Capitolo 24: Un barlume di vita

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Primavera 1095

Eirlys sentì il fiato scivolare via dai polmoni, la gola si seccò improvvisamente, e un ansito strozzato proruppe fuori dalle sue labbra secche e sanguinanti. Il dolore giunse come un'onda, invase completamente il suo ventre facendola sentire piena, quasi sul punto di esplodere, e poi scese giù con una lentezza angosciante verso le gambe.

Prese fiato, posando una mano sul ventre rigonfio, mentre un urlo squarciò l'angoscioso silenzio della sua camera, la camera della puerpera, con le finestre chiuse e i ramoscelli profumati cosparsi sul pavimento di legno. Si appoggiò con tutto il suo peso contro la testiera del letto, respirando rumorosamente, aspirando quanta più aria potesse, in attesa di una seconda ondata di dolore.

<< Quanto durerà ancora tutto questo?>> piagnucolò, graffiando il ventre gonfio con le unghie, quasi nella speranza di poter estirpare con le sue stesse mani quel figlio che così tanto dolore continuava a procurarle.

La levatrice scostò la sua mano con un gesto di stizza, ignorando il piagnucolio di Eirlys, e tastò con poca gentilezza il ventre bitorzoluto.

<< Dovrebbe essersi finalmente messo nella posizione giusta.>> esclamò risolutamente.

La ragazza tirò quasi un respiro di sollievo, desiderando con tutto il cuore porre fine a quel dolore straziante.

La notte precedente, mentre Eirlys sedeva sola davanti al fuoco e ripensava ai mesi trascorsi dalla sommossa, aveva sentito le gonne bagnarsi e del liquido caldo colarle giù lungo le gambe. Da quel momento era iniziato il suo doloroso travaglio. Il bambino, a detta della levatrice, non era posizionato nella maniera opportuna, ovvero con la testa rivolta verso il basso, ed erano trascorse ore di dolorosi massaggi sul suo ventre per costringere quel mostriciattolo a spostarsi. Ora finalmente poteva uscire.

<< Fatelo uscire!>> ordinò la giovane mentre un'altra fitta le mozzava il respiro. << Fatelo uscire!>> gridò ancora più forte mentre l'aria tornava a riempirle i polmoni.

La levatrice e un'altra donna che Eirlys in quel momento non riusciva a riconoscere la fecero accovacciare sulla sedia da parto. Le sue gonne sporche di sangue e acqua vennero arrotolate fino in vita e i suoi lunghi capelli rossi raccolti dalle sapienti mani di altre due cameriere alle sue spalle.

<< Ora dovete spingere.>> le ordinò la levatrice con voce risoluta.

Eirlys odiava quella donna, ora più che mai. Suora e levatrice, le aveva impedito di bere erbe per alleviare il dolore del travaglio affermando "Non è altro che volere di Nostro Signore che la donna partorisca con dolore". A nulla erano valse le sue suppliche, né l'intervento di alcune fra le dame più altolocate del regno, tra cui la stessa principessa Catrina. Eirlys aveva sopportato ore di travaglio senza un minimo conforto dal dolore.

<< Spingete!>> urlò ancora, asciugandole il sudore dalla fronte con una mano. << Spingete e il vostro bambino nascerà!>>

Eirlys spinse ma non per l'attesa di vedere il suo bambino. Spinse con il solo obbiettivo di smettere di soffrire. Si sentiva vulnerabile in quel momento, vulnerabile come mai era stata in tutta la sua esistenza.

<< Ancora! Su mia signora!>>

In quel momento, di fronte alle donne con cui condivideva le sue giornate, con le gonne arrotolate fino alla vita, non poteva non pensare a tutto quello che era accaduto in quei mesi e a ciò che aveva fatto: nulla. Si era limitata ad osservare, si era limitata ad aspettare e sperare. Ma nulla di ciò che aveva desiderato era accaduto.

La ricordava quella sera, con il cuscino stretto fra le braccia, ferma di fronte a quel letto. La ricordava perfettamente. Era rimasta lì in piedi per ore, intenzionata a portare a termine il suo piano. Le sarebbe bastato muovere un basso, premere il cuscino su quel volto incosciente, e tutto sarebbe finito. Ma non lo aveva fatto e nemmeno lei riusciva a spiegarsi perché.

Ricordava solo che la luce del sole che sorgeva aveva illuminato la stanza e lei si era come risvegliata da un incubo. Aveva lasciato cadere il cuscino sul pavimento ed era fuggita via.

Ed Ivar non era morto.

<< Spingete, ancora!>>

Eirlys spinse, spinse più forte che poteva mentre quelle immagini si susseguivano nella sua mente, e cominciò a piangere. Amare lacrime di rassegnazione di fronte all'evidenza che non era riuscita ad uccidere l'unico uomo che avrebbe voluto veder davvero morire. O almeno così aveva sempre creduto.

<< Ci siete!>>

Eirlys si sentì quasi squarciare, un dolore immenso, mai provato prima d'allora, la fece tremare e il suo urlo risuonò agghiacciante all'interno della stanza. Qualcosa le scivolò fra le gambe e tutto parve quietarsi. Crollò a terra, il sangue sparso sul pavimento, e si appoggiò ai piedi della sedia mentre i singhiozzi le scuotevano il petto.

Nessuno si occupò di lei per quei pochi, vitali minuti. Tutti gli sguardi erano rivolti verso la levatrice con le maniche sporche di sangue che reggeva un coltello in una mano e un fagotto rosso nell'altra. Eirlys non guardava, ad Eirlys tutto quello non interessava.

Poi lo sentì, distintamente. Quasi come se fosse un richiamo speciale solo per lei. Alzò il capo di scatto, dimenticata di tutto il dolore provato, e ancora sanguinante e con le gonne raccolte intorno alla vita, gattonò verso la levatrice. Non fece caso al sangue che continuava ad inzupparle le gambe, non fece caso al pulsare delle tempie, si fermò invece in ginocchio ai piedi della suora e osservò quel bambino piangere. Un pianto forte e sano che risuonava in tutta la stanza.

<< È un maschio.>> esclamò la donna con un sorriso.

Eirlys sembrò non capire quelle parole. Continuò ad osservare il fagottino insanguinato, continuò a sentire il suo pianto energico, guardò le sue piccole manine agitarsi.

<< Volete tenerlo in braccio?>> le chiese ancora la donna, guardandola con un sorriso.

Eirlys continuò a non rispondere. Continuava a guardare il bambino, lì in ginocchio ancora sanguinante, e il suo sguardo non tradiva alcuna traccia di felicità.

<< Mia signora?>> la chiamò ancora la levatrice, adesso più preoccupata.

La giovane spostò finalmente lo sguardo lontano dal bambino e lo fissò su quello della suora.

<< No.>> mormorò. << Lasciatelo piangere.>>

Nota autrice

Sono tornata finalmente, non vi posso promettere aggiornamenti regolari purtroppo. Cercherò di aggiornare quando posso.

Il capitolo è breve, di transizione, ma i prossimi saranno lunghi e ricchi di avvenimenti:)

Godetevi il capitolo e buona notte a tutti:)

La dama rossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora