39 - La decima casa (parte 1)

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Ci buttammo all'interno della porta dimensionale, e cademmo a terra in malo modo, mentre sentii che la porta che ci collegava alle nove case si era chiusa in modo violento. 'Ci siamo' mi dissi.

Sentivo freddo, e l'atmosfera del luogo era austera. Si vedevano piccoli globi di luce bluastra che si formavano dal terreno salire alla volta del cielo, per poi dissolversi, il tutto in un ciclo eterno. C'erano cavi sparsi ovunque, monitor di computer accesi con lo sfondo blu da programmazione, e nuvole di codici che riempivano gli schermi. I passi echeggiavano nel salone, il luogo più grande che avessi mai visto finora nell'universo di D.S.P., e sapevo fin troppo bene ciò che il gioco richiedeva: un unico sopravvissuto, un giocatore senza cuore, senza scrupoli e senza pietà, che fosse in grado di uccidere e incapace di provare empatia. Ero certo che questo era l'identikit di Zero, il primogenito digitale, alias di Angelica Strauss, la cugina che non ho mai conosciuto.

Continuavamo a camminare, ma non vedevamo traccia di Zero, tantomeno di qualsiasi altro giocatore.

A un certo punto mi accorsi che qualcosa non quadrava. Anche se i sensi umani erano concentrati nel gioco, il mio intuito suggeriva che qualcosa era fuori posto. Camminavamo imperterriti, ma non cambiava nulla. Guardai ciascuno dei miei compagni, e tutti camminavano con le loro armi puntate; Acid e io eravamo alla testa del gruppo, con Demetra e Jeena coprivano rispettivamente la destra e la sinistra, mentre Riccardo e Gerald coprivano la retrovia.

Dopo quelli che, a mio avviso, erano passati quindici minuti, mi resi conto che stavamo camminando senza arrivare da nessuna parte. Fermai il gruppo, e chiesi loro di non fiatare, e di fidarsi di me. Con il codice Burgo, dissi loro di non muovere il più piccolo dei muscoli, e Acid sembrò aver capito qual'era la mia impressione. Quindi presi il fucile e guardai con il mirino. Mi accorsi di qualcosa che si muoveva come un fine velo verso il fondo della stanza, quindi feci fuoco.

I ragazzi sulle prime mi diedero del matto vedendomi sparare a caso, ma alla fine si ricredettero. La cortina che ci imprigionava ci rimandava indietro, come quando si guarda un film registrato e si rimanda indietro la scena. La copertura sparì e il vero scenario, allestito per lo scontro finale, era totalmente diverso da quello che ci aspettavamo.

Una sorta di pantheon, come quello delle raffigurazioni greche, un cielo rosso sangue coperto di nubi nere, e diverse costruzioni diroccate di colonne e statue dalla natura non ben precisata: questo era il luogo che avrebbe ospitato lo scontro finale. E in mezzo a un lastricato, c'era la figura di qualcuno girato di spalle.

Visto da più vicino, sembrava un vero e proprio cyborg di quei cartoni nipponici, pieni di armi a non finire e coperti di armature eccentriche. Lui era Zero. Una luce lo investì in pieno, non permettendoci in alcun modo di vedere cosa stava succedendo. Appena la luce si diradò e fummo sicuri di poter guardare, successe l'improponibile.

Al posto di Zero c'era Angelica, solo che, a eccezione mia, nessuno l'aveva vista fisicamente, poiché dell'ologramma si vedeva in modo distorto. Ci sorrideva, e i tre maschi del gruppo si stavano sciogliendo; letteralmente, stavano abbassando la guardia, mentre io, Demetra e Jeena tenevamo le armi puntate su "Angelica"; stavo nutrendo dubbi su chi avevo di fronte. Tuttavia, avevo chiaro in mente che questo gioco, se ancora si poteva chiamare così, non aveva regole, e se queste esistevano, il sistema le aggirava e le infrangeva a suo piacimento. Appena Acid si avvicinò per accarezzare il viso della figlia perduta, ricevette un colpo fatale, lasciandolo a terra. Ero spaventato e terrorizzato: non solo avevo conosciuto lo zio che si era reso un fantasma, ma ora stavo per perderlo di nuovo. Tuttavia, benché la sua barra della salute riportava 0/15.000, il suo corpo non sparì, né divenne quei famosi cristalli fluttuanti che salivano in cielo per poi sparire. Il corpo di Lionel rimase lì, e la cosa mi turbò parecchio. Tuttavia, gridai al gruppo: "All'attacco!"

