45 - Pensieri

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Demetra's POV

E così, tutto cominciò con uno stupido gioco. Me lo ricordo ancora. Avevo fatto tirare un bel calcione bel sedere ad Albert da parte di Russell, uno dei miei discepoli più fedeli, proprio perché aveva osato rispondermi male e aveva persino rifiutato di passarmi le risposte al compito di chimica. E adesso, dopo esser stata contro la mia volontà digitalizzata e aver combattuto per la mia libertà al suo fianco, sento di dovermi rammaricare per il male causato.

Ero rimasta di guardia nella capanna dell'indiano mentre lui sonnecchiava beatamente, e mi sono presa una bella coltellata alla spalla da parte di un Goblin bianco, quando eravamo nei pressi di Ran'tzorm.

E poi c'era lei, la 'nuova' arrivata. Non potrebbe mai arrivare ai miei livelli. Eppure, più la guardo, e più penso che lei stia vincendo Albert. Non glielo avrei mai permesso.

Venni distratta dal rumore di un secchio che, cadendo a terra dalle mani di quel debosciato di Isaac, fece spargere pezzi vari di schede di memoria. Una di queste mi arrivò vicino ai piedi e la raccolsi. Non sono un genio dell'informatica, eppure appena lessi la dicitura, restai basita.

8 Yb.

8...Yottabyte? Non credevo che esistesse roba del genere. Ma poi mi resi conto che questa era roba che apparteneva al governo, alle teste calde. Appena la vide nelle mie mani, come un bimbaccio furioso che lotta per riprendere il suo giocattolo, Isaac mi strappò di mano la misteriosa scheda.

"Giù le mani dalla mia attrezzatura, bimbetta".

"Se fossi più attento, non faresti cadere a terra dell'attrezzatura così 'preziosa'", seguita dal gesto delle virgolette e dal mio tono sarcastico.

"Se fortunata solo perché appartieni alla squadra di Lionel, altrimenti ti avrei sbattuto fuori personalmente, previa cancellazione della memoria" rispose con veemenza Isaac.

Prima che gli potessi saltare addosso, impattai contro qualcosa che si era messo in mezzo. E come al solito, quel patetico italianucolo tamarro di Riccardo si era messo in mezzo tra me e quel deficiente.

Sbuffando, Isaac raccolse le altre due schede cadute poco più avanti e se ne andò, infastidito.
Guardai negli occhi di Riccardo, senza parlare, facendogli capire che non doveva mettersi in mezzo alla mia strada quando discuto. I miei occhi color ghiaccio si fermarono nei suoi, verdi come smeraldi, e potevo scorgere qualche macchia scura che interrompeva quel verde così forte.

Fu un attimo. Mi diede un bacio. Non mi sarei mai aspettata una reazione del genere. In quei pochi istanti, nella mia mente si formarono tante, troppe domande, ma una su tutte dominava incontrastata: perché?

"P-perchè l'hai f-fatto?" chiesi tremante.

"Credo sia ovvio" mi rispose, e per la prima volta lo sentii parlare bene, non con il suo solito accento. Mi ero davvero presa una sbandata per lui? O ero io troppo esigente?

Mi resi conto, e per fortuna, che mi comportavo da perfetta schizzata, da altezzosa menefreghista e da velenosa infame. La vita insegna in modi che nessuno, nemmeno il più saggio, può fare. Avevo sempre trattato male gli altri, pretendendo sempre e mai dando, e ora mi ero resa conto che non avevo amici, amici veri, su cui contare.

Poi questo gioco, il rapimento forzato, la sparizione dei miei genitori, l'alleanza forzata... E ora questo... Il mio primo bacio da qualcuno che prima odiavo...

"Prima che me ne dimentichi, stupido come sono" si apostrofò Riccardo, svegliandomi dalla reazione di sconcerto, "Lionel mi ha detto una cosa. Dobbiamo parlare insieme a Jeena e Gerald sul da farsi, dice che è importante..." e nel dire questo, guardò verso il porticciolo, dove spuntò la faccia di Gerald, facendoci gesto di seguirlo.

Mentre mi incamminai verso di Gerald, i miei pensieri, al pari di un vortice disastroso della peggior specie, continuava a fissarsi sul bacio. E come ciliegina sulla torta, mi sentii stringere la mano. Ancora lui... Ma perché? Cosa ci trova di bello in me? Mi interrogavo veemente, quasi rifiutando questa possibilità, che qualcuno si fosse veramente innamorato di un acida come me.

Quasi come se mi leggesse nella mente, mi disse: "Perché è dal primo giorno che ti ho incontrato che ho perso la testa per te...".

Gerald' POV

Avevo male alla testa, giustificato se penso a quello che avevamo passato. Avevo chiesto se era possibile analizzare i dati riguardanti la nostra avventura nel digitale. Con mia somma sorpresa, mi diedero centinaia di cartelle e fogli vari, e come un vero e proprio nerd, iniziai a leggere e ad appuntarmi tutto quello che mi interessava.

Dal momento che, dal punto di vista del personale medico, ero quello che aveva subito meno danni, ero più libero di muovermi e di riprendermi a livello mentale. Gli altri non sembravano aver riportato grossi danni collaterali, e questo mi rese felice fino a un certo punto. L'unico che non era ancora in mezzo a noi era Squirrel, soprannome dato quand'ero piccolo ad Albert. Il suo corpo giaceva ancora in quella vasca di protezione, e quel liquido roda pallido dall'odore vomitevole era ancora lì. Non potevo stargli vicino, e questo mi faceva rabbia.

Tornai sugli appunti, e prima di proseguire, riguardai il taccuino dove avevo appuntato le mie informazioni. Il mio desiderio era lavorare per il governo, e se avessi portato a termine l'analisi di tutto quel materiale, forse avrei avuto una chance di realizzare il mio sogno.

Avevo visto come il gioco era strutturato su piani, con accessi sbloccabili solo soddisfacendo delle condizioni. I mostri, tutti facenti parte dello script, non erano stati attivati in alcuna maniera. Gli Evocafiamme, i Goblin e... i Mangiainferno, tutte creature partorite sul momento. In una seconda nota avevo visto forti picchi di energia mentale, avvenuti in momenti chiave. Incrociando il nostro percorso con quei picchi, vidi un disegno molto preciso: Rudolph Blacksmith ci stava osservando fin da subito, e ci stava sguinzagliando le sue malsane concezioni contro di noi... Addirittura, aveva preso controllo della mente e delle abilità videoludiche di Nick, il fratello maggiore di Albert, proprio perché sperava di annientarlo senza che quest'ultimo gli alzasse le mani.

Ma un'inquietante realtà stava per prendere piede: e se quella di ostacolare Albert fosse stata la principale ambizione di Blacksmith? Il mio ex compagno delle scuole era in serio pericolo. Dovevo informare prontamente il magno informatico o quell'Isaac che, da quanto avevo capito, risultava essere il fratello più piccolo di Rudolph. Mi accorsi del passaggio proprio di quest'ultimo e chiesi prontamente dove potessi trovare il magno informatico.

"Non saprei dove sia andato il dott. Mitnick. Devo andare a prendere del materiale elettronico... Prova a vedere se è in uno degli uffici... Scusa, devo andare". E nel mentre che andava via gli sentii dire: "... dopo questo, mi serve qualche scheda da 8 yotta...".

Il luogo dov'eravamo era pressappoco simile a una cupola, di quelle di emergenza per disastri naturali, con il soffitto alto almeno una decina di metri. I vari uffici erano dislocati ai lati, con almeno una postazione da PC, una scrivania, tutta la cancelleria necessaria, un tavolo con quattro sedie, un piccolo cucinotto, un letto e un piccolo bagno. Nel centro, invece, c'erano tutti quelli che in codice erano chiamati "Affetti Epsilon", ovvero i parenti e i conoscenti degli altri viaggiatori con cui ero. Caddi nella disperazione, sapendo che nessuno era con me. Ricordavo ancora, mentre strisciavo i piedi alla ricerca del dottor August Mitnick, di quando comparve lo spettro di mia madre Eleanor. Ognuno di loro aveva qualcuno a cui tornare, solo io e il signor Baxter eravamo soli... Trovato il dott. Mitnick, gli spiegai le rivelazioni trovate e lui, ascoltandomi con grande interesse, mi fece la proposta più bella che potessero mai offrire a un giovane come me: esser addestrato sotto l'ala del più celebre dei magni informatici.

Vidi arrivare Lionel, trafelato, come se gli fosse corso dietro un cane rabbioso. Ripresosi dal fiatone mi guardò e disse: "Gerald, vai a chiamare Demetra e Riccardo, digli che è necessario che ci troviamo nel salone 4D, fai presto! Ho già avvisato Jeena e Tim! Corri!"

Jeena's POV

Mi ripresi a tempo di record, ma non so quanto ancora avrei dovuto aspettare. So solo che, quando tutto questo sarà finito, dovrò scusarmi con Albert. Sono sicura che non me lo perdonerà mai. Vidi Lionel precipitarsi come un matto in mia direzione e mi disse solo: "Vai nel salone 4D, ti spiegherò tutto quando avrò richiamato tutti i presenti!", per poi vedere Lionel precipitarsi come una furia in direzione degli uffici. Se stava correndo, forse Albert era in pericolo...
Per quanto ancora dovrò aspettare?

D.S.P. (Progetto sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora