8 - Ante-mondo 2

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Ci rialzammo da terra, e le sensazioni provate erano al pari di quelle reali. Il senso di questa storia non mi stava conquistando, ma cominciavo a gradire le sensazioni provate, benché fosse un odioso videogioco.

Vidi uno stuolo di elementi che camminavano nella zona. La prima cosa che notai erano le scritte che aleggiavano sulle loro teste. Scritte di ogni genere, che spaziavano dalle classiche lettere dell'alfabeto, fino ad avere ideogrammi cinesi, giapponesi, arabi e di altre lingue. Mi resi realmente conto di come si fosse espanso D.S.P. nel mondo, nel mondo reale. Ma un altro dettaglio soppresse quello dei nickname: tutti, benché fossero programmati con corpi diversi, avevano lo sguardo assente. Come se fossero in trance. Sguardi inespressivi. Tutti e cinque cominciammo a sentire una leggerissima fitta a una mano. E noi tutti ci rendemmo conto che il cosiddetto virus era appena entrato in circolazione. Ora come ora eravamo destinati ad andare avanti, sapendo di avere un tempo limitato. Le macchie, appena visibili, si presentavano come minuscoli puntini rossi, ma causavano prurito, al quale era difficile resistere.

Si avvicinò uno di quei personaggi programmati nel sistema ludico. Mi pare li chiamino NPC. Aveva un aspetto semplice: mi ricordava un capitano delle guardie, in stile medievale, ma la cosa che non c'entrava nulla era la spada, posta sulla coscia destra; una lama ricavata da un blocco di Eternogelo, così come avevo letto online sui forum di D.S.P. lasciati aperti nei computer della scuola. Anche se odio i videogiochi, leggere e acquisire informazioni era sempre stata una delle caratteristiche predominanti.

"Così siete sfuggiti all'Argentomorte, il mare dei dannati? Lode a voi!"

"Sì, ma cosa dovremmo fare adesso?" chiese Tim, grattandosi il capo, anche se aveva il casco.

"Dovete andare McDonovan, il capo del villaggio, e andare a conoscere le condizioni per vedere aperti i cancelli, e permettendovi di passare al prossimo villaggio".

"Sì, certo. Ma dove dobbiamo andare?" chiese Demetra, impaziente come suo solito, battendo il piede a terra.

"Dovete andare McDonovan, il capo del villaggio, e andare a conoscere le condizioni per vedere aperti i cancelli, e permettere a voi di passare al prossimo villaggio" ripeté il capo della guardia.

Demetra, in preda al nervoso, cercò di avvicinarsi alla guardia per aggredirlo ma Gerald le parò il braccio di fronte e scosse la testa. "Ricordati che è un personaggio programmato, non sta interagendo realmente con noi". Demetra, infastidita dal gesto di Gerald gli diede le spalle, stizzita.

Così il gruppo si mosse verso quella che sembrava la postazione dove si poteva trovare McDonovan... Lo trovarono sulla soglia di una tenda, al centro del forte.

"Chi siete?" tuonò McDonovan, facendo roteare l'ascia sulla sua testa.

"Vogliamo raggiungere il prossimo villaggio, e il capo della guardia ci ha mandato da te" rispose Riccardo, cercando di fare da ambasciatore per il gruppo.

In tutta risposta, venne accolto con un fendente d'ascia, che schivò all'ultimo momento. Gerald e gli altri, sorpresi da questo inaspettato e folle gesto, si misero in guardia. In appena pochi secondi, il quintetto era circondato da McDonovan e un centinaio di Exhuma. Io li vedevo come se si fossero dimenticati chi erano, e da come agivano sembrava realmente che fossero comandati dalla 'malattia'. Unico giocatore mortale; che diamine di senso poteva avere? Demetra, stancatasi di questa scena, decise di attaccare. Lanciò fendenti contro tutti quelli che li circondano, e uno dopo l'altro cadevano tutti vittima della furia dell'unica femmina del gruppo. Restò solo McDonovan, che si arrese prontamente. E disse: "Uscite dal cancello est, quello opposto al quale siete entrati. Dovete affrontare la foresta, abitata dagli orrori peggiori". E poi disse la cosa che mi fece rabbrividire: "Vi prego, uccidetemi. Ho fallito la mia missione, e..."

