Capitolo 18: Un bambino indesiderato

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Catrina osservò il riflesso del suo volto stanco nello scintillio del metallo degli orecchini di sua suocera, Blaine d'Irlanda. Negli ultimi mesi aveva accuratamente evitato di osservare il suo aspetto allo specchio. Aveva fatto coprire con un telo quello della sua camera, aveva ordinato alle sue dame di compagnie di non indossare più quel genere di gioielli scintillanti che avrebbero rischiato di mostrarle il decadimento totale del suo aspetto. Ma non aveva funzionato del tutto.

Catrina sapeva perfettamente cosa era diventata. All'età di sedici anni era una donna sola, abbandonata a sé stessa e completamente disillusa. Suo marito la odiava, il suo popolo la disprezzava e suo figlio era morto ancor prima che potesse sorriderle. Viveva in una corte avversa, circondata da persone che godevano del suo fallimento, e perfettamente conscia che una delle sue dame di compagnia intratteneva una relazione adultera con il suo coniuge. Dimostrava trent'anni con quelle profonde occhiaie violacee a circondarle gli occhi e il corpo smagrito. I suoi capelli, di un biondo spento, cominciavano a mostrare i primi sottilissimi fili bianchi e nei suoi occhi non esisteva più alcuna scintilla di gioia e allegria. Era una donna sull'orlo della disperazione.

Le veniva quasi da ridere pensando all'ironia di quella situazione. Due anni prima era giunta sulle coste di Lyonesse come Catrina di Scozia, principessa di sangue nobile, ed era stata acclamata dall'intera popolazione. Suo marito era rimasto affascinato dalla sua matura bellezza, la corte aveva elogiato la sua allegria e la sua spensieratezza ed infine, come ciliegina sulla torta, era giunta la tanta attesa gravidanza che avrebbe consolidato in ultimo la sua posizione come futura regina di Lyonesse. Poi tutto si era sgretolato fra le sue mani. Gli eventi si erano susseguiti così velocemente che Catrina continuava ancora a non capacitarsene.

Girò lo sguardo lontano dal riflesso crudele di quegli orecchini e infilò tra le labbra una piccola mollica di pane, l'unica parvenza di cibo che quella sera aveva deciso di concedersi. Ogni tanto partecipava alle cene nel salone principale, solo quando ormai non poteva inventare più alcuna scusa valida, e quelle ore di risa e balli rappresentavano per lei una tortura. Trascorreva il tempo chiedendosi con quale delle donne con cui ballava Tristan era andato a letto, lo osservava filtrare spudoratamente con ogni esponente del gentil sesso e dentro di sé ribolliva di rabbia.

Riusciva a vederlo ora danzare con una giovane dama di corte, il sorriso inestinguibile sulle sue labbra rosse per il vino trangugiato, e i riccioli scuri incollati al capo per il sudore provocato da tutta quell'attività fisica. Sapeva muoversi con grazia e la sua compagna di danze non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.

<< Cosa vi turba?>>

Una voce catapultò Catrina alla realtà. Si accorse che la sua mano stringeva convulsamente la tovaglia scura che ricopriva il tavolo ed immediatamente lasciò la presa, meravigliandosi di quella inusuale reazione nel suo docile carattere.

Blaine, la regina Blaine, la osservava in maniera inespressiva mentre in una mano continuava a reggere il suo calice ingemmato ricolmo di vino rosso.

<< Nulla, Vostra Maestà, sono solo molto stanca. Ecco forse sarebbe meglio che mi ritirassi nelle mie stanze ...>> cominciò, già pronta ad alzarsi e a sparire come uno spettro dall'ampio salone.

<< No!>> esclamò la regina, posando una mano inanellata su quella scheletrica e pallida della nuora. << Non è ancora il momento, mia cara.>> continuò per poi sorseggiare lentamente il liquido rossastro dal suo bicchiere.

Blaine lasciò scorrere lo sguardo sull'ampio salone mentre le sue labbra si tingevano di rosso.

<< Non ho mai l'occasione di conversare un po' con voi.>> cominciò. << Anzi quasi sospetto che siate voi ad evitare accuratamente ogni contatto.>> e rise, o finse di ridere, mentre lanciava alla nuora uno sguardo carico di sottintesi.

La dama rossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora