CAPITOLO 23

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<<Bene, siamo pronte a scendere?>>
Lara ha la mano sulla maniglia. Siamo tutte vestite, truccate e pettinate. Sì, siamo pronte. Lara e Ginevra scendono per prime, mentre Monica ed io ci attardiamo per chiudere la camera. 

<<Ehi.>>
Sento Monica irrigidirsi al mio fianco e inizia a tirarmi la maglietta.
<<Arrivo Monica, sto chiudendo la porta.>>
La chiave si inceppa nella porta e Monica continua a tirarmi la maglietta.
<<Eh, che c'è?>>
Mi giro e ...
<<Ehi!>>
<<Ciao Astrid.>>

Aiden. AIDEN! Cacchio, non gli ho risposto!
<<Vi lascio soli, okay?>>
Monica se ne va e mi fa l'occhiolino. Maledetta. Disgraziata. Devo tenermi occupata per evitare di guardarlo e arrossire, quindi mi giro di nuovo verso la porta e cerco di disincastrare la chiave dalla serratura. Ma cosa le prende a questa dannata cosa? Mi tremano le mani e arrivano le sue ad aiutarmi.
<<Lascia, faccio io, ci sono abituato.>>
Mi sposto e gli faccio posto per lasciarlo lavorare. Con mani abili riesce a chiudere a chiave la porta e a tirare fuori la chiave dalla toppa.
<<Vedi, è tutta questione di manualità: devi tirare la porta verso di te, poi chiudere, togliere la chiave e, successivamente, lasciare la porta.>>
Mi restituisce la chiave e si appoggia con la spalla alla mia porta. Ha una camicia nera leggermente sbottonata sul davanti che casca perfetta sui jeans. Lo guardo intimidita.

<<Allora?>>
<<Allora cosa?>>
Incrocia le braccia al petto.
<<Non mi hai più risposto.>>
<<Ah.>>
<<Allora?>>
Che dico ora? Mi sono completamente dimenticata di rispondergli, non ho fatto apposta ... però non gli posso dire che mi sono dimenticata di lui perché magari ci resterebbe male ... sento il cervello che lavora velocemente, cercando una scusa ma, prima che io possa parlare, parla lui.

<<Non mi vuoi conoscere?>>
Ha gli occhi leggermente tristi e la fronte corrucciata. "No, ti prego, non fare così". Gli appoggio una mano sul braccio e cerco di rassicurarlo.
<<No, non è questo, io voglio conoscerti, ma ... >>
Ma?
<<Non ti fidi?>>
Appoggia la sua mano sulla mia. Mi mordo il labbro e cerco di guardarlo negli occhi.
<<Non è che non mi fido ... io mi fido, ma devi capire che non posso. Mi spiace.>>
Sfilo la mano dalla sua e mi dirigo verso le scale, ma lui mi afferra per il braccio e mi tira indietro, appoggiandomi contro la porta della mia camera. Oddio. Le mie ginocchia tremano. Sento freddo ma sto sudando. Mi manca il respiro e sento che potrei morire da un momento all'altro.

Alzo lo sguardo e lo guardo negli occhi. I suoi occhi neri sono puntati nei miei e non hanno intenzione di spostarsi. Il mondo si fa silenzioso. Nessuno è più intorno a noi. Siamo soli. Poi, finalmente, Aiden rompe il silenzio.

<<Perché non puoi?>>
Ho la bocca secca e non riesco a parlare, così lui continua a pormi domande.
<<Hai un altro?>>
<<No.>>
Dico in un soffio. I suoi muscoli si rilassano leggermente, ma mi tiene comunque imprigionata alla porta.
<<E allora che problema c'è?>>
Prendo coraggio e cerco di deglutire anche se non c'è più saliva nella mia bocca.
<<Non posso e basta, Aiden.>>
Lui si stacca dalla porta e mi volta le spalle.
<<Mi dovresti dare almeno una spiegazione, non ti sembra?>>
Io non riesco a staccarmi dal legno che mi sorregge, quindi resto lì e non oso muovere un muscolo.
<<Sì, forse, ma deve bastarti questa spiegazione: non posso.>>
Lui sospira.

<<Se non ti interesso puoi dirmelo senza fare tutte queste scene. Avresti anche potuto evitare di scrivermi o ti sei divertita insieme alle tue amiche a ridere di me?>>
Mi indigno. Mi stacco dalla porta e gli vado vicino.
<<Non è questo il motivo, devi credermi. Per ora ti deve bastare la mia risposta. E come puoi pensare che io abbia avuto il coraggio di giocare con tuoi sentimenti? Mi basta giocare con i miei, tranquillo.>>
Lui si volta e di scatto.
<<E se io facessi questo?>>

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