CAPITOLO 21

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Mi sveglio perché mi sento osservata. E' una strana sensazione che mi procura inquietudine e mi costringe ad aprire gli occhi. Chi mi starà guardando così profondamente da obbligarmi a svegliarmi? 

Davanti ai miei occhi ci sono tre paia di occhi che mi scrutano. Alzo la testa dal cuscino e guardo le proprietarie di quegli sguardi: sono Lara, Monica e Ginevra, che si sono strette per guardarmi dormire. Le loro espressioni sono un misto tra il divertimento e la preoccupazione. 

Lara ha la fronte corrugata, Ginevra si sta passando due dita sul mento, come fa sempre quando pensa, mentre Monica mi guarda con un sorrisetto malizioso. Ma cosa sta succedendo?

<<Cosa?>>
Chiedo con la voce ancora impastata di sonno. Loro si scambiano un'occhiata e mi sorridono.
<<Niente, stavi mugugnando qualcosa.>>
Mi risponde Lara che, a quanto pare, è uscita dal suo buco nero.
<<Ah.>>
Mugugnavo qualcosa? Ma cosa?
<<E sorridevi beatamente.>>
Mi sorride Ginevra.
<<Ah.>>
Sorridevo beatamente? Ma perché?
<<A dire la verità hai riso come una scema per tutta la notte.>>
Monica mi prende la mano e mi guarda negli occhi.
<<Ah.>>
Scendo dal letto confusa, mentre raccatto i miei vestiti e vado in bagno a sistemarmi. Ma cosa diavolo ho sognato ieri sera? Cacchio, non mi ricordo ma ho una strana sensazione allo stomaco e nel petto. Sento qualcosa di strano e non so cos'è. E' una sorta di felicità malinconica. E' la sensazione che si sente quando ci si sveglia da un sogno talmente bello e reale che siamo costretti a pensare se sia successo veramente oppure no. E quando ci accorgiamo che è successo solo nella nostra fantasia, sprofondiamo nella malinconia con l'amaro in bocca, chiedendoci perché ciò che sogniamo non si possa avverare sul serio, come succede a Cenerentola. Viviamo in quel sogno per tutto il giorno. Ci segue ovunque. E, anche a volerlo, non riusciamo a sradicarlo dalla nostra mente perché lui, con le sue radici, si nutre della nostra malinconia. E' impossibile sfuggire ai sogni.
Mi perdo nei meandri dei miei pensieri finché sento qualcuno che bussa alla porta.

<<Ehi Astrid, tutto bene?>>
E' Monica. La immagino spiaccicata contro la porta per sentire se sono viva, innanzi tutto, e cosa sto combinando. Guardo l'orologio. Porca miseria, è da mezz'ora che sono in bagno! Penseranno che sono caduta nel water! 

<<Arrivo, arrivo!>>
Mi affretto a lavarmi i denti e a uscire solo mezza vestita. Noto che in camera c'è solo Monica, sdraiata a pancia in giù sul letto, mentre legge un libro. Appena mi fiondo fuori dal bagno e vede che sono solo in costume, mi guarda attonita.
<<Ma cosa ... ?>>
Inizia a farfugliare. Io mi metto i pantaloncini e la canottiera mentre cammino inciampando per la camera, cercando anche di preparare la borsa per la spiaggia.
<<Scusa, ma dove sono le altre?>>
Lei chiude il libro e si rotola sul letto.
<<Sono scese a fare colazione. Ma tu?>>
Io mi pettino con le dita cercando di farmi una coda di cavallo decente. Chi se ne frega? Sono al mare. Rispondo alla mia amica con l'elastico tra i denti.
<<Scuscia, sctavo pensciando, non mi sciono accorda del tempo!>>
Monica si alza e cerca di aiutarmi a pettinarmi, togliendomi l'elastico dalla bocca e legandomi i capelli.
<<Non si capisce niente. Puoi ripetere?>>
Io rido mentre le ripeto quello che ho cercato di farfugliare dieci secondi prima.
<<Dicevo, scusa ma stavo pensando e non mi sono accorta del tempo!>>

Sento che ride sommessamente e mi tira i capelli. Io lancio un gridolino e la guardo male.
<<Ah e a cosa stavi pensando?>>
<<Al sogno che ho fatto stanotte.>>
Rispondo mentre usciamo dalla camera.
<<E che cosa hai sognato?>>
Mi domanda Monica mentre chiude la porta a chiave.
<<A essere sincera non lo so, non mi ricordo.>>
La mia amica mi sorride con l'aria di chi la sa lunga.
<<Ah sì? Io invece so cosa hai sognato.>>
<<E come fai a saperlo?>>
<<Hai bisbigliato un nome mentre dormivi.>>
Io spalanco gli occhi. Ti prego, fa che non sia Gabriel. La guardo preoccupata.
<<L'ho sentito solo io. Le altre dormivano ancora.>>
<<Che nome ... ?>>

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