CAPITOLO 38

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Mi butto sul letto e compongo il numero di Aiden.
<<Ehi, amore, come stai?>>
Risponde lui con la sua voce allegra.
<<Avevo bisogno di sentirti.>>
Mormoro con il viso premuto contro il cuscino.
Aiden si preoccupa.
<<Astrid, tutto bene?>>
Annuisco.
<<Guarda che non vedo cosa fai. Stai annuendo o stai scuotendo la testa?>>
<<Annuisco.>>
Rispondo.
<<Non ti credo.>>
<<No, giuro, ho annuito!>>
<<Tesoro, dimmi la verità: come stai?>>
Non posso nascondergli nulla.
<<Tutto bene, sono solo stanca.>>
Ridacchia.
<<Il primo giorno di scuola è sempre difficile. Ma guarda il lato positivo: è il tuo ultimo primo giorno di scuola!>>

Rotolo sul letto mettendomi a pancia in giù.
<<Aiden! Non farmi venire l'ansia! Oggi almeno sedici prof ci hanno detto: "Ragazzi, mi raccomando, quest'anno avete la maturità.">>
Lo sento sorridere.
<<Ma hai solo cinque ore al giorno, quindi al massimo cinque prof ... com'è possibile che sedici prof vi abbiano ricordato della maturità?>>
<<Appunto! E' stata una cosa insopportabile!>>
Ride ed è bello sentirlo ridere.
<<Ahahah ma guada che non ti devi preoccupare: l'hanno fatta tutti la maturità e non è mai morto nessuno.>>
Cerca di consolarmi.
<<E perché dovrei essere io la prima a morire?>>
Chiedo con il magone. Questa ansia per la maturità mi sta uccidendo.
<<Ma amore, devi stare tranquilla. Non è niente, davvero. L'ho fatta anche io e sono ancora vivo.>>
Mugugno qualcosa di incomprensibile e Aiden ride perché sa che quest'ansia non mi passerà se non dopo aver finito tutti gli esami. 

<<Dai, raccontami cosa avete fatto oggi.>>
Cambia argomento per distrarmi.
<<Oggi è stato l'ultimo primo giorno peggiore della storia: prima ora abbiamo avuto filosofia, seconda e terza ora latino, quarta ora inglese e ultima ora, dulcis in fundo, chimica. Avrei voluto suicidarmi. E mi sono anche beccata una sgridata dalla prof di inglese, cribbio.>>
Aiden ride e ride così di gusto che mi sembra di averlo qui vicino a me.
<<Amore, ti sei fatta sgridare il primo giorno di scuola? Come mai?>>
Sto per rispondere ma poi mi ricordo con chi sto parlando. Deglutisco.
<<Amore? Ci sei?>>
Chiede Aiden non ottenendo risposta.
<<Sì, sì, ci sono. Niente, mi ha sgridata perché non ero attenta.>>
Sorride.
<<Tipico. E come mai?>>
<<Pensavo ad altro.>>
Sono una scalatrice di specchi.
<<Tipo?>>
E lui è Sherlock Holmes.
<<Boh, non mi ricordo.>>
Lungo silenzio.

<<E dimmi, com'è stato rivedere i tuoi compagni di classe?>>
Ecco che ci siamo.
<<Bello per alcuni, meno bello per altri. Solite cose.>>
<<E chi sono quei compagni che è stato bello rivedere?>>
Interrogatorio mode on. Dissimulare. Dissimulare.
<<Vuoi nomi, cognomi e gruppo sanguigno?>>
<<Sì, per favore.>>
Risponde lui serio.
Scatto e mi metto seduta sul letto.
<<Aiden fai sul serio?>>
<<Sì.>>
Posso immaginarlo mentre cammina per tutta la camera.
<<Senti, arriviamo al punto. Cosa mi vuoi chiedere?>>
<<Tu cosa pensi?>>
<<Lo sappiamo entrambi cosa mi vuoi chiedere.>>
<<Ah sì?>>
<<Sì e non voglio parlarne.>>
Percepisco che è allarmato.
<<Cos'è successo, Astrid?>>
Oddio che ansia. Ma io non riesco mai a stare zitta, vero?
<<Non è successo niente, Aiden, tranquillo.>>
<<Mi stai dicendo la verità?>>
Strizzo gli occhi e incrocio le dita.
<<Certo.>>
<<Se fosse successo qualcosa tu me lo diresti, non è vero?>>
Incrocio anche le dita dei piedi.
<<Ovvio.>>
Sento che Aiden è titubante, dall'altra parte del telefono, così cerco di rassicurarlo.
<<Guarda, non ci siamo neanche parlati oggi. Come se non esistessimo. Lui ha lei e io ho te.>>
Il Signore, in questo momento, potrebbe fulminarmi a causa di tutte le bugie che sto sparando stile mitragliatrice. 

<<E la tua giornata, invece, com'è stata? Al lavoro tutto bene?>>

<<Astrid! Finalmente hai risposto al telefono! E' da un'ora che ci provo, ma era sempre occupato!>>
<<Scusa Monica, ero al telefono con Aiden. Dimmi.>>
<<Ma dimmi cosa? Dimmi tu!>>
Ah già. Vuole sapere cosa mi ha detto Gabriel.
<<Ehm ... >>
<<Mi devo preoccupare?>>
<<Ma va!>>
<<Basta, dieci minuti e sono da te!>>
Detto questo mi riattacca il telefono in faccia e mi lascia da sola sul letto, a pensare a cosa dirle.

Il campanello suona. Mi precipito tutta trafelata ad aprire la porta e trovo Monica, tutta sorridente. La faccio entrare e ci buttiamo, di nuovo, sul letto in camera mia.
<<Allora, mi racconti?>>
Le dico tutto. Tutte le parole di Gabriel. Tutto quello che è successo, con la speranza che, almeno lei, possa capire cosa intendesse Gabriel.

<<Si è pentito di essersi messo con Angelica?>>
<<Da quello che ho capito.>>
<<Oddio.>>
<<Eh, oddio.>>
Si butta giù dal letto e inizia a camminare per la stanza.
<<No, no, Astrid. Lascialo perdere. Non immischiarti in queste cose. Aiden come l'ha presa?>>
Mi gratto la testa.
<<Aiden non lo sa.>>
Sussurro imbarazzata.
<<Ma se hai detto che eri al telefono con lui!>>
Urla stralunata lei.
<<Eh sì, ma non gliel'ho detto.>>
Rispondo. Monica spalanca occhi e bocca dalla sorpresa.
<<Come non gliel'hai detto? Astrid, sei impazzita?>>
E' sconvolta e non riesce a capirmi.
<<No Monica, lui non deve sapere. Non c'è niente da sapere.>>
Cerco di spiegare.
<<E' suo diritto sapere!>>
Ribatte lei.
<<Abbassa la voce e non urlare.>>
Le chiedo.
<<E' il tuo ragazzo, santo cielo.>>
<<Ma non è successo niente.>>
<<Sì, ma è Gabriel, non è il primo che passa! GABRIEL!>>
<<Lo so chi è, ma questa è una cosa che inizia e finisce qui. Punto.>>

"Quello che più nascondi è ciò che più rivela di te."

Albert Espinosa – Braccialetti rossi (Il mondo giallo)

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