26 - Quando il libero arbitrio vince sulla programmazione

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Kabantes era diventato una bestia spaventevole. Un mostro di lava, di fuoco, un abominio. Scegliete le parole che meglio credete. Non basteranno a descrivere l'orrore che abbiamo provato. Ci sentivamo sempre più vecchi e sempre più debilitati. Questo gioco ci stava assorbendo, mentalmente e nello spirito. E temevo che stavamo invecchiando, nel profondo. Temevo che, semmai fossi riuscito a uscire da lì, sarei stato visto come un ragazzino con la mobilità di un ottantenne.

Altri ruggiti, seguiti dai suoi pugni, lenti ma tonanti, che facevano sentire da vicino il calore estremo della lava nel quale era immerso. Sembrava fosse in una vasca di acqua calda, a suo agio, e un sorriso maligno era dipinto su Kabantes. Jeena, stufa di fare da babysitter a Gerald, seppur in quel frangente fosse stata poco delicata ma efficace, diede due schiaffi a Gerald, lasciandolo esterrefatto.

"Gerry, è triste lo so, anche i miei genitori sono lì fuori, da qualche parte. Ma ora abbiamo bisogno di guardarci le spalle tutti insieme. Te lo prometto sulla mia vita: puniremo chiunque ha avuto la malefica idea di usare il tuo triste ricordo per ostacolarti!".

Strano che Jeena usasse un diminuitivo, ma fu efficace. Si alzò in piedi, brandì la sua lancia e la puntò in direzione del nuovo boss. Non era programmato affrontarlo, e con il senno di poi imparammo che, se avessimo potuto vedere in anticipo, avremmo potuto bypassare questa missione, inutile ma dannosa, specie per Gerald.

"Avanti! Uccidetemi!" urlò Kabantes. "Se non lo farete, allora io ucciderò voi!" e nel dire questo, gonfiò il petto, e un getto di fiamme potenti ci investì tutti quanti. Iniziammo a perdere progressivamente punti vita, e sulla nostra testa comparve un logo di una fiamma. "Lasciatemi indovinare...siamo ustionati e perdiamo punti vita?" dissi a gran voce.

Lo sguardo di tutti, senza risposta, mi fece capire che avevo detto una stupida cosa ovvia.

Non avevamo molta scelta. Sconfiggere o essere sconfitti. Gerald si fiondò con rinnovata carica contro il petto del bestione e attivando la mossa dei Tremilacalci. La serie di colpi, che aveva precedentemente migliorato, bastò per toglierli ben 200.000 punti vita. Eravamo esterrefatti, e questo danno sicuramente era anche catalizzato dalla rabbia per la lesione di un suo triste ricordo.

Ora sentii che dovevo impegnarmi. Ci buttammo con rinnovato vigore contro Kabantes. Era la prima volta che affrontavamo un nemico che avesse una personalità. "Avanti, fatevi sotto!" urlò quest'ultimo, mentre gli altri cercavano in tutti i modi di trovare qualcosa che fosse simile a un punto debole. Ed effettivamente, guardando con attenzione, uno dei punti dove c'erano le corna, aveva qualcosa di pulsante, che si muoveva. La sensazione di vomito tornò all'istante, ma dovetti posticiparla in una qualche maniera. Dovevo distrarmi da quell'orrenda sensazione, quando vidi che Jeena si era spinta troppo oltre la posizione di sicurezza. Kabantes, sorridendo malignamente, stava per schiacciarla con un pugno. Gerald era sul versante opposto dell'anello e Riccardo era sulla testa del mostro, intento nel dare pugni a quelle scanalature dove prima sorgevano le corna. Senza nemmeno realizzare il tempo di reazione, ero già in suo soccorso, tramutato in forma intermedia tra Fierolupo e umano. A pochi istanti dal colpo fatale, mi lanciai verso Jeena, inerme e spacciata. 

Ci mancò veramente poco. Infatti riportammo entrambi grossi danni, vedendoci entrambi ridotti a 600 punti vita, a discapito dei nostri rispettivi 3.000 e 2.500 punti vita. La vita di Kabantes stava scendendo sempre più lentamente, e questo non andava per niente bene. Lanciò l'ennesimo ruggito, che ci costrinse a coprirci le orecchie. Qui vidi il lavoro di squadra nella sua più piena espressione. Demetra sfoderò le sue spade, e iniziò a lanciare tanti fendenti verso la pancia di Kabantes, mentre Gerald con la sua lancia correva tutto in circolo e lanciando fendenti con la sua lancia. Kabantes stava per centrare Demetra con entrambe le mani, quando Riccardo la prese al volo, per poi prendere anche Gerald e portarli in cima, per poi lasciarli cadere nel vuoto, e nel frattempo Riccardo si precipitava verso Kabantes per tenerlo occupato. Quindi Gerald allungò la sua lancia, e una volta che Demetra era in posizione, la scaraventò ancora più forte verso il capo di Kabantes. A pochi istanti dall'impatto, le spade si aprirono a forbice, e rilasciò un potente taglio, talmente violento da scatenare un breve turbine d'aria. Tolsero altri 150.000 punti vita, e vidi in loro la rabbia, la sete di vendicarsi per aver usato i loro affetti nell'ostacolarli. Erano spinti dalla vendetta, dall'odio incontrollato.

