CAPITOLO 43

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<<Bene ragazzi, mi serve un voto entro la fine di novembre e, siccome siamo già al 15, non ho il tempo, né la voglia, di interrogare trenta persone, così avevo pensato di farvi fare un lavoro a gruppi, che ne dite?>>
Chiede la professoressa di scienza umane, la Gatti, la prof che "ci ama di più" dice lei. Ci conosce da cinque anni e ci vuole bene come se fossimo i suoi figli. Ce lo dice sempre.
La classe risponde esultando alla sua domanda.
<<Oh wow, direi che siete d'accordo!>>
Dice ridendo.
<<Bene, come solito ho già fatto i gruppi. Sono gruppi da due, perché l'argomento è vasto e non vorrei darvi troppo materiale, okay?>>
La classe annuisce.

<<Molto bene. Ora vi dico i gruppi: Aurora e Vanessa. Dafne e Lara. Monica e Caterina. Gabriel e Astrid ... >>
Sgrano gli occhi incredula e guardo Monica che ha il mio stesso sguardo. Oddio.
Alzo la mano, convinta di aver capito male.
<<Scusi prof, non ho capito con chi sono in gruppo.>>
E intanto incrocio le dita sotto al banco, sperando di aver capito male sul serio.
<<Astrid, tu sei con Gabriel.>>
Tutte le mie certezze crollano. Ed è come se Atlante mi avesse appoggiato il mondo sulle spalle. Perché tutte a me? Lancio uno sguardo di sfuggita a Gabriel che mi sta guardando mentre sorride. 

<<Monica!>>
Sussurro alla mia vicina di banco.
<<Che cacchio faccio adesso?>>
Le chiedo disperata.
<<Cosa vuoi fare? Fai il lavoro di gruppo con lui. Magari ti servirà a chiarirti le idee.>>
Risponde lei, sempre sussurrando.
Scuoto la testa sconsolata.
<<No Moni, non posso.>>
Non posso passare così tanto tempo con lui. Ho paura di quello che potrei provare. Ho paura di quello che potrei capire. Ho paura di quello che potrebbe succedere. Ho paura di quello che potrei dire.

Finita la lezione, vado alla cattedra per parlare con la Gatti.
<<Prof, scusi, potrei parlarle un attimo?>>
Chiedo gentilmente. Lei alza lo sguardo dal computer e mi guarda sorpresa.
<<Ma certo, ma certo. Dimmi cara.>>
Appoggia i gomiti alla scrivania e mi guarda sorridendo, in attesa di sentire il mio discorso.
<<Potremmo parlarne fuori per favore?>>
Lei mi guarda con uno sguardo che sembra volermi dire che ha già capito tutto. Poi prende le sue cose e mi segue fuori dalla classe.
<<Dimmi tutto.>>

<<Ecco ... io avrei un problema con il lavoro di gruppo.>>
Ha lo sguardo sorpreso.
<<Vede ... vorrei cambiare compagno, per favore.>>
Dico tutto d'un fiato, con gli occhi chiusi.
Lei mi guarda comprensiva.
<<Vieni un attimo in sala insegnati, Astrid.>>
Io la seguo sorpresa. Cosa vorrà dirmi?
Si siede e io mi siedo vicino a lei.
<<Ascolta, tu mi conosci e sai che io non faccio mai i gruppi a caso, giusto?>>
Annuisco.
<<C'è un motivo se ti ho messo con Gabriel.>>
Mi confessa.
<<Cioè?>>
Chiedo confusa.
La prof fa un sospiro.
<<Ho notato che c'è dell'attrito tra di voi da quando è cominciata la scuola. Mi sono giunte delle voci ... insomma, ho saputo del vostro litigio di fronte alla scuola all'inizio dell'anno.>>
Ammette colpevole.
Annuisco.

<<E' per questo che non voglio stare con lui.>>
Dichiaro convinta.
<<E' per questo che io voglio che tu stia con lui.>>
Dichiara convinta.
Sospiro frustrata.
<<Prof, la prego, mi cambi gruppo. Non riuscirò a lavorare con Gabriel.>>
Ho la tentazione di fare gli occhi alla "Gatto di Shrek" per convincere la Gatti ad ascoltarmi, ma ho una reputazione e quindi mi trattengo.
La prof scuote la testa.
<<Astrid, voi avete sempre lavorato bene insieme, vi siete sempre trovati bene ... >>
Eh certo, ero innamorata di lui!
<< ... Quindi voglio che il vostro rapporto torni ad essere quello di una volta.>>
<<Ma prof, non è possibile. Non tornerà mai più com'era prima!>>
<<Ma perché no?>>
Chiede delusa.
<<Perché ... sono successe delle cose che hanno cambiato il nostro rapporto.>>
Spiego.