Come un meccanismo ben calibrato, mi gettai a testa bassa verso Zero, mentre gli altri mi davano fuoco di copertura. E appena raggiunsi Acid, costui disse: "Lasciami... devo finire questa cosa...".

Mi diede uno spintone, quindi prese un Curakit, e si lanciò contro Zero. Acid usava la sua spada scarlatta, mentre il suo avversario era armato di una spada a scaglie, e i duellanti combatterono fieramente, come due eterni rivali alla luce della luna. Guardai in cielo, e c'era davvero una luna, che risaltava nel suo candore su quel cielo rosso come il sangue. Stavamo per buttarci anche noi nella mischia, quando Zero colpì a terra, generando una barriera attorno a sé e ad Acid. Eravamo stati tagliati fuori, e non c'era altro da fare se non assistere impotenti. Di tanto in tanto, rumori di cedimento risuonavano nello stabile, a testimonianza della grande energia che sprigionavano i due. E nel frattempo, mi chiedevo cosa avremmo potuto fare. Notai che, in uno degli scambi tra i duellanti, Zero aveva una misteriosa semisfera azzurra sul braccio, e ad una analisi più attenta vedevo qualcosa al suo interno, dalla forma imprecisata, di colore bianco. Controllai immediatamente all'interno dell'inventario, fino a scorgere quello che si poteva avvicinare di più all'oggetto in questione: L'ultimo pezzo della chiave Eterna! Ero tentato fino alla morte di sapere cosa avrebbe sbloccato la chiave Eterna una volta raccolta e riportata alla sua forma originale. Cosa avrebbe aperto quella chiave?

Zero era veloce, colpiva con la maestria di uno schermidore da olimpiadi, ma anche Acid non era da meno.

Dal terreno, proprio sotto di noi, vennero fuori delle mani, che ci presero per le gambe. Eravamo impreparati a questa mossa. Altri Exhuma.

Stavolta, erano appena dieci, ma non erano Exhuma qualunque. Erano i nostri affetti. Tra quei dieci, comparve anche un qualcosa di non ben specificato, dalla forma di cane. Mi resi conto di che fine avesse fatto Munch, anche se non riuscivo a capire come fosse stato possibile che un cane fosse entrato nel mondo digitale.

A eccezione di Acid, noi cinque, che assieme arrivavamo a malapena a 20.000 punti vita, dovevamo affrontare undici avversari, dove la barra della loro salute di uno solo di loro non era inferiore ai 25.000 punti salute. Era come combattere contro un singolo mostro di 275.000 punti vita.

Jeena si trovò ad affrontare Jason e Jeannette, ovvero i suoi genitori. Riccardo si trovò ad affrontare suo zio Giuseppe e il signor Baxter. Gerald dovette affrontare Annie e John, ovvero mia sorella e mio padre, e da una parte ero contento che fossero loro i suoi avversari e non lo spettro di 'Eleanor'. Nikolai e Leya Helm avrebbero affrontato la loro figlia prediletta, e vedevo il fuoco negli occhi di Demetra, un fuoco consumante di rabbia. E io mi ritrovai ad affrontare due strani soggetti, mai visti prima.

Quest'ultimi cambiarono aspetto e assunsero la mia forma, il mio aspetto, la mia voce. E già temevo di sapere cosa significava: avrebbero portato scompiglio e confusione nel mio gruppo....

D.S.P. (Progetto sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora