma era pur sempre un"ragazzo" di fronte a loro e questo consentiva di prenderlo un po' in giro. Teo si divertiva, sorrideva alle loro battute, il clima era cameratesco.


NOTA: la foto  in copertina è tratta dall'album "Roma" di Enaj Erey

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