Capitolo 13: Il profumo di un'amante

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Ivar scivolò sul materasso, tra le lenzuola ruvide ed appiccicose, ed infilò il braccio sotto il capo biondo mentre tentava di ritornare a respirare in maniera regolare. Il suo corpo nudo e sudato brillava sotto gli sporadici fasci di luce lunari e i suoi muscoli guizzavano ad ogni piccolo movimento.

Eirlys, taciturna e pensierosa, si accucciò in un angolo del grande letto, il corpo nudo leggermente tremante ed indolenzito, e osservò il marito accarezzare il pizzetto biondo mentre continuava a fissare il soffitto. Qualsiasi altra donna avrebbe considerato Ivar Trevelyan un uomo avvenente con quella sua muscolatura imponente, i lunghi capelli biondi e quegli enigmatici occhi castani. Eirlys invece riusciva a vedere solamente l'uomo che continuava a profanarla senza ritegno. A nulla valeva il patto appena stretto, per la giovane principessa lui rimaneva e sarebbe per sempre rimasto il suo torturatore.

Ivar volse lo sguardo verso di lei e le sorrise riconoscente.

<< Grazie Eirlys.>> le mormorò. << Grazie di aver accettato.>>

La ragazza si limitò ad abbassare lo sguardo. Si sentiva a disagio così nuda di fronte a quell'uomo, così decise di alzarsi e di rindossare la sottoveste che Ivar le aveva sfilato poco prima. Mentre tentava di legare i lacci della tunica, sentì il marito alzarsi dal letto cigolante e avvolgerle i fianchi con un braccio.

<< Volete dormire?>> le sussurrò ad un orecchio e la sua voce, mista al suo alito di birra, provocarono nella giovane un moto di disgusto.

Eirlys intuì immediatamente le intenzioni del marito e si scostò rudemente.

<< No!>> esclamò, scuotendo il capo. << Devo prendere un po' d'aria.>> si scusò mentre Ivar la osservava in maniera sospetta. << Vi prego.>> implorò allora.

L'uomo annuì e allungò una mano fino ad accarezzarle una guancia e a sfiorarle una sottile ciocca di capelli rossi.

<< Andate pure.>> mormorò.

Eirlys, immobile sotto lo sguardo serio del marito, si lasciò accarezzare le labbra dalle sue dita tremanti e lo fissò negli occhi.

<< Grazie.>> replicò, indietreggiando di un passo.

Ivar si arrese, lasciando cadere le mani lungo il corpo, e tornò a stendersi sul letto.

Eirlys temporeggiò ancora una manciata di secondi, scrutando la figura dell'uomo disteso disarmato su quell'enorme letto, ed immaginò come sarebbe potuto essere gratificante piantare la lama di un pugnale nella sua gola e osservare quei terribili, lunghi, capelli biondi da bastardo danese inzupparsi del suo sangue. Ancor di più avrebbe desiderato guardarlo negli occhi mentre lo uccideva e osservare l'espressione del suo viso mentre esalava l'ultimo respiro.

Uscì di corsa dalla stanza con quell'immagine nella mente e la sensazione di un pugnale intriso di sangue tra le mani.

Inutile dire che non era fuggita per prendere una boccata d'aria e, stranamente, nemmeno per scappare dalle grinfie di suo marito. Era fuggita via per scoprire a che punto era arrivato il suo piano.

Eirlys si inoltrò nei corridoi silenziosi della dimora del conte di Mount e, tentando di ricordare mentalmente la mappa del castello, si diresse verso le stanze che erano state riservate ai principi. Lungo la strada incontrò cavalieri ubriachi che dormivano nelle piccole nicchie tra le mura e anche giovani coppie intente a rubare pochi attimi di piacere reciproco. Tentò di non farsi notare, avvolta com'era nella sua sottoveste, e sorprendentemente riuscì a raggiungere in poco tempo le stanze della principessa Catrina.

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