CAPITOLO 8

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<<Non mi siederò. Non ti guarderò, men che meno negli occhi, quindi parla velocemente, chiarisci, così ce ne possiamo andare.>>
<<Ciao anche a te Astrid.>>
<<Gabriel non sono venuta qui per una conversazione amichevole. Parla velocemente e chiudiamo questo incubo.>>
<<Per me non è un incubo.>>
<<Beh, per me lo è!>>
Gabriel è seduto sui gradini della scuola e mi fissa attraverso le lenti dei suoi occhiali da sole.

Sono contenta di non poterlo vedere negli occhi, così non potrò rimanere incatenata di nuovo. Per precauzione anche io mi sono messa gli occhiali da sole e, in questo modo, c'è poca probabilità di guardarci negli occhi, visto che, se lui, per qualche oscuro motivo, decidesse di toglierseli, io li terrei, non cadrò nella sua trappola. Non questa volta. L'ho già fatto. Mi è già capitato. Ormai ho capito. Ormai ho imparato.

<<Astrid, siediti.>>
<<No.>>
Si toglie gli occhiali da sole e, a questo punto, credo che i suoi occhi siano più luminosi del sole e che mi abbaglino maggiormente della stella in questione. Mi lancia uno sguardo supplichevole e carismatico che, in tempi diversi, avrei accolto volentieri. Mi mordo il labbro inferiore, così forte che, quasi, riesco a sentire il sapore del sangue sulla lingua. 

E' magnetico. Ha uno sguardo che ipnotizza. Ma io ho imparato. Inizio a camminare avanti e indietro davanti a lui, tanto per non guardarlo. Solo per salvarmi. Il suo sguardo lo potrei paragonare al canto delle sirene. Non pensate alle sirene delle fiabe: creature metà donne e metà pesce, di una bellezza stupefacente. Io intendo le creature mitologiche, cantatrici marine che incantavano, facendo poi morire, i marinai che, incautamente, ascoltavano le loro voci subdole e ammaliatrici. Io sono una marinaio. Gabriel la sirena. Ma io oggi, come Ulisse, sono preparata. Anche io mi lego all'albero della barca e non mi butto nelle sue braccia.

<<Ho pensato molto a quello che hai detto sabato.>>
Visto che non mi sono seduta, lui si è alzato e ha iniziato a camminare al mio fianco. Ottimo. Così non avremo l'occasione di guardarci.
<<Perché, cos'ho detto sabato sera?>>
Lui sbuffa e so, di per certo, anche senza guardarlo, che ha alzato gli occhi al cielo.
<<Non fare la scema, lo sai benissimo.>>
<<Io ho solo dato qualche consiglio alla tua nuova ragazza, non mi sembra di aver detto niente per cui valga la pena chiarire.>>

<<Tu mi ami?>>
E' così diretto che, quasi, mi fa mancare il respiro. Non ero preparata a una domanda del genere, che punta dritta al cuore. Boccheggio per qualche istante e non rispondo. Lui continua a camminare vicino a me in silenzio. Aspetta una mia risposta ma io non so se potrò mai dargliela. Il cervello lavora freneticamente cercando una risposta. Dire? Non dire? Rispondere? Non rispondere? Le mani sono sudate. Il cuore batte troppo velocemente. Posso sentire il rumore del battito. Bum. Bum. Bum. Bum. 

<<Come ... cosa ... come?>>
<<Credo di essere stato abbastanza chiaro. Sei innamorata di me?>>
<<Io non so come tu possa ... come puoi pensare che io ... sia ... di te ?>>
<<Tu me ne hai dato l'occasione, più di una volta.>>
Ammette e il mio stomaco, alle sue parole, fa una tripla capriola.
<<Sabato sera?>>
Sussurro piano.
<<Soprattutto.>>
<<E poi quando?>>
<<Ho iniziato a considerare questa opzione quando, l'ultimo giorno di scuola, mi sei saltata al collo. Poi, con il passare dei giorni, ho dimenticato ciò che è successo e non ci ho più pensato ed è per questo che alla festa ... >>
Si ferma e mi guarda. Ho capito cosa mi vuole dire.
<<Ho capito, tranquillo.>>

Lui mi afferra il braccio e mi costringe a fermarmi. Io volto la testa e lo guardo a mia volta.
<<Astrid, ho bisogno di sapere quali sono i tuoi sentimenti per me.>>
Sospiro. Cerco di strappare il mio braccio dalla sua mano ma lui mi stringe ancora più forte. Io sento le labbra che iniziano a tremare, come mi succede tutte le volte che provo una forte emozione.
<<Cosa ti cambierebbe saperlo?>>
Gabriel si avvicina a me e mi toglie gli occhiali da sole, piantando il suo sguardo nel mio. I suoi occhi sono scuri. Hanno il colore del cioccolato al latte e sono dolci come questo. Sono la cioccolata calda che ti riscalda d'inverno. Sono il cioccolato che ti solleva il morale quando sei triste. Sono il dolce che ti fa fare uno strappo alla dieta perché è troppo buono per rinunciarci.
<<Devo saperlo perché non voglio più vederti come sabato sera.>>

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