CAPITOLO 16

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Non ho voglia di raccontare l'accaduto a Lara e a Ginevra perché so che dovrei sorbirmi un altro interrogatorio e non mi pare il caso di rispolverare l'argomento, non dopo ciò che ho sentito quando sono rimasta sola a pensare ad Aiden. 

Cosa è successo mio piccolo cuore? Ti sei risvegliato? Hai fame? Credevo di averti nutrito abbastanza con Gabriel. Non ti è bastata la bastonata che hai ricevuto qualche tempo fa? Ne vuoi un'altra? Vuoi soffrire ancora? Io no, grazie. Stai nella tua tana. Immobile. Se sarà necessario, ti legherò di nuovo e ti imbavaglierò e ti getterò in cantina e chiuderò la porta e butterò la chiave. Non mi va di percorrere nuovamente la strada dell'inferno. Io ho chiuso, caro cuore. Puoi piangere quanto vuoi, ma starai a dieta per un bel po' di tempo.

Quando entra Ginevra io sono in biancheria e mi sto pettinando i capelli per farli asciugare un po' all'aria prima di sottoporli al calore del phon.
Ginevra mi guarda stupita.
<<Ancora così stai? E quell'altra?>>
Io le sorrido per scusarmi del ritardo.
"Ho avuto altro a cui pensare" vorrei risponderle.

<<Ciao Gin! Monica è ancora in doccia e io ... >>
Cosa posso dire? Che scusa posso inventare? Dai Astrid, menti, menti, menti. E tu cuore, stai zitto. Smettila di battere così veloce. Non le racconterò nulla. Zitto. Buono. A cuccia.
<<Perché sei arrossita?>>
Mi volto dall'altra parte per nascondere il mio viso agli occhi indagatori di Ginevra. Ma perché io devo sempre arrossire quando non dovrei farlo? Stupida, stupida, stupida. Cuore, stai fermo, non mi fai ragionare. 

Monica esce dal bagno con il corpo attorcigliato in una salvietta e i capelli strizzati in un turbante ridicolo. Goccioline d'acqua le bagnano ancora in corpo ma lei non se ne cura e viene in camera bagnando il pavimento sotto i suoi piedi. Ginevra si dimentica di me -per fortuna- e rivolge l'attenzione alla sirenetta che è appena uscita dalla doccia.
<<E' questa l'ora di uscire dal bagno? Quella lì che è ancora in mutande con i "lunghi capelli fluenti">> dice scimmiottandomi <<ancora bagnati; tu che sei appena uscita dalla doccia e mi stai bagnando tutta la camera. Signorine, cosa avete fatto in tutto questo tempo?>>
Monica mi lancia uno sguardo furbetto e io la imploro di non raccontare niente. Fingo di mettermi in ginocchio con le mani giunte. "Ti prego Monica, non tradirmi, non tradirmi, ti prego, ti prego, ti prego." Lei capta le mie suppliche e svia il discorso. Muove la mano davanti al viso rosso di Gin e alza gli occhi al cielo.

<<Suvvia tesoro, siamo in vacanza.>>
<<Ma cosa avete fatto in tutto questo tempo?>>
Mi metto in mezzo io perché, finalmente, il mio cervello è tornato a casa sua e riesce ad aiutarmi a risolvere la situazione.
<<Ma niente, una chiacchiera qui, una risata là, qualche foto in su, qualche confidenza in giù e abbiamo perso la cognizione del tempo. Tu comunque dovresti andare a farti la doccia altrimenti arriverà Lara e ci troverà ancora così.>>
Ginevra mi guarda e, dal suo sguardo, riesco a capire che non è soddisfatta della risposta che le abbiamo appena dato. Io e Monica ci mettiamo vicine e le sorridiamo annuendo con aria angelica.
<<Voi due non me la raccontate giusta. Comunque ci penserò in doccia.>>
Entra in bagno senza chiudere la porta, ci guarda un'ultima volta e ci dice:
<<Io vi tengo d'occhio.>>
Poi chiude la porta a chiave e sentiamo l'acqua scorrere.

Monica mi guarda e scoppia a ridere. Io mi butto sul letto e faccio finta si svenire per aver scampato l'interrogatorio dell'agente di polizia. La mia amica mi si butta addosso e mi finisce sulla schiena. Non è ancora vestita ed è tutta bagnata.
<<Moniii! Mi stai bagnando tuttaaaa! Alzati!>>
Ridiamo come delle matte. Lei scende e si sdraia accanto a me. Ci guardiamo in faccia e scoppiamo di nuovo a ridere.
<<Astrid, è abbastanza imbarazzante come situazione, vero?>>
Guarda il suo corpo coperto solo da una salvietta e il mio coperto solo da mutande e reggiseno. Io faccio con lo sguardo il suo stesso percorso.
<<Sì, direi di sì.>>
Ridiamo ancora un po', così, in modo semplice, senza nessun motivo apparente. Il cuore sembra essersi calmato. Sei di nuovo in letargo? Non ti sveglierai più? O mi stai facendo una finta? Ti risveglierai quando sentirai la sua voce? O quando riconoscerai il suo profumo? O la sua risata? Stai buono cuore, lo faccio per il tuo bene.

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