La misteriosa figura ci guardava con curiosità, quasi come se fossimo stati degli alieni. Guardava in modo più mirato allo sfortunato Gerald che, alla vista dell'individuo che si spacciava per 'Eleanor' stava veramente dando di matto. Vederlo mi faceva stare male. Avevamo già deciso di non attaccare la figura, lo avevamo già fatto tempo prima, al Canto di liberazione, e già avevo visto degli effetti strani in Gerald. Come se avesse avuto un trauma così potente da averlo sotterrato, come se lo avesse chiuso nel suo personale vaso di Pandora.
La porta posta alle spalle di 'Eleanor' non si apriva, e non credo ci fossero molte scelte al riguardo. Inorridii a quello che vidi. Puntai tremante un dito verso quella porta, ma la voce non voleva venire fuori. I ragazzi videro che ero scioccato, e ben presto la loro reazione fu la stessa.
La porta, dalla parte superiore, cominciò a colare sangue. Era orribile, peggiore di qualsiasi sceneggiatura dell'orrore, e nel distribuirsi sulla porta, diede forma a una scritta, probabilmente rimasta nascosta per tutto il tempo. Recitava solamente una frase: "Condizioni per avanzare: sconfiggi il guardiano".
Non avevamo molta scelta. Presi per le spalle Gerald, tremante e in lacrime, e gli dissi: "Non abbiamo scelta, Gerry. Cosa vuoi fare?"
Sembrava che avesse compreso cosa significasse quello che gli avevo detto. Si tenne distante dal resto del gruppo e diede le spalle al guardiano. Era un gesto semplice, ma senza parlare era come se avesse detto: "fate presto e avanziamo".
Noi quattro puntammo su 'Eleanor', e caricammo i colpi per sparare. Se dovevamo avanzare restava solo da colpire quell'essere. Il dubbio serpeggiante che stessimo per fare qualcosa di irreparabile era presente, ma ci incoraggiavamo a vicenda sul fatto che 'Eleanor' non esisteva, non doveva né poteva esistere. A mio parere, nessuna tecnologia è in grado di riportare in vita i morti.
Cominciammo a sparare, ma ci fermammo quasi immediatamente. Ci accorgemmo di avere perso dei punti vita. Qualcosa era incastrato nella mia gamba, e guardando giù, avevo una freccia di metallo che era nella mia carne. Mi girai, solo per scoprire che le frecce erano le stesse della balestra di Gerald.
Era ricurvo su se stesso. Irriconoscibile. Gerald stava combattendo contro il suo stesso team per difendere la creatura che assomigliava a sua madre. Provammo a farlo ragionare, che era solo uno stratagemma per ingannarci e porre divisione, ma non volle ascoltare in alcuna maniera. Voleva difendere a tutti i costi sua 'madre'. Finsi di cadere vittima degli attacchi di Gerald, e, come se avessi trasmesso agli altri l'idea, anche loro caddero, fingendosi morti.
Gerald, con il fiatone, appoggiò la balestra a terra, quindi si incamminò verso la figura che aveva l'aspetto della sua cara madre defunta.
"Non avrei mai pensato che sarebbe potuto accadere questo, di poterti rincontrare... Mamma...".
"Sì, figlio mio... Sono imprigionata qui da tempo... Ma ora che ti sei liberato di loro... Potremmo vivere qui... Per sempre...".
"No. Mamma, ho bisogno di farti una domanda...".
"Io sono la tua regina, e nulla sarà nascosto al mio principe. Dimmi, cosa vuoi sapere?"
Nel frattempo, io e gli altri, sempre stesi a terra, eravamo intenti ad osservare la scena, quando vidi che Gerald colpì con un pugno la faccia di sua madre, trapassandola. Ero atterrito a questo genere di reazione.
"Tu non puoi essere mia madre... non mi ha mai chiamato principe, non si è mai identificata come regina. Mi ha sempre insegnato l'umiltà e il rispetto verso gli altri. Sparisci, fantoccio..."
Si dissolse come polvere al vento, e le porte, poste alle sue spalle, cominciarono a spalancarsi, mostrando il nuovo ponte da attraversare e, poco più avanti, la seconda casa.
Gerald si rese conto con il senno di poi di aver fatto del male ai suoi amici, perciò corse in loro direzione, ma ben presto si fermò, vedendoci in piedi e in salute. Non vedeva nei nostri sguardi il minimo segno di dubbio, di collera o di tradimento. Ci eravamo accorti che era in preda alle emozioni di rivedere un genitore defunto, e cercando di empatizzare come meglio potevamo, benché non avessimo mai avuto questo triste cammino da affrontare.
Ricominciammo a correre verso il ponte che collegava le due case, e altri eserciti, stavolta misti tra ghoul e goblin arcieri, cercavano di danneggiare la squadra che, con rinnovato vigore, si precipitava risoluta verso il prossimo guardiano. Ogni colpo lanciato dagli eserciti era vanificato, e ben presto, di loro non rimase traccia. Mi accorsi che gli eserciti erano a un livello decisamente superiore a quelli incontrati fino ad ora. Ci facevamo strada con le armi, raccogliendo munizioni dove apparivano, e provocando macelli a tutt'andare. L'adrenalina, come un torrente che straripava, mi stava pervadendo, facendomi vivere questa violenza come una sorta di divertimento. Anche se ero preso dalla missione, nel profondo sapevo che queste azioni non le avrei volute emulare nella vita vera, come facevano i miei compagni di scuola, seppur fingessero.
La porta, benché non fosse lontana da noi, non si voleva aprire, ma per Riccardo non era un problema. Quattro razzi ben assestati del suo lanciarazzi, e le porte furono presto divelte, e quello che restò delle porte si dissolse.
Questa volta la casa aveva luce al suo interno, ma non mi convinceva la struttura. Rifletteva simmetria nella sua più assoluta maniacalità. Le colonne dritte, con le sue strutture di sostegno perfettamente allineate. Le tende e i drappi erano perfettamente piegati nello stesso verso, quasi fosse uno specchio. E infine, due piccoli troni, posti al centro. Credo che ci fossero una settantina di mattonelle, e i troni erano posti esattamente al centro, e staccati di una fila di mattonelle. Due figure praticamente identiche. Poi si ripeté la stessa scena: La porta, posta alle loro spalle, cominciò a colare sangue, stavolta di una tonalità più scura, e mise in mostra la scritta: "Condizioni per avanzare: Annullare i gemelli".
Le due figure, pressapoco due ragazzini, si alzarono in piedi e, quello di sinistra, cominciò a dire:
"Avete osato distruggere il perfetto equilibrio di Infynia, e ora pagherete con la vostra vita imperfetta...", mentre quello di destra disse:
"Avete osato deturpare la perfezione del progetto, e ora vi permettete di incontrare il nostro sovrano, beh non ve lo possiamo permettere!"
Esclamai, seccato: "Siete dei pazzi! Libereremo tutte le creature che il vostro Sovrano, *facendo il gesto delle virgolette* ha imprigionato qui e contro la loro volontà!"
Così, il sinistro disse: "Voi non capite! È stato fatto per loro, affinché potessero ricominciare a vivere in un mondo perfetto! Non potete decidere voi per coloro che hanno abbracciato la causa del mondo digitale imperituro!"
Il destro invece disse: "Non potete permettervi di rovinare tutto! Noi vi fermeremo con le nostre arti perfettamente sincronizzate! Non avete speranza di sconfiggerci! Inginocchiatevi, implorateci pietà, e forse la cosa che potremmo farvi al massimo sarà tagliarvi le orecchie!"
Entrambi ridevano per la macabra proposta. Non avrei mai accettato una cosa del genere, e nemmeno gli altri erano d'accordo. Vedendo che non avevamo ceduto alla loro minaccia, si alzarono dai troni, scomparendo prontamente, ed entrambi cominciarono a rivestirsi di strane armature scintillanti, uno di colore ambrato, l'altro rivestendosi di un armatura eburnea e scintillante.
"Fatevi sotto!" urlò Riccardo, eccedendo in uno sfogo di eccitazione e di boria.
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D.S.P. (Progetto sospeso)
Science FictionCosa potrebbe succedere se un ragazzo, che prova avversione per il mondo digitale, fosse costretto ad avvalersene, per risolvere il mistero delle numerose scomparse dal suo paese e del mondo? Amici, parenti... Persino suo fratello, sua sorella, i su...