E Kabantes era contento di questo. Il suo fattore di guarigione, oltre alle sue difese, stavano diventando sempre più forti. Per ogni secondo che passava, rimarginava prima cinque, poi quindici, fino ad arrivare a cento punti vita al secondo. Stavamo faticando per nulla, e il presagio che saremmo rimasti ad affrontare quella bestia in eterno si stava trasformando in una realtà. Odiavo l'idea, perciò, con uno sguardo di intesa di Jeena, ci precipitammo a colpire con le nostre armi migliori quell'essere infame, che ci aveva trascinati in una trappola studiata ad arte. Poi mi resi conto della sottile trama. Il suo ritornello, la storia raccontata, aveva tutto un suo schema logico. Si lamentava, e invocava di morire per tutte le vittime. Eppure....

Kabantes, con un urlo disumano, fece comparire lamine di metallo su tutto il suo corpo. Caricò, anche se con lentezza, uno dei suoi pugni, anche a causa della sua stazza. I ragazzi stavano per contrattaccare, ma in quel momento dovevo verificare quella teoria che si era formata nei miei ragionamenti. I ragazzi, alla vista di questo comportamento, mi avvisarono di allontanarmi dalla traiettoria del pugno di Kabantes, ma ero deciso ad appurare quel dubbio che aveva iniziato a rodermi in testa. "Dimmi la verità Kabantes..." dissi.

Il suo pugno stava prendendo velocità. "Se hai invocato per tutto questo tempo la morte... perché non ti sei disconnesso?"

Il suo pugno si fermò di scatto a pochi centimetri dalla mia faccia, ma lo spostamento d'aria, bollente, fece sollevare un polverone. I ragazzi credettero che ero stato colpito, temendo che fossi stato eliminato. Rimasero sorpresi che fossi ancora vivo e a pochi centimetri dall'arto di Kabantes.

"Avanti, rispondimi. Perché, quando hai avuto possibilità, non ti sei disconnesso?" chiesi di nuovo, e stavolta con voce più chiara. Nel frattempo, il suo fattore di guarigione si era arrestato.

"Perché?" rispose. "Non ci si può disconnettere dal gioco, non sei hai il virus..." disse Kabantes.

"E perché allora hai lasciato il tuo team? Cos'è che il gioco ti ha offerto di vantaggioso?" risposi.

"Io...io... ho fatto questo perché..." rispose Kabantes, ma stentava a trovare una risposta plausibile.

"Io ho capito". E in quel momento appoggiai una mano sul pugno ancora chiuso di Kabantes. "Sei stato ingannato, il gioco ti ha promesso liberazione se avessi ucciso tutti quelli che avrebbero affrontato il canto di liberazione, vero?"

Sembrava si stesse sciogliendo. I ragazzi credevano fossi diventato matto. 

"Se io mi consegnassi adesso, e mi uccidessi...?" dissi. In quel momento non ero proprio in me, ma sentivo che era la cosa più giusta da fare. 

"Perché ti faresti uccidere? Noi umani non vogliamo mai cedere alla morte, perché tu lo faresti? Io sono solo uno che ha ceduto a una lusinga. Tu, invece, hai affrontato tante sfide, fino ad arrivare qui. Potevi evitare questa missione, perché l'hai intrapresa?" rispose Kabantes, meravigliato. Cominciai a vedere che il dubbio imperversava nella sua mente, e forse era da tempo, tanto tempo, che non ragionava. Forse era diventato parte della programmazione.

"Io NON ti ucciderò." gli risposi, quindi gli girai le spalle e mi diressi con sicurezza verso la porta.

"Tu DEVI uccidermi!" urlò lo stesso Kabantes, ormai in preda allo sconforto. "Io sono un omicida, e devo essere punito!"

"Tu verrai giudicato, ma non sarà un videogioco a dettare la legge. Se tu lo vuoi veramente, avrai la forza necessaria per disconnetterti, e coscienza a sufficienza per consegnarti" gli dissi, sempre dandogli le spalle. Forse i ragazzi compresero cosa stessi facendo, e anche loro gli diedero le spalle, incamminandosi verso di me all'uscita.

"È questa... quella che chiamano... assoluzione?" rispose Kabantes...

La porta si aprì di scatto, e un forte rombo ci fece spaventare. Girandoci, vedemmo i punti vita di Kabantes svuotarsi all'istante, e tornare alla sua forma. Non sapevo se stavo giocando sulle regole del gioco, o se avessi trovato una strada alternativa alla guerra. Sta di fatto che Kabantes, l'originale Minotauro, divenne lucente, fino a scomparire. Solo una scritta comparve sul cerchio della sua ombra comparve.

Il giocatore LocoKabasESP  si è disconnesso. 

Era fatta. Mi accorsi che ero riuscito a far ragionare un umano, che era finito nelle spire mentali di questo gioco. Più andavo avanti, e più il quadro si faceva tetro. Mi rendevo conto che questo era più di un gioco, era diventato un meccanismo da strizzacervelli. Certo, ricevemmo tutte le ricompense, in particolar modo sul fatto di Bint e Cristalli, ma ricevemmo ciascuno un oggetto inaspettato. 

Una chiave, con una scritta. 

Destinazione: Infynia.

D.S.P. (Progetto sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora