Mia chiama Nora...

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Arrivò alla sua fermata in breve tempo. Scese e prese in mano il telefono. Decise di chiamare Nora, amica fidata, per raccontarle della novità inaspettata. Nora rispose dopo diversi squilli: era sempre presa, anche lei, da mille impegni, ma non per questo si erano allontanate. «Ciao! Qual buon vento, scimmietta? Com'è stata la prima mattina? Spero che vada tutto bene». Scimmietta era il nomignolo che le avevano i suoi genitori dato dopo una recita alla scuola materna e le era rimasto cucito addosso malgrado Mia non lo sopportasse. «Ci sono novità, non ci crederai mai, non puoi immaginarti, sono tutta scombussolata, non capisco più nulla... una catastrofe!». Nora conosceva benissimo Mia, erano amiche dall'infanzia: l'aveva aiutata a rialzarsi dopo le cadute più dure, per questo si era resa conto che l'amica era nel caos mentale più totale, appena visto il suo nome sul display.

Una loro abitudine: se avevano un problema, erano sempre pronte ad aiutarsi, c'erano l'una per l'altra. Nora, quindi, sapeva benissimo quello che doveva fare: rimettere in carreggiata i pensieri di Mia. «Adesso calmati e raccontami tutto». Mia non tralasciò alcun dettaglio nel racconto che fece all'amica, questa annuiva e biascicava parole, si prese del tempo. Sapeva benissimo che la situazione poteva sfuggire di mano a Mia: perdeva di obiettività, e poi se prendeva una direzione non tornava più indietro, come con il professore. «Prenditi del tempo, non essere affrettata nelle conclusioni: probabilmente non ti ha davvero riconosciuta, mica tutti posseggono la tua memoria d'elefante! Calma, Mia, calma». Mia si fermò a riflettere si convinse che Nora potesse avere ragione. Le due amiche parlarono fino all'arrivo in tribunale di Mia. «Devo salutarti, ho una grana oggi che neppure ti immagini, il pm mi aspetta e sono in ritardo». La telefonata si concluse così, lasciando Mia leggermente più tranquilla.




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