Capitolo 32: Un segreto dalla vita corta

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Il piano era semplice, incredibilmente semplice, e la parte che Eirlys avrebbe dovuto ricoprire quasi insignificante. Non si sarebbe dovuta sporcare le mani come era accaduto con il piccolo Angus, doveva semplicemente portare a termine un compito che mesi prima si era rifiutata di concludere. In quel modo, semplicemente parlando, sarebbe stata libera, avrebbe potuto riabbracciare suo figlio e magari riconquistare la fiducia di suo marito.

Finì di intrecciare i capelli di nuovo finalmente puliti e osservò, rimirandosi allo specchio, come quelle tre settimane di prigionia, lontana dal suo bambino, l'avessero logorata. Sembrava essere ritornata la ragazzina che ormai un anno prima, era giunta alla corte di Carlyon. Era di nuovo magra, sporca, pallida per le forzate settimane di reclusione. Adesso però aveva una nuova speranza. Si sarebbe vendicata di quel torto atroce e avrebbe riconquistato ciò che amava: Eoghan.

Si lisciò la lunga gonna verde, mentre la cameriera stringeva all'inverosimile i lacci del corsetto, e puntò lo sguardo sull'immagine riflessa della regina alle sue spalle.

<< È sola ora.>> mormorò la matrona, l'abito bianco che frusciava sulle assi del pavimento. << Sapete cosa fare. Niente rimproveri, niente sfuriate, cercate di frenare i vostri sentimenti come avete sempre saputo fare e andrà tutto bene.>>

Eirlys si voltò verso di lei e annuì sommessamente. Sarebbe andato tutto bene, ne era sicura.

<< Quando scriverete a mio marito? Quando gli rivelerete la verità?>> domandò con un nodo alla gola. Era sicura che tutto sarebbe andato bene ma continuava a non fidarsi di Blaine. I suoi sorrisi, i suoi sguardi, quel modo di camminare, con l'abito che strisciava continuamente sul pavimento, le sembrava quasi un serpente pronto a circondare la sua preda ed infine sbranarla. Eppure non era lei la vittima, era Catrina. Eirlys non rappresentava più un pericolo, glielo aveva assicurato. Voleva solo abbandonare la corte, crescere suo figlio, e vivere in pace.

<< Potrei averlo già informato.>> esclamò, senza sbilanciarsi. << Potrebbe già essere in viaggio ...>> proseguì, parandosi di fronte la ragazzina. <<Ma non potrete parlargli se non porterete a termine questo compito.>> sibilò lei, indicandole infine la porta. << Muovetevi.>>

Eirlys trattenne la rabbia. Strinse le labbra, si torturò le mani, fissò le assi del pavimento ed ignorò l'ondata di furia che minacciava di invaderla. Doveva rimanere calma. La regina le stava offrendo una possibilità, seppur in quel modo subdolo e menefreghista, ma non era la causa del suo dolore. Era la principessa scozzese che le aveva strappato via il suo bambino ed Eirlys non si sarebbe di certo tirata indietro: Catrina avrebbe pagato caro il torto che le aveva fatto.

Si limitò a fare una riverenza, senza proferire alcuna parola, e si precipitò fuori dalla camera. L'aria pulita, il chiacchiericcio di quel palazzo sempre ricolmo di cortigiani, la investirono immediatamente, lasciandola stordita. Era strano dopo più di tre settimane tornare a camminare tra i corridoi di quel palazzo, far finta che nulla fosse successo, avallare anzi la bugia di una malattia che non era mai esistita. Eirlys si sentiva una truffatrice, una truffatrice ingabbiata dalle sue stesse bugie, e per un attimo pensò che forse il giullare aveva sempre avuto ragione: non era facile sfuggire dai propri crimini. Non era facile mettere da parte la guerra che aveva arduamente combattuto fino ad un mese prima. Si era fatta dei nemici, aveva troppi segreti, doveva fuggire da quel palazzo al più presto e non farsi rivedere mai più.

Bussò con vigore allo stipite della porta socchiuso, forse con fin troppo vigore, e scoprì di avere la mano tremante. Cosa temeva? Di cosa aveva paura? Eirlys lo sapeva di cosa aveva paura ma non riusciva ad ammetterlo a sé stessa. Non aveva paura di quello che doveva dire, non aveva affatto paura della persona che doveva affrontare, ma per la prima volta nella sua vita aveva qualcosa da perdere. E se i patti non fossero stati rispettati? Se Ivar non fosse tornato, se lei fosse stata di nuovo rinchiusa nella sua camera per settimane? Poteva fidarsi insomma?

La dama rossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora