52 - Ritorno alla vita

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Quelle luci scure non mi affaticavano gli occhi. Ma nella mia testa le preoccupazioni erano due. La prima fu la reazione di Rudolph. Avrebbe davvero ceduto il suo grande progetto, nato da delusioni e dal desiderio di creare un modo perfetto? O aveva giocato con me, trovando soddisfazione nel provarmi? E poi... Angelica... Cosa voleva dire con "Qui è finita. Ci vediamo dall'altra parte."?

Provai ad alzarmi, ma le gambe facevano fatica a reggermi in piedi. Il mio respiro era corto, affannoso, e a ogni contrazione del petto provavo spasmi e dolori acuti. Tremavo come se fossi tornato a Ran'tzorm. Mi schiaffeggiai, correggendomi e ricordandomi che ero tornato alla realtà. Ero felice. Ma triste allo stesso tempo.

Come potevo essere così in contrasto con me stesso?

Vidi che c'erano alcune carte, chiuse in un fascicoletto, poste su un mobiletto dall'altro lato della stanza. Ero seduto sul bordo del lettino, e di fianco a me c'erano due stampelle. Non credevo che un'attività così prolungata potesse atrofizzare i muscoli. Comunque, presi le stampelle e provai a deambulare, avvicinandomi a quel fascicolo. Una volta preso, ritornai a letto, e rimisi con cura maniacale le stampelle al loro posto. Tornato sotto coperta, aprii il fascicolo informativo.

C'erano diverse informazioni corredate di immagini. La prima sezione parlava degli eventi persi. In un anno erano crollate le borse, fallite almeno un centinaio di aziende di medie dimensioni, morti tre calciatori per overdose, due modelle e sedici attori, la maggioranza di questi ultimi per vecchiaia e malattie. Ripensavo di nuovo alle ambizioni di Rudolph. Non poteva creare qualcosa di così particolare. Le leggi del corpo umano trascendono qualcosa di limitato, per quanto avanzato, come la tecnologia. Se era passato un anno, e il corpo ne aveva risentito, allora sarebbe stato pressoché impossibile andare oltre tali suddette regole.

Sfogliai al punto successivo, dove recava scritto "Per il sig. Strauss". Mi riguardava, perciò iniziai a leggere.

Nel corso della mia permanenza, ero rimasto paralizzato dal collo in giù, ma i medici mi avevano somministrato diverse medicine e principi attivi. I nomi erano talmente complicati da farmi venire il mal di testa... Come se già non fossi conciato male. Tutti gli esami a livello scheletrico, circolatorio e altri campi mi fecero capire quanto avesse sofferto il mio corpo in quello stato. Passai alla sezione dopo, stranamente senza titolo, e da lì cadde la busta di una lettera. La prima cosa che pensai fu 'Caspita, allora qualcuno usa ancora le lettere', e incuriosito iniziai a scartare la busta. C'era una lettera, ma la luce non mi permetteva di leggere chiaramente. Perciò riposi di nuovo la lettera nella busta.

Tornai sul fascicolo, e questa volta sentii rumori interni, come se qualcuno stesse per entrare nella stanza. Richiusi velocemente il fascicolo, nascondendolo sotto il cuscino, e tornai a stendermi. Entrò un'infermiera. Io finsi di essere ancora addormentato. Si avvicinò al lettino, prese la cartella che stava ai piedi del letto. Dopo aver esaminato quello che vi era scritto, scavò nei suoi tasconi, fino a tirare fuori un telecomando.

"Buongiorno, signorino Strauss" fu quello che disse. Fingendo di svegliarmi, finsi uno sbadiglio e tentai un buongiorno sonnolento, alzandomi. Il telecomando alzò di qualche unità la luce, fino a quasi illuminare per bene la stanza. "Così dovrebbe andare meglio con la vista" fu tutto quello che disse.

"Da quanto sono qui?" chiesi, mettendomi in posizione eretta.

"Niente sforzi inutili, signorino Strauss" mi disse avvicinandosi. Vidi la targhetta recante Dott.ssa Yulia Grimms. Mi soffermai su chi avevo di fronte. La sua lunga chioma riccia e bionda, un sorriso smagliante e due occhi verdi ne facevano la dottoressa più carina che avessi mai visto. Il suo impeccabile camice bianco si apriva leggermente, mostrando un pendente a forma di luna di colore smeraldo.

D.S.P. (Progetto sospeso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora