Come ci materializzammo nel piazzale, venimmo circondati da guardie e da una cortina elettrica, che prese la forma di una gabbia. Non mi azzardai neanche lontanamente a toccare quelle barriere percorse dall'elettricità. Seppur fosse un maledetto videogioco, di certo le sensazioni visive, di controllo e, sfortunatamente, del dolore erano troppo reali, ed era ovvio che si ripercuotevano sui nostri corpi, sedati e lontani da quella dolce cosa che era la realtà, quella vera. Le guardie erano simili a quello che avevamo visto nel villaggio dell'antemondo, con la differenza che il loro vestimento era completamente argenteo, armi comprese. Ci davano le spalle, e Demetra odiava questa sorta di scortesia, così come l'aveva recepita. Anche in questo caso, avevo capito la differenza tra chi interagiva con noi.
Mi stavo rendendo conto che c'era una regola semplice, ma alquanto importante: tutto si basava sulla sopravvivenza. E quelli che non avevano alcun segno di soprannome, non solo non erano in pericolo di esser contagiati, ma erano decisamente più affidabili rispetto ai giocatori assorbiti, a prescindere dallo stato di contagio del giocatore.
Dal canto mio, mi veniva da pensare che stessimo imbrogliando, con quel siero che ci avevano iniettato. Se la malattia era parte integrante del contratto di gioco, di sicuro stavamo andando contro la programmazione. E forse era per questa ragione che la nostra avventura era iniziata in modo strano.
Si avvicinò quello che a prima vista sembrava il comandante della guardia, e su schermo comparve scritto: «Siete entrati nella cittadella di Mondo Argento, e per accedere come team è necessario tenere in vista il vostro stendardo.»
Che accidenti voleva questo ammasso di bit e byte?
Uno stendardo? Troppe sciocchezze per un gioco, troppe richieste stupide e inutili. Ci venne dato un drappo bianco, (digitalmente parlando) sul quale disegnare il nostro marchio di riconoscimento. Ci radunammo in cerchio e cominciammo a discutere sul simbolo da adottare. Mentre Riccardo e Gerald votavano per la spada nella terra, Demetra protestava per adottare una serpe su sfondo viola, mentre io e il signor Baxter che chiedevamo per un marchio random, ricordando agli altri di non perderci in frivolezze. Alla fine, tutti fummo concordi per lo stendardo casuale. E, strano a dirsi, uscì uno sfondo verde e viola con la testa di un Fierolupo. Una volta soddisfatta questa condizione, il capo delle guardie ci obbligò a cercare un altro membro per il nostro Team, poiché era necessario creare un clan con almeno sei membri.'Che accidenti...!' pensai. Alla fine, lo stesso NPC spiegò che non potevamo uscire dalla cittadella finché non trovavamo il sesto membro del team, e poter così affrontare le missioni in terra esterna, così come chiamavano la parte situata al di fuori di Argentia, la città dove ci trovavamo. Ci indicò di andare al Bazar di Serpematta, il pazzo col cilindro. Pensavo fosse un gioco di parole creato a caso, una fantasia poco riuscita di uno dei programmatori. Chiesi agli altri di aspettare fuori, volevo rendermi utile al team piuttosto che essere un peso. Acconsentendo entrai nel locale, ignaro di cosa mi aspettasse all'interno.
C'è n'erano di ogni forma, colore e dimensione. Energumeni, smilzi, armieri, ciccioni e animali antropomorfi, e qualsiasi genere di avatar si potesse immaginare.
Mi diressi titubante verso il bancone, mentre musica stile country e l'atmosfera da saloon del west la facevano da padrone. Avvicinatomi al bancone chiesi: "Cerco qualcuno che possa completare la mia squadra..."
Il barista, forse per la confusione che si mischiava alla musica, probabilmente non mi aveva sentito. Ripetei al banco se c'era qualcuno disposto a completare il team. Venni nuovamente ignorato. Mi salirono i nervi e lanciai un urlo. Solo che non seppi controllarmi, e lanciai un ruggito molto potente, da bestia selvaggia, e stavolta ottenni non solo l'attenzione del barista, ma anche quella degli astanti.
Mi accorsi che gli effetti del mutacorpo si potevano usare anche al di fuori della trasformazione totale in Fierolupo. Chiesi una terza volta per la disponibilità di qualcuno, ma non feci a tempo a completare la frase, quando qualcuno mi appoggiò la mano sulla spalla e mi disse: "Se ti serve qualcuno, io sono il vostro uomo".
Feci apparire la schermata di gruppo, materializzai un cristallo, dandolo al barista come pagamento, dopodiché ottenni il marker del nuovo arrivato. Era un giocatore vero e proprio e non un NPC, ma sembrava così strano che non fosse infettato dalla malattia, o che se lo fosse, non lo dava a vedere. Rispondeva al nome di Emanuel, provenienza geografica Normandia, ruolo di gioco cecchino e esperto forgiatore di armi. Aprii la schermata delle abilità di combattimento, notando che aveva imparato quattro diverse abilità da pergamena, le stesse che avevamo trovato nell'antemondo. Una di queste era una pergamena d'oro, perciò pensai fosse molto forte. Un ottimo acquisto, che portai prontamente fuori. All'improvviso sentii un sibilo leggero, di qualcosa che perforava l'aria. Mi spostai prontamente di lato, vedendo incastrarsi alla parete un pugnale seghettato. Uscii lo stesso da quel posto di matti, e di fianco alla squadra c'era il capo della guardia che rilasciò prontamente gli altri membri della squadra."Piacere, mi chiamo Emanuel".
Tutti gli altri si presentarono e fecero conoscenza con il nuovo arrivato.
Una volta soddisfatte tutte quelle regole sciocche che facevano solo perdere tempo dall'obiettivo primario, ci dirigemmo verso la bacheca. Si era sbloccata nel momento in cui si era aggiunto Emanuel nel gruppo. Sentimmo arrivare un messaggio da Acid, e non potevamo farci scoprire da chi non c'entrava nulla con noi cinque. Così chiesi a Emanuel di cercare un paio di missioni da eseguire l'indomani. Appena fu abbastanza lontano, aprimmo il messaggio, solo per scoprire che qualcosa nel siero era andato storto, lasciandoci una protezione sufficiente solo per quattro ore, a discapito delle undici conosciute in precedenza. Eravamo nel panico tutti e cinque. Cosa sarebbe successo se fosse scaduto il tempo di immunità al virus del gioco?L'orologio, posto al centro della città di Argentia suonò, segnando l'inizio del periodo notturno. Mi agitai all'idea di ritrasformarmi in Fierolupo, e magari esser cacciato da qualcuno degli abitanti di Argentia. Come potevo fare? Stavolta seguii il mio cuore, esponendo ai membri del mio team come stavano le cose. Li radunai tutti e cinque, Emanuel escluso, e spiegai loro che avevo assorbito le abilità di una pergamena d'argento, che mi aveva donato l'abilità del mutacorpo, e la possibilità di trasformarmi in un Fierolupo. E chiesi loro di aver cura di me, nel caso la trasformazione mi avesse dato alla testa, facendomi perdere il lume della ragione. Ora come ora, bisognava serrare i ranghi e fare squadra comune.
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D.S.P. (Progetto sospeso)
FantascienzaCosa potrebbe succedere se un ragazzo, che prova avversione per il mondo digitale, fosse costretto ad avvalersene, per risolvere il mistero delle numerose scomparse dal suo paese e del mondo? Amici, parenti... Persino suo fratello, sua sorella, i su...