CAPITOLO 28

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Mi sveglio di soprassalto. Dove sono? È stato un sogno? Cosa ho fatto ieri sera? Aspetta ... vaghe immagini mi ritornano alla memoria. No, non può essere successo davvero. No. No. No. 

Ma sono nella mia camera, mentre il mio ultimo ricordo è quello in cui ero in terrazza con Aiden ... quindi, magari, è stato solo un sogno. Oh Dio, speriamo di sì. Metto i piedi giù dal letto e mi accorgo che, sulle spalle, ho una coperta diversa dalla mia. Chiudo gli occhi. No, non ci posso credere ... è successo davvero! Nascondo la faccia tra le mani. Oh Dio, che cosa ho fatto?

Mi accorgo, tutto ad un tratto, di essere sola in camera. Dove sono andate le altre? Mi hanno lasciata sola? Come hanno potuto? Mi affretto a cercare il telefono ma non lo trovo: rovisto tra le lenzuola, che sono tutte aggrovigliate come se stanotte avessi combattuto la guerra contro un drago, cerco nel mio pigiama, cerco per terra, sotto i letti, nei comodini, dietro ai letti. Niente. Nessuna traccia del mio telefono. 

Apro le tapparelle e noto che il sole è quasi alto nel cielo. Oddio, ma che ore saranno? Vado fuori sul balcone per rinfrescarmi le idee e pensare a dove potrei avere lasciato il telefono, poi mi si accende una lampadina con un nome che brilla sopra: Aiden. L'ultima volta che l'ho visto ce l'aveva lui, quindi, a rigor di logica ...

Esco dalla camera così come sono, in pigiama, struccata e spettinata. Ho ancora gli occhi leggermente gonfi a causa del pianto di ieri notte ma non me ne curo, visto che lui mi ha vista nel mio momento peggiore, non credo si impressionerà per un po' di occhiaie. Busso leggermente alla sua porta, mentre il cuore bussa nella mia cassa toracica. Nessuno risponde.
<<Aiden?>>
Provo a bussare ancora, ma non risponde nessuno. Forse sta lavorando. Cerco di aprire la porta ma, ovviamente, è chiusa a chiave. Mai che vada tutto per il verso giusto come nei film. Torno in camera mia e mi infilo dei vestiti decenti, pettino i lunghi capelli e raccogliendoli in una treccia laterale per farli sembrare ordinati e mi lavo la faccia per annullare il rossore e il gonfiore causati dalle lacrime. Mi guardo allo specchio. Ora va meglio. Decido di andare in terrazza per vedere se magari il telefono mi è caduto da quelle parti.

Appena esco dalla porta, vedo la sdraio che ho condiviso con Aiden questa notte e arrossisco e, cercando di non pensarci, mi avvicino e inizio a cercare ovunque ma, del mio telefono, neanche l'ombra. Torno in albergo, e decido di andare nella hall a chiedere a Gemma se sa qualcosa del mio telefono, delle mie amiche o di Aiden.
<<Uh salve signorina. Ha dormito bene?>>
Abbassa gli occhiali, che oggi sono gialli, in tinta con la gonna aderente, e mi guarda in modo ambiguo.
<<Sì, grazie.>>
Sorrido. Lei si passa la lingua sui denti bianchi e la fa schioccare. Okay, è molto strana oggi.
<<Sì, certo.>>
Fa un risolino compiaciuto. Do un colpetto di tosse per eliminare l'imbarazzo che si è creato e decido di chiederle che fine hanno fatto le mie amiche.
<<Ma signorina, lei sa che ore sono?>>
<<In realtà no.>>
Gemma sghignazza, si toglie gli occhiali e alza il polso in modo teatrale, guardando il piccolo orologio di pelle nera che le circonda il polso sottile.
<<Sono esattamente le 11.30 e 27 secondi. Presumo che le sue amiche siano in spiaggia.>>
<<Sì, ha ragione ... >>
Poi mi azzardo a chiederle di Aiden
<<E scusi se glielo chiedo, ma quel cameriere che ha la camera vicino alla nostra dove lo posso trovare?>>
Lei mi guarda sorpresa.
<<Aiden?>>

Annuisco in modo timido per non farle capire che, tra me e lui, potrebbe esserci qualcosa. Gemma smette di fissarmi come se le avessi chiesto la formula per la pozione della giovinezza e mi risponde cautamente.

<<Per quale motivo lo vuole sapere?>>
Eh e ora? Per quale motivo lo voglio sapere? Cosa potrei inventare? Arrossisco per la vergogna e l'imbarazzo.
<<Perché ... >>
<<Sì?>>
Insiste Gemma.
Cosa potrei rispondere?
<<No, volevo sapere se era lui di turno stamattina perché le mie amiche, probabilmente facendomi uno scherzo, mi hanno lasciata dormire fino adesso e non riesco neanche più a trovare il mio telefono, quindi magari lui potrebbe sapere qualcosa ... >>
Mi mordo il labbro guardandola speranzosa, incrociando le dita sperando che lei creda alla mia storia. Gemma arriccia le labbra e mi guarda alzando un sopracciglio.
<<Ah. Bene, aspetti che controllo ... >>
Detto questo, inforca gli occhiali e controlla lo schermo del computer, canticchiando. 

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