<<Astrid, ti ricordi quando eravate in seconda?>>
Chiede lei. Sorrido e annuisco.
<<Quando eri la sua compagna di banco, i tuoi voti si sono alzati. La tua situazione scolastica è decisamente migliorata.>>
Annuncia.
<<Sì, e poi lei mi ha cambiato posto.>>
Le rinfaccio.
La Gatti è sorpresa.
<<Vi ho cambiato posto perché ho notato troppa vicinanza tra di voi e non volevo che creaste dei problemi in classe.>>
Spiega lei. Io rido ironicamente.
<<Noi adesso abbiamo dei problemi perché lei ci ha diviso.>>
La prof si gratta la testa, confusa.
<<Beh, non importa. Voi farete il lavoro di gruppo insieme, così ritornerà il vostro rapporto. Vi ho uniti, vi ho separati e ora vi unisco ancora.>>
Conclude sorridendo in modo raggiante.
Sono quasi disgustata dalle sue parole. 

<<Niente tornerà mai come prima. Arrivederci.>>
"Per colpa sua" vorrei aggiungere, ma mi trattengo perché non voglio che mi prenda di mira nelle prossime settimane. Saluto e torno in classe.
Monica mi viene incontro con lo sguardo speranzoso.
<<Allora?>>
Scuoto la testa e le racconto quello che la prof Gatti ed io ci siamo dette.
<<Quindi dovrete fare il lavoro di gruppo insieme?>>
Annuisco arrabbiata.
Faccio vagare lo sguardo per la classe e noto che Gabriel mi sta guardando. Mi faccio coraggio e vado da lui, il quale, notando che mi dirigo nella sua direzione, mi viene incontro.

<<Ehi.>>
Mi saluta.
Alzo gli occhi al cielo. Lui sorride e mi imita.
<<Hai finito di parlare con Dio?>>
Chiede.
<<Scusa?>>
Sono confusa.
Fa spallucce.
<<Visto che stai guardando il cielo, pensavo stessi parlando con Dio.>>
Fatico a trattenere un sorriso. Lui se ne accorge.
<<Te l'ho già detto: puoi sorridere alle mie battute. Sono felice quando lo fai.>>
Sono senza parole. Mi schiarisco la voce.
<<Dobbiamo fare il lavoro di gruppo insieme.>>
Dico tutto d'un fiato.
<<Sì. Come ci organizziamo?>>
Chiede lui.
<<Io dico che io faccio un pezzo, tu l'altro e poi uniamo le parti.>>
E' sorpreso.
<<Io pensavo, invece, di lavorarci insieme. Dall'inizio alla fine.>>
Mormora.
Ah.
Annuisco.
<<Va bene.>>
Ma come "va bene" Astrid? Non va bene proprio per niente, santo cielo!

Passiamo cinque minuti a decidere il luogo. Il giorno. L'ora. Intanto io arrossisco.
<<Okay, quindi ci troviamo in biblioteca domani pomeriggio alle 16.00.>>
Riassumo.
<<Perfetto. Ti passo a prendere in macchina, va bene?>>
Sul mio viso si dipinge lo spavento.
<<No, no. Mi faccio portare.>>
Gabriel insiste.
<<No dai, mi fa piacere farlo. Tanto devo passare dal tuo paese.>>
<<No, preferisco di no. Sul serio. Grazie comunque.>>
Senza dire un'altra parola mi allontano sospirando.
Le gambe mi tremano e non capisco più niente. Incrocio Andrea, Dafne e Aurora che mi guardano compiaciute e alzano i pollici. Monica mi guarda dispiaciuta e fa spallucce mentre mi passa un braccio intorno alle spalle e mi conduce ai nostri posti. 


"La sua vita era stata confusa e disordinata ... ma se poteva ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto da capo, sarebbe riuscito a scoprire qual era la cosa che cercava."

Francis Scott Fitzgerald – Il Grande Gatsby

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