Bisognava trovare la soluzione a queste strane sparizioni. Impazzavano le voci riguardanti gli alieni, chi invece presagiva strani movimenti del governo. E poi c'ero io, che non mi interessava granché della situazione; peccato solo che tra le persone scomparse c'era la mia famiglia.
Chiamai nuovamente Munch, ma non si presentò. Trovai solo il suo collare davanti alla cuccia, e una strana bruciatura sul terreno. Non riuscivo a trovare una spiegazione. Pensai a girare per tutta casa, in cerca di qualche indizio. Controllai ogni singola stanza, persino la mia, ma niente. Alla fine, dopo aver controllato anche il solaio e la taverna, restava una sola stanza. Quella di mio fratello. Odiavo il pensiero di entrarvi, e di trovare ogni sorta di arredamento raffigurante qualcosa del mondo dei videogiochi. Presi ugualmente coraggio, e aprii la porta.
La teoria si dimostrò ben presto fondata. Il suo letto, ancora disfatto, con una coperta dalla fantasia di uno e zero. Una libreria piena zeppa di videogiochi, mentre sui muri c'erano fogli di carta scritti a penna di trucchi, mappe, scorciatoie e guide. A terra, diverse action figure di personaggi del mondo digitale. Persino il lampadario raffigurava diverse pistole, opportunamente modificate, di una determinata serie di alieni. La cosa che uscì dalle mie labbra fu: "Che orrore!". Era veramente orrendo vedere come una persona possa perdere la ragione e seguire quello che i magnati dell'industria videoludica dettavano.
Non avendo trovato indizi, pensai che la chiave di questo strano misfatto risiedesse nel nuovo videogioco. Mi avvicinai, anche se riluttante. C'era tutto il kit. Visore, guanti e cavigliere. C'era un altro pezzo che non avevo visto il giorno prima. Sembrava uno strano oggetto da posizionare sul petto. In quel momento mi squillò il telefono. Era Jeena.
"Pronto?".
"Ho bisogno che tu venga qui. Credo di essere in pericolo".
"Tra dieci minuti sarò lì".
Come chiusi la conversazione, cominciai ad avvertire che qualcosa in questa storia non quadrava. Chiusi al volo la porta, senza dimenticare le chiavi. Inforcai la bici di mia madre, marroncina con striature nere, e mi diressi verso casa di Jeena.
Mi bastarono cinque minuti, poiché tagliai per il parco e un cantiere in costruzione. Senza fare attenzione, mollai la bici sul selciato di casa, e bussai alla porta. Vidi lo spioncino aprirsi, per poi vedere la porta aprirsi a sufficienza, afferrarmi per il bavero e tirarmi dentro casa.
Non avevo mai visto una ragazza agire in questo modo. Mi trascinò nel salotto, e lì restai sorpreso. Strane tracce di colore argento venivano fuori dal televisore. Guardai intorno, e vidi dei fili. Anche lì. La console della CellSoft. Era correlato? Forse.
Jeena era lì che mi fissava, il suo sguardo perso nel vuoto, immobile. Come se vedesse cose che il normale occhio umano non potrebbe scrutare...A un certo punto, avvenne l'impensabile. Jeena, come se fosse controllata da qualcosa, o da qualcuno, iniziò a indossare il kit nella sua interezza. Il piccolo oggetto da posizionare sul petto, quasi fosse radio comandato, si pose sul petto della ragazza, ormai in trance. La presi per le spalle e cercai di scuoterla. Per tutta risposta, mi arrivò uno schiaffone, tanto potente da farmi arrivare dall'altro lato della sala. Rialzandomi a fatica, anche a causa del dolore ricevuto, Jeena mi fece sorprendere e spaventare nello stesso momento. Il volo che mi fece fare la ragazza fu talmente potente da farmi sfondare un pezzo di muro. Purtroppo non feci a tempo a realizzare. Jeena si avvicinò al televisore e, allungando la mano, qualcosa la prese per il braccio e la trascinò al suo interno. Sentii le urla di lei attenuarsi, mentre la TV si spense nuovamente.
Non ci potevo credere. Mi pizzicai diverse volte, nella speranza che fosse solo un brutto sogno. Purtroppo non lo fu. E se questo fosse stato lo stesso scenario di tutto il pianeta, di chi avesse acquistato quella dannata console? Senza più pensarci, tornai a perdifiato verso casa. Saltai giù dalla bici mentre ancora era in movimento, facendola sbattere all'albero di casa. Stavo perdendo tempo a prendere la chiave di casa tra le tante del mazzo, quando notai che la porta era aperta. 'Maledizione' pensai 'che qualcuno stesse tentando di saccheggiare casa?'. Presi una scopa, e cominciai a girare per casa, cercando di fare meno rumore possibile. Non vi nascondo che la paura mi stava dominando. Mi affaccio verso la cucina, e vidi qualcuno girato di spalle. Un lungo impermeabile nero, con una lunga striscia argentata sul fianco. Prima di potermene accorgere, mi arrivò un colpo violento sulla nuca. Poco prima di svenire sentii dire al misterioso individuo: "E con questo siamo a cinque. Sigilliamo la casa e portiamolo alla base per la missione...".
"Missione? Cosa...stava...succ...?
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D.S.P. (Progetto sospeso)
Science FictionCosa potrebbe succedere se un ragazzo, che prova avversione per il mondo digitale, fosse costretto ad avvalersene, per risolvere il mistero delle numerose scomparse dal suo paese e del mondo? Amici, parenti... Persino suo fratello, sua sorella, i su...