Tutti eravamo esterrefatti. Tutti e cinque, credendo che il gioco si dovesse vincere usando solo ed esclusivamente la violenza, ci accorgemmo che c'erano ben altre strade. E ci rendemmo conto di aver combattuto contro un giocatore, proprio come noi, che nella vita vera probabilmente era originario della Spagna. Kabantes. Chissà se era riuscito a disconnettersi da D.S.P..
Restava solo capire che cosa fare in quel momento. Un tintinnio attirò la nostra attenzione. Ci girammo, solo per scoprire che un varco, aperto nel nulla, stava per far uscire un'entità. Con un gesto, incoraggiai gli altri a nascondersi. Eravamo troppo stanchi per avviare un'altra lotta. Poi mi ricordai di Emanuel, quell'infame che si era spacciato per nostro alleato, mentre in realtà era d'accordo con qualcuno. Forse con il burattinaio del gioco. Venne fuori quell'entità che era travestito da Emanuel, e costui iniziò a parlare, dicendo:
"Hah! Il Canto di Liberazione è stato effettuato, quindi..."
"Beh, chi è stato a liberare lo schiavo Minotauro? Era divertente vedere come avesse accettato meramente il suo destino, e sperava che, se fosse stato ucciso, avrebbe avuto la liberazione..."
Quelle risate malevole mi facevano venire il voltastomaco, e gli altri soffrivano per questo. Si erano resi ancor più conto di come il loro avversario era stato ingannato da quelli che sembravano i dominatori del gioco. Che fosse il famigerato Zero, il primogenito digitale, di cui la guida introduttiva ci aveva parlato? Non avevo le prove... Restava però il fatto che eravamo strettamente sorvegliati.
"Quindi cosa ci resta da fare?"
"Il gruppo sta proseguendo verso la terza sezione di Yggdrasil..."
"Allora andranno fermati lì. Alibi, ti ordino di hackerare tutti i codici di sistema, e di sbloccare tutte le creature infami. I Mangiainferno saranno i miei cuccioli..."
"C'è altro che devo fare, signore?"
"Riduci tutte le cure al 90%, rendi inospitali i luoghi, e soprattutto, aumenta il fattore di generazione degli schiavi umani..."
"Come desidera signore... Signore?"
"Sì, Alibi?"
"Cosa devo fare del soggetto N.005478?"
"Ah, ti riferisci al nipote dell'eminente capo di sicurezza? Lo voglio vivo. Gli altri vedi cosa farne. Trasformali in schiavi umani, uccidili, falli imprigionare. Voglio solo lui alla cima di Yggdrasil".
Quindi l'entità rientrò all'interno del misterioso accesso, che si chiuse all'istante.
Eravamo sconvolti. Quindi, dietro alle quinte c'era qualcuno che tirava i fili invisibili di questa messinscena. E poi Alibi. Finalmente mi ricordai. Chiamai Riccardo in disparte, e gli spiegai con chi stavamo avendo a che fare.
"Che figl'e zoc.... ehm, quei luridi bastardi!" disse Riccardo, facendo uscire il suo tipico tratto dialettale.
"Per una volta sono d'accordo con te" dissi, tenendo le braccia conserte.
"Quindi, sia l'Emanuel che conoscevamo, sia l'entità che abbiamo visto ora erano la stessa persona?" chiese Riccardo, grattandosi la testa.
"Evidentemente sì. E quel che è peggio, è che siamo sotto sorveglianza".
Così, ci accordammo di usare il vecchio codice Burgo. Era una nostra invenzione, creata da talmente tanto tempo che nemmeno ci ricordavamo. Consisteva in battiti con i pugni e con le mani, dando anche forma a gesti. Se volevamo comunicare, dovevamo farlo in modo da non essere scoperti, né da chi ci stava intorno, né da chi ci stava spiando. Dovevamo fidarci solo di coloro che facevano parte del nostro gruppo, e di nessun altro. Avremmo passato il modo di comunicare anche agli altri membri della squadra, in modo da aver maggiori possibilità di restare insieme e di sapere come stavano gli altri.
Guardai nuovamente l'inventario. Dodici strumenti. Tra Medi-Orb, Kit di soccorso, due fiale di quella pozione puzzolente, c'erano la chiave lasciata da Kabantes e sei degli otto pezzi della chiave Eterna.
E poi la pergamena nera. Era ancora lì. Non sapevo cosa c'era, né se era stata vista dagli altri.
Temevo di aprirla, ma credo non ci sarebbe stata altra scelta, se nemici più forti, più grandi e minacciosi si sarebbero presentati sul nostro cammino. All'uscita dal maledetto labirinto di fuoco, c'era una vallata verde. Sembrava un quadro pittoresco. I ragazzi si sentivano a loro agio.
La brezza fresca che ci accarezzava, in confronto alle ventate di aria bollente della lava, era decisamente più apprezzata. In ogni caso, ero teso. Non sapevo se quello era uno dei tanti tranelli, volti solo a farci abbassare la guardia.
I ragazzi erano invece estasiati dalla vallata d'erba, con solo il cielo oscurato che stava sull'ingresso del labirinto, alle nostre spalle. Si sedettero a terra e stavano lì, a rilassarsi.
Così, incoraggiato dagli altri, mi sedetti anch'io sull'erba. Avevamo bisogno di una lunga vacanza, una volta che questa storia sarebbe finita. Una vera, lunga e rilassante vacanza.
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D.S.P. (Progetto sospeso)
Science FictionCosa potrebbe succedere se un ragazzo, che prova avversione per il mondo digitale, fosse costretto ad avvalersene, per risolvere il mistero delle numerose scomparse dal suo paese e del mondo? Amici, parenti... Persino suo fratello, sua sorella, i su...