Finalmente eravamo giunti a Infynia, quello che, secondo le guide, rappresentava l'ultimo piano di Yggdrasil. Ma di sicuro non ci avrebbero steso il tappeto rosso.
Poco distante da noi, c'era un grosso ponte d'avorio, intarsiato di oro e argento. Torce elaborate stavano ai lati, e poco prima di quello che sembrava essere l'accesso sul ponte, c'era una seconda piattaforma, grande quanto l'area di una stanza di medie dimensioni. Come tutti e cinque fummo sulla piattaforma, quella precedente sparì all'istante, lasciando spazio al vuoto. Il nostro sguardo era rivolto alla prima delle dieci case, e vedevo svolazzare gli stendardi, rossi come il sangue, mentre gelida aria sbatteva contro la nostra faccia.
Un debole trillo cominciò a manifestarsi. Sembrava un trillo di sistema, una sorta di notifica. Aprimmo tutti e cinque il menù, e un segnalino sulla voce squadra. Ormai non temevo più quello che sarebbe successo, perché tutto sarebbe potuto accadere. Lo spazio, dove prima c'era il segnale del signor Baxter venne riempito da una figurina di un uomo con i capelli neri. Come se fossimo un tutt'uno, aprimmo la schermata dello sconosciuto 'membro' di squadra. 9999 punti vita, 99 punti energia, tutte le statistiche a 99, e il livello era a 98. Il significato fu chiaro, perfino per me che sono negato con i videogiochi. Costui era un hacker. Troppo alte le statistiche, troppo alti i suoi valori di gioco. Rispondeva al nome di LoneFather. Chi o cosa era restava un mistero. Non era con noi, non avevamo stretto un patto con lui. Sentii solo Riccardo che, stringendo i pugni e guardandomi, disse solo "Emanuel", mentre Gerald, con lo stesso approccio ma più controllato, disse "Alibi". Non ci stavo capendo niente, ma mi accorsi che questo aveva senso: e se 'LoneFather' era l'ennesimo tentativo del servo del burattinaio del gioco? Era strano, ma aveva senso. Un suono di riassetto.
Tutte le abilità cancellate. "Maledizione, il mio Tremilacalci!" urlò Gerald. Venne giù dal cielo, anche se era più corretto dire dal soffitto, una sfera luccicante. La stessa che ci aveva accolto all'inizio del gioco. Non era casuale questa.
"Come hanno provato le undici squadre prima di voi, adesso anche voi dovrete affrontare le orde infernali. Ogni casa ha un rappresentante, cinque generali minori e una vasta schiera di guerrieri asserviti".
E prima che qualcuno di noi potesse parlare, la stessa sfera continuò, dicendo:
"Ogni vostra abilità ottenuta fino ad ora che non appartiene all'uso delle armi da fuoco è stata disattivata fino a nuovo ordine. Per combattere in questo luogo, l'unico modo ammesso è l'uso delle armi".
Quindi la sfera lasciò il luogo, e tutti e cinque ricevemmo un cambio: eravamo vestiti con armature leggere da soldati. Le braccia pelose erano sparite. Non avrei più avuto modo di trasformarmi in Fierolupo. Gerald si vide la sua lancia trasformata in una balestra pesante. Jeena non ricevette modifiche, poiché già adoperava delle armi, quale Solitaire Hunter era. Riccardo non avrebbe potuto più volare, ma in compenso, ricevette l'accesso all'uso delle armi di grosso calibro, e la prima che gli venne data fu un lanciarazzi. Io mi ritrovai tra le mani due pistole grosse, anche più di quanto potessi immaginare, mentre Demetra armeggiava con granate e un fucile a pompa. Tutta roba pesante, pensai. Con uno sguardo di intesa, iniziammo a incamminarci nel ponte. Vidi da lontano spalancarsi le porte della prima casa, e un grosso polverone sollevarsi. Questi erano i nemici che si stavano approcciando.
Vidi da lontano l'orrore: Exhuma completamente impazziti, ricoperti di qualche sostanza rossa, con denti sporgenti e deformazioni della peggior specie. Come un onda anomala, si stavano precipitando verso di noi. Demetra non si scompose, anzi. Prese due granate e, tolta la sicura, le lanciò appena prima che l'esercito di mostri ci passasse sopra. Un forte scoppio di entrambe le granate fece volare fuori da ponte un buon numero di nemici, alcuni disintegrandoli e rendendoli pixel sfuggenti come polvere, altri vennero sbalzati all'indietro. Gerald, come un pazzo isterico, prese la sua balestra e cominciò a sparare a raffica contro l'esercito inarrestabile. Riccardo, prendendoci gusto, prese la mira e sparò un razzo al centro della folla, provocando un bel botto e facendone volare via diversi, mentre Jeena correva addosso all'esercito, spianandosi la strada a suon di spari. Tutti quanti la seguimmo, in parte per il mix di adrenalina che dava l'imbracciare armi. Io ancora non avevo usato le mie pistole, ma appena vidi che due Exhuma stavano saltando addosso a Jeena, senza poterle lasciare il tempo di reagire, centrai quei due alle braccia e alle tempie rendendoli coriandoli digitali.
Appena mi resi cosciente di quello che avevo fatto, mi iniziarono a tremare le mani. Avevo commesso un crimine uccidendo qualcuno. Mi ero posto a giudice della situazione, e le pistole mi caddero dalle mani. Con uno schiaffo sulla nuca, Demetra mi fece tornare in me.
"Ricordati che questa non è la realtà. Fai ciò che non faresti nella vita vera!"
Aveva ragione. Se erano solo il risultato della mutazione digitale, e se si smaterializzavano, significava solamente che erano programmati.
Vidi uno di quei mostri strisciare a terra, come se cercasse di scappare da noi. Mi chinai su di lui, e vidi nel suo sguardo la paura. Aveva degli occhiali rotti, i capelli bruni arruffati, i denti sporgenti, e i suoi vestiti, escludendo che fosse andato fuori di senno, sembravano vestiti di un uomo d'affari. Leggevo nei suoi occhi che un briciolo di umanità era ancora viva, che ancora lottava dentro di lui, malgrado l'istinto animale che lo aveva controllato e che stava tentando di controllare in pieno. Potevo 'ucciderlo', se questo era il copione di gioco. Sarebbe bastato un colpo. Invece gli diedi solo un pugno. Non lo smaterializzai, ma gli lasciai solo due punti vita, sufficienti per non disintegrarlo. Ero ancora convinto che tutti quegli Exhuma affrontati finora erano esseri umani barbaramente schiavizzati dal sistema.
Eravamo davanti alle porte, simili alle porte di legno degli antichi castelli medievali, solo che erano dipinte di bianco, per non stonare con il colore primario di Infynia. Vento gelido veniva fuori dall'interno del palazzo.
Entrando dentro, c'era buio, a mano a mano che continuavamo a entrare all'interno. All'improvviso si chiusero le porte dietro di noi, lasciandoci completamente al buio. Non sapevamo che pesci prendere. Poi me ne accorsi: qualcosa, o qualcuno ci stava vicino, e si aggirava intorno a noi. Non sapevo cosa fare: poi ci pensai. Mi avvicinai di soppiatto dove si sarebbe potuta trovare Demetra, e una volta fatto questo, le sfilai una granata di dosso. Ricevetti uno schiaffo bello forte, che mi fece cadere a terra. Credo che Demetra avesse capito chi fosse stato a palparla in quel camion, e tornai a diventare rosso come un peperone. Comunque, feci giusto qualche passo avanti, per staccarmi dal gruppo. Ancora quella sensazione, come se qualcuno, passandomi affianco, mi stava alitando sul collo. Appena contai mentalmente fino a tre, staccai la sicura e la lanciai in aria, dopo ciò urlai: "State giù!"
Appena scoppiò la granata, la stanza si illuminò. Io rimasi sorpreso, e la mia testa era fuori fase, non trovando una risposta plausibile al come si fosse accesa la luce. Poco lontano da noi, c'era una figura ammantata di buio, che giaceva immobile, esattamente al centro tra noi e il portone di uscita, ovviamente chiuso.
Appena si rese riconoscibile, Gerald urlò come un disperato. Il gioco stava nuovamente usurpando il ricordo di sua madre Eleanor. Questo gioco, oltre a essere stato creato da qualcuno di veramente disturbato, stava addirittura diventando sadico... Decidemmo tutti assieme di non attaccare la figura che si spacciava per 'Eleanor'...
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D.S.P. (Progetto sospeso)
Science FictionCosa potrebbe succedere se un ragazzo, che prova avversione per il mondo digitale, fosse costretto ad avvalersene, per risolvere il mistero delle numerose scomparse dal suo paese e del mondo? Amici, parenti... Persino suo fratello, sua sorella, i su...