La famiglia

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Una volta tornata con i piedi per terra, cercò di comunicare alla famiglia la propria decisione. Prese il coraggio a due mani durante una cena in giardino,era una calda serata di maggio, il profumo dell'erba tagliata era ancora nell'aria, le zanzare non avevano ancora fatto il loro arrivo.La notte era illuminata dalle candele colorate che Mia adorava collezionare, se profumavano era ancora meglio: sembrava la serata perfetta, i suoi genitori erano sereni.

Il babbo aveva appena fatto ritorno dal lavoro, passava le sue giornate in un piccolo negozio di ferramenta avuto in eredità dal proprio padre. Aspettò che tutti fossero seduti ed esordì facendo i complimenti alla madre per la cena: il pollo con le patate di quella sera superava di gran lunga quello fatto fino a quel momento e anche il succo alla pesca non era stato mai così gustoso.

Fu con quell'ultima osservazione che la madre cominciò ad avere i primi sospetti, come lei anche il padre cominciava ad aspettarsi qualcosa di "forte"dalla figlia.

Mia era consapevole dei desideri che i suoi genitori avevano per lei, la vedevano già un avvocato di grido, un medico affermato, ma giornalista proprio no,quello era un lavoro da uomini, all'inizio mal pagato, in più sapevano che sarebbe stato difficile entrare a far parte di quella"casta" fatta solo di figli di. Loro non erano nessuno. Mia si ricordava di tutte le discussioni avute con loro in precedenza,quando lei provava ad esprimere il desiderio di diventare una cronista.

Loro in tutta risposta le facevano l'esempio di un figlio di un loro caro amico, che alla veneranda età di quaranta anni suonati, non era ancora sistemato e che a causa degli orari così pressanti non era riuscito neppure a trovare dell'altro. Ma ormai la decisione era presa, sapeva di arrecare a loro un'altra delusione, ma era decisa nel perseguire il suo sogno, e nessuno, neppure loro avrebbero potuto ostacolarla.

Gli orari non le interessavano, come neanche la lunga attesa per l'assunzione: lei voleva scrivere di cronaca, voleva schierarsi dalla parte di chi non ha una voce, sostenere cause perse in partenza, prendersi le offese ma anche i complimenti per il lavoro svolto, se questo era ben fatto.Pensava inoltre che non sarebbe stato davvero poi così male prendersi tutte quelle responsabilità pur di aiutare qualcuno.


Non è poi così maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora