CAPITOLO 41

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<<Gli hai parlato? Gli hai parlato? Gli hai parlato?>>
Dafne e Andrea zampettano davanti al mio banco.
<<A chi ho parlato?>>
<<Ad Aiden!>>
Risponde Andrea.
<<A Gabriel!>>
Sussurra Dafne.
<<No. A nessuno dei due.>>
Rispondo io.
<<Perché?>>
Esclamano loro in coro, esasperate.
<<Perché non ho niente da dire, ve l'ho già detto.>>
Entrambe sbuffano e se ne vanno dal mio banco. Nello stesso momento entra la professoressa di italiano, la Scoglio.

<<Buongiorno ragazzi. Come mai non vi siete alzati quando sono entrata?>>
I miei compagni di classe ritardatari che non sono scattai sull'attenti appena l'hanno vista, si alzano in piedi intimoriti. Quella donna sembra Satana in persona. Fa venire i brividi solo a guardarla in faccia.
<<Così va meglio. Oggi parleremo dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Suvvia, prendete
biro e fogli che dovete prendere appunti!>>

Come se non bastasse studiare il nostro libro di testo, no, lei vuole anche le sue dieci pagine di appunti. Vecchia megera.
Dopo un'ora in cui in classe non è volata una mosca, la campanella suona e la Scoglio se ne va. 

<<Mio Dio, ma cosa siamo? Amanuensi? Anzi, gli amanuensi scrivevano di meno!>>
Rido a questa battuta e, quando mi giro per vedere chi me l'ha sussurrata, il sorriso mi si ghiaccia sul volto. Gabriel. Smetto subito di sorridere e mi rigiro, ignorando il mio compagno di classe. Non posso ridere, dobbiamo ignorarci noi due. 

<<Lo sai? Puoi ridere a una mia battuta, lo giuro.>>
Mi sussurra piano. Scuoto la testa e fingo di cercare il mio quaderno di storia nello zaino. Gabriel, che era seduto sul banco dietro al mio, scende sospirando e se ne va. 

E' la prima volta che mi parla da molto tempo. Una flebile felicità si irradia in tutto il mio corpo. E inizio a sorridere da sola.
<<Perché sorridi?>>
Chiede Monica
<<Non lo so. Boh, sorrido e basta.>>
Rispondo.
<<E' per Gabriel?>>
Deglutisco. Colpevole.
<<No.>>
Mi guarda scettica. Mi conosce meglio lei di me e sa che sto sorridendo perché Gabriel mi ha parlato.
Scuote la testa contrariata e sospira. 

<<Buongiorno ragazzi.>>
Entra Desio, il professore di storia, e tutti ci alziamo in piedi. Perché di lui abbiamo rispetto.
<<Comodi, comodi.>>
Risponde lui, imbarazzato come sempre.
Mentre mi siedo, i miei occhi incrociano quelli di Gabriel. Interrompo il contatto visivo, ma non riesco a seguire completamente la lezione, perché la mia testa non è qui. 

E nemmeno il mio cuore. 

"Ti guardo e sono a casa."

Alla ricerca di Nemo

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