Fu un attimo. Una freccia, partita da chissà dove, centrò il suo cranio, cadendo di faccia. Persino Demetra, alla vista di ciò, si spaventò. Era la prima volta che vedevo Demetra, un essere umano freddo e insensibile del male altrui, rimanere scioccata alla morte di un personaggio non reale. Poi un dubbio atroce mi venne a mente. Lo toccai per esaminarlo e le mie paure furono confermate. Era ancora un umano. Comparve il suo nick di registrazione, ombrarossa80. In quel preciso istante, anch'egli, come i due del ponte, si vaporizzò in cristalli, e questi volarono in aria.

I miei sensi cominciarono a mandarmi segnali di allarme spaventosi, e guardandomi in giro, vidi che eravamo circondati nuovamente. Altri Exhuma. Ma questi sembravano ancora più contaminati degli altri. Erano molto più trasandati, e senza un cenno di umanità, si lanciarono contro di noi, lanciando urli e stridii disumani. Non potevo più fare il precisino, anche perché non ero più sulla terra, ma in un videogioco, che però aveva rubato l'umanità, la realtà e la vita delle persone che l'avevano acquistato. Tutti e cinque, in squadra, iniziammo a colpire tutti i nemici presenti. Io scoprii che il mio corpo riprogrammato era in grado di eseguire complicate acrobazie, con la possibilità di combinarle con calci e pugni. E mi accorsi che non era male avere queste doti superiori, specie se non puoi farle nella vita vera. In appena pochi minuti, la sfida finì. Tutto l'esercito di Exhuma si tramutò in quei dannati cristalli, mentre davanti a noi cinque comparvero diverse icone. Un sacchetto di soldi, alcuni cristalli dai colori scintillanti, due pergamene e un pezzo di chiave. Strane come ricompense, pensai.

Riprendendo fiato dallo scontro appena concluso, oltre a renderci conto che il villaggio era diventato vuoto, facemmo il punto della situazione. Avevamo, come denaro di squadra, 15.000 Bint, mentre singolarmente ognuno di noi aveva la sua scorta. La mia scorta di Bint erano appena 3.000, mentre i cristalli erano in comune. Riccardo, nel frattempo, ci spiegò le meccaniche di base del gioco. Io presi in mano il frammento di chiave e questo sparì all'istante. Avevamo due pergamene, ma non avevo alcuna idea di come utilizzarle. Il signor Baxter ne prese una e l'aprì. Una voce molto potente disse: "Puoi imparare una nuova mossa o un nuovo stile di combattimento". Dopo un breve attimo di pausa, la voce disse: "Con questa pergamena puoi imparare la mossa "tremilacalci"; chi della tua squadra desidera imparare questa abilità?". Quindi, comparvero due cerchi di colore diverso al di sotto di noi. Il mio e quello di Demetra fu rosso, mentre sotto Riccardo e Gerald il disco divenne azzurro. Il signor Baxter, per il fatto che avesse aperto la pergamena, non era incluso nell'apprendimento della mossa. Alla fine Riccardo, seppure desiderava avere quella mossa, fece il cavalleresco gesto di cederla a Gerald. L'altra pergamena, invece, per qualche strano motivo, la conservammo nell'inventario. Avvertimi un segnale sonoro, e vedemmo un numero sopra le nostre teste. Eravamo tutti saliti di livello. Mi sentivo stranamente più sciolto e più forte. Ad ogni modo, era momento di uscire da quel villaggio ormai vuoto e dirigerci verso est. E se rimasi scioccato a quello che successe in quel minuscolo villaggio dell'antemondo, non ero ancora preparato alla follia che regnava sovrana ai piani più alti....

D.S.P. (Progetto